ho fatto un video per te

Sto ascoltando il nuovo disco di Jack White, Acoustic Recordings 1998-2016 che, come dice il titolo, è una raccolta di suoi pezzi – da solo, con i White stripes e i Racounteurs – suonati in acustico. Il ragasso, anzi ormai l’uomo, ha talento, si sa. Per quanto riguarda me, più negli ultimi dischi da solo che nei precedenti, ma de gustibus non disputazzia.
Il disco contiene due inediti, uno è City Lights, che doveva far parte di un disco, Get Behind Me Satan, dei White Stripes dei tempi. Poi non ci finì. Comunque, Michel Gondry (eccellente visionario regista di film e video, tra gli altri di ben quattro per i White stripes) ha preso la canzone e ha girato un video, all’insaputa di Jack White:

Published on Sep 12, 2016
Third Man Records is pleased to share the genius surprise gift they received from their friend MICHEL GONDRY. On his own and without anyone’s knowledge, the legendary filmmaker shot a video for “City Lights,” which he sent them the other night. The video is Gondry’s fifth visual collaboration with The White Stripes.

Questo il comunicato di Jack White e questo, bello come sempre, il video:

Gondriano come pochi, consiglio per chi non avesse praticato almeno le seguenti perle supergondriane scelte a mio insindacabile capriccio tra i suoi video musicali:

Fire On Babylon di Sinéad O’Connor (1994)
Protection dei Massive Attack (1995)
High Head Blues dei Black Crowes (1995)
Bachelorette di Björk (1997)
Everlong dei Foo Fighters (1997)
Around the World dei Daft Punk (1997)
A Change (Would Do You Good) di Sheryl Crow (1997)
Let Forever Be dei The Chemical Brothers (1999)
Come into My World di Kylie Minogue (2002)
Star Guitar dei The Chemical Brothers (2002)
The Hardest Button to Button dei The White Stripes (2003)
Mad World di Gary Jules (2004)
Ride dei The Vines (2004)
Dance Tonight di Paul McCartney (2007)
Soleil du Soir di Dick Annegarn (2008)
Carol Brown dei Flight Of The Conchords (2009)
Open Your Heart di Mia Doi Todd (2010)
Go dei The Chemical Brothers (2015)

Li ho messi in bell’ordine cronologico, per meglio cogliere l’evoluzione di certi temi cari a Gondry, la ripetizione ritmica per dire. Il mio preferito, ma temo sia molto per la canzone, è Mad world. A chi vuole.

in questo paese non si va mai al punto

Il signor Di Maio paragona Renzi a Pinochet, solo che sbaglia paese e scrive ‘Venezuela’ invece che ‘Cile’. Poi si corregge.

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La rete, a questo punto, si scatena e avanti con le parodie e le prese per il culo. Anche qui, io che non voglio certo essere da meno di un titolare di profilo facebook qualunque, e fedele alle mie funzioni di servizio, fornisco prontamente comoda cartina per distinguere:

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D’accordo, il ragazzo è ignorante, siamo soddisfatti. O no?
Io no, perché va bene che Renzi può non risultare simpatico, va bene che si può essere in disaccordo con l’operato del governo, va bene fare l’opposizione incisiva, va tutto bene, ma paragonare Renzi a Pinochet, santoddio, no, non va bene. Il paragone è agghiacciante, per il semplice fatto che dimostra che Di Maio non ha idea di chi fosse davvero Pinochet: non certo un dittatorucolo da Repubblica di Bananas ma un feroce e spietato assassino criminale senza la minima coscienza o morale. Che cazzo, no. Almeno per amore della Storia, con la esse maiuscola (ma anche con la minuscola), almeno per rispetto dei morti e dei vivi, almeno per amor di realtà.

Perché è una stronzata, sul serio, che ci si mobiliti tutti perché ha scritto ‘Venezuela‘ invece di ‘Cile‘, e giù a dargli dell’ignorante (sai poi da quale cattedra), e nessuno si indigni per quello che ha veramente detto: ovvero ha paragonato il capo di governo democratico, di una nazione democratica, una repubblica, a uno dei peggiori dittatori del ventesimo secolo, dimostrando per l’ennesima volta ignoranza, questa sì, ma non per aver sbagliato la citazione del paese.
Che cazzo, in questo paese non si va mai al punto.

