mezz’ora o due giorni e mezzo?

Ecco, secondo me in Italia il Panasonic deck rs-296US non arrivò mai e se anche lo fece di sicuro non nelle case dei giovani ululanti come me.

Fortuna peraltro che ne abbia scoperto l’esistenza solo ora, allora sarei diventato pazzo a non poterlo avere, avrei sbavato per mesi o anni. Un po’ sto sbavando anche ora, a esser onesto. Venti cassette in fila su entrambi i lati, l’autoreverse per chi lo sa, addirittura il selettore per l’ordine di riproduzione. Altro che il fuoco, Prometeo portò questo dall’Olimpo tra gli umani.

Il disco ruotava, portando in posizione la cassetta che poi si inabissava andando sulle testine e venendo riprodotta. Ovviamente, sarebbe stato da pazzi avere venti testine e il disco fermo.
Ovviamente Panasonic non fu l’unica ad affrontare la questione della riproduzione in sequenza di cassette, vedi per esempio le programmazioni delle stazioni radio, specie di notte, ma fu quella che la fece nella maniera più elegante anticipando tutti. Anche la Pioneer produsse il proprio modello, ben più tardi, il CT-M6R. Anni Ottanta, sei cassette, infinamai telecomando, impilabile con gli altri elementi dello stereo.

La Philips, come suo solito, affrontò il problema nel modo più creativo possibile e sicuramente più economico, con quello che poi venne colloquialmente chiamato il ‘crazy ski slope’, l’N2408. Ecco la mattata:

Le cassette risalivano la rampa, girandosi di lato, e venivano reimpilate. Ecco come funziona. Un sacco di usura meccanica e di possibili complicazioni, secondo me si incastravano di continuo ma Philips faceva così: innovava, spesso con estetica ingegneresca e nederlandica. Una completa follia, bellissimo.
Di cassette ne ho ancora a bizzeffe, centinaia come minimo, tutte belle organizzate e, chissà, smagnetizzate. Ma se avessi un magnifico deck rs-296US allora sì che potrei, allora sì che il sole mi splenderebbe in casa, allora sì che tutto avrebbe finalmente senso. Allora sì.

“perché il 1984 non sarà come 1984”

Quarant’anni fa esatti nacque il Macintosh.

Cioè Apple lo presentò e lo mise in vendita dal 24 gennaio 1984 al 1º ottobre 1985, al prezzo di $2,495. Che oggi sarebbero circa settemila dollari. In quella finestra, mia madre con un balzo evolutivo grandioso che ancora oggi le riconosco lo comprò, alla modica cifra alla quale era in vendita in Italia allora: sette milioni. Per capirci, il prezzo di una Panda 45, modello lanciato l’anno prima da FIAT e di grandissimo successo. E in più, la stampante ad aghi, stesso prezzo. Due auto, quindi. Ma per il suo lavoro fu impagabile, dall’alto dei suoi 128k di RAM, niente disco fisso, interfaccia grafica che tutti gli altri se la sognavano e dischetti da tre e mezzo. Ciao altri, ce l’ho ancora e va. L’ho già raccontata. Per dare un’idea della legge del raddoppio, il Macintosh Plus del 1986 aveva 1mb di RAM espandibile a 4 e floppy a doppia densità, fino a 800kb. Che tempi. Lo slogan di lancio? Non fidarti mai di un computer che non puoi sollevare! Vero, perdio.

il 2023, l’anno del ritorno al cinema

Del mio ritorno, mio. Nel senso che era parecchio che non ci andavo e nel 2023, la seconda parte specialmente, ci sono andato abbastanza spesso: mica perché mi sia venuto il ghiribizzo, bensì perché è stato un anno di grande cinema, ne sono usciti di davvero belli. Fedele alle mie funzioni di servizio, ecco qua alcuni titoli scelti tra quelli che ho visto io, qualcuno:

‘Io capitano’ di Matteo Garrone: per me il film dell’anno. Ne ho detto qui, curiosamente adesso ne è uscita la versione in dvd ed è tutto doppiato in italiano, a differenza del cinema. Scelta curiosa, perché due immigrati mahaliani che sognano l’Italia che parlano già un ottimo italiano forse non è una cosa del tutto buona per la comprensione, i sottotitoli andavano benissimo.

‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi: che dire di altro? Finale corale splendido, qualche obiezione, cose riuscite, eccezionale Mastandrea che è l’unico che non ha momenti da commedia e di riposo, speriamo il dibattito non ricada tutto sulle spalle di questo film ma ne vengano molti altri sul tema.

‘Oppenheimer’ di Christopher Nolan: l’abbiamo probabilmente visto quasi tutti, comunque tre ore di biografia tosta e di una storia che non è il progetto Manhattan, bello con la bomba, bensì il maccartismo e una verbosa vicenda a noi del tutto oscura che ti tengono lì è un grande risultato ed è merito del regista.

‘The Old Oak’ di Ken Loach: film strepitoso su immigrazione e integrazione, non quella teorica, quella che ti entra in casa per davvero. Ne ho detto qui. Se Loach a novant’anni fa film così, la prego signore, prosegua.

‘Il sol dell’avvenire’ di Nanni Moretti: il film con cui ho inaugurato la stagione, riassunto e sintesi della sua filmografia, un bel film con dentro un altro bel film con attorno una vita. Ne ho detto qualcosina qui.

‘Killers of the flower moon’ di Martin Scorsese: nonostante l’ambientazione, è un classico film di gangsters di Scorsese. Pare che Di Caprio abbia rotto le palle a tutti sul set e De Niro e Scorsese non sono esattamente due con cui farlo, vedremo il prossimo cast. Tre ore ma si sta lì belli seduti a guardare.

‘La chimera’ di Alice Rohrwacher: l’ho detto, un film meraviglioso, poetico, commovente e insieme disperato con un’umanità fatta di bestioline che scavano e mangiano e distruggono tutto con una storia d’amore da Orfeo ed Euridice e un sacco di altre cose.

Film del 2023 ma meno meno ma comunque: ‘Grazie ragazzi’ di Riccardo Milani, ‘Mixed By Erry’ di Sydney Sibilia, ‘Enzo Jannacci – Vengo anch’io’ di Giorgio Verdelli.

Film del 2023 che non ho visto ma su cui scommetto qualcosa: ‘Rapito’ di Marco Bellocchio, ‘Cento Domeniche’ di Antonio Albanese, ‘Mon Crime – La colpevole sono io’ di François Ozon, ‘Palazzina Laf’ di Michele Riondino, ‘Lubo’ di Giorgio Diritti, ‘Enea’ di Pietro Castellitto, ‘Mur’ di Kasia Smutniak.
Ecco, ho fatto anch’io il mio riepilogo in fine d’anno come i critici veri. Ma i miei, eheh, non sono duemila e sono belli per davvero.

la più interessante regista italiana

Non so se sia un bel film, a me è piaciuto molto.

La chimera, di Alice Rohrwacher, storia poetica, allegra e malinconica, di un gruppo di tombaroli in Tuscia negli anni Settanta e di un’umanità, noi, che scava buche, mastica e trafuga tutto, non ha passato se non per qualcuno, e che sa, solo alcuni però, prendersi una cura amorevole e sgangherata delle persone. Fin dal trailer durante Oppenheimer l’avevo puntato, ce l’ho fatta: film meraviglioso. Poche sale, solito paese del cavolo.

un logo, quasi

Il Monviso è la montagna ideale disegnata da un bambino, la luna è comunque la luna, Superga è una signora basilica in posizione invidiabile, Valerio Minato è un grande fotografo.

Trova la posizione, che è comunque una e una sola, l’allineamento, la stagione, la sera serena, l’ora giusta, il fuoco, il tempo e il diaframma e, come è successo a lui, passano sei anni. Un miracolo di convinzione e bravura, oltre alla foto. Assurdo che gli rompano le palle in rete e uno debba premunirsi facendosi un video per dimostrare che la foto l’ha scattata per davvero. Dalla totale credulità alla totale incredulità, tempi attuali, ma almeno non si perdano gentilezza e rispetto, su.

un’ora sola ti vorrei

Passa un’ora tra la conferma ufficiale della nuova opera di Banksy a Peckham, tra Southampton Way e Commercial Way, che qualcuno zompa su, svita e se la porta via.

Ma di questi tempi è difficile farlo senza che qualcuno riprenda (c’è) o fotografi (ecco):

Passa poco e già in molti si divertono:

Un milione compra subito, affarone.
Nel frattempo, Scotland Yard non sta con le mani in mano, prima arresta uno e poi un altro. Chissà che reato è, se lo è a monte anche quello dell’artista, il bello della street art. Vediamo che succede ora.