Per tutti questi motivi non mi trovo del tutto d’accordo con l’amaca di oggi di Michele Serra ma la riporto lo stesso, a memoria futura (e perché comunque dice anche parecchie cose che condivido):

STAVO per scrivere un’Amaca contro l’intervento arrogante dell’ambasciatore Usa quando ho letto, tutte in fila, le reazioni della politica italiana. Si va da Di Maio che paragona Renzi a Pinochet (uno che ha fatto torturare e uccidere migliaia di persone), a Salvini che dice che a votare Sì saranno solo massoni, banchieri e poteri forti (quali?! ce li dicano una buona volta, con nomi e cognomi!) e invoca Trump, al fascista Gasparri che inneggia a Putin (viva il Kgb!) contro Obama, a Brunetta che esige l’intervento del Quirinale. L’unica reazione che riesce a essere polemica rimanendo nei termini della logica è quella di Bersani, che dio ce lo conservi nei secoli.
Il mio problema è questo, e mi sento in dovere di riportarlo ai lettori con la massima sincerità: dopo una vita a tifare per l’opposizione e a diffidare dei governanti, il livello della presente opposizione italiana mi fa sentire pericolosamente incline a sorvolare sulle colpe del governo (che sono tante). Piuttosto che essere governato da uno come Di Maio, che non sa niente ma se la tira come se sapesse tutto, sopporto, anche se non la supporto, Maria Elena Boschi.
Bisognerebbe — lo so — tendere sempre al meglio e non al meno peggio. Ma ho ancora l’età per rifiutare con tutte le mie forze il peggio (Salvini, Gasparri); e non ho più l’età, scusate tanto, per credere che il meglio abbia le forme ridicole e assurde del “web che governa”, e in attesa di farlo confonde (Di Maio) il Cile con il Venezuela. E studiare un po’?
Michele Serra

ho parlato con l’ONU e mi ha ascoltato

Qualche giorno fa ho scritto un post piccoletto sulla World Meteorological Organization (WMO), l’agenzia dell’ONU che si occupa di metereologia. Alla fine, avevo notato un refuso nel logo del loro sito e glielo avevo segnalato con una mail:

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Non mi hanno risposto. Però oggi guardando per caso il loro sito vualà, il logo è corretto:

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Prego, figuratevi, l’ho fatto volentieri. Certo che una frase, un rigo appena, un pacchetto di boeri, un miliardo di dollari…

better off ted

Better off Ted è una serie uscita nel 2009 e durata due sole stagioni. Pare una cretinata a prima vista, complice anche il solito sottotitolo italiano senza la minima fantasia, e invece è uno spasso vero: ambientata nella Veridian Dynamics, multimeganazionale demenziale dell’alta tecnologia dalla moralità iperdiscutibile, la serie è caratterizzata da una sequenza di battute pressoché continua, spesso irresistibili, e da una serie di personaggi azzeccatissimi: Portia De Rossi sopra tutti (di notte nutre la sorella per essere più magra di lei). Per esempio, la quarta puntata – Racial Sensitivity – è ridicola: l’azienda decide di mettere dei nuovi sensori in tutti gli uffici, sensori sensibili al riflesso della luce sulla pelle umana. Va da sé che le luci non si accendono più quando ci sono solo neri nelle stanze. L’azienda, pur di non ammettere l’errore né la spinosa questione razziale, assume dipendenti bianchi che seguano passo passo i dipendenti neri. E via così, a precipizio.

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I finti spot della Veridian Dynamics, poi, sono spesso clamorosi. Per ragioni a me ignote e incomprensibili, dopo un primo successo iniziale la serie venne cancellata per bassi ascolti. Bravi, continuiamo così, a guardare Modern family o Friends invece che la roba buona. Viviamo in un mondo che si concentra sull’inutile. Comunque, io consiglio caldamente: breve ma intenso.

wmo 2016

La World Meteorological Organization (WMO), ovvero l’agenzia dell’ONU che si occupa di metereologia, tra le altre cose indice spesso dei concorsi fotografici e ne trae, anche, dei calendari. Come nel caso del 2016, ne riporto alcune immagini:

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Andrew Clamp, Sud Africa

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Marko Korosec, Slovenia

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Sebastien Lebrigand, Francia; occhio ai gas di scarico

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Alexius Van der Westhuizen, Sud Africa

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Marko Korosec, Stati Uniti

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Guillaume Louÿs, Francia

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Christian Spencer, Brasile

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Thomas Kirchberger, Austria

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James Taylor, Australia

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Daniel Pavlinovic, Croazia

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Ana Figari, Uruguay

Sono belle perché non eccedono nell’effetto Instagram, ovvero filtri, né nei colori del National Geographic ma, ragionevolmente, cercano di descrivere il nostro mondo senza troppi colori speciali. Ragionevolmente, perché oggi la fotografia – specie quella di natura – è comunque così: esagerata e carica di filtri.
Nel 2017 nel calendario sarà inclusa anche una fotografia di Valentina Abinanti, una delle poche, forse l’unica?, cacciatrice di tornadi italiana.

In battuta finale, mi permetto di suggerire una piccola modifica al logo del sito, signori del WMO:

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Con amicissia, sia chiaro.

9/11 e 11 de septiembre de 1973

Vorrei ricordare il primo anniversario con quello che ho scritto l’anno scorso (qui) e con un paio di mie foto:

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Il secondo, invece, esattamente come l’anno scorso:

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«Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore».
(Estratto dall’ultimo discorso radiofonico di Salvador Allende, poche ore prima della sua morte, l’11 settembre 1973. Figura controversa ma senz’altro un simbolo).