una giornata di fine giugno di sette anni fa

Io e molti molti altri camminammo su un lago.

E sapevamo che non sarebbe stato ripetibile.
Un’incredibile esperienza e interazione con quell’arte contemporanea che quando è fatta bene, e quella lo era perché non solo visiva, l’arc de triomphe per dire, ma tattile e soprattutto collettiva, fatta insieme per davvero, lascia un segno vero.

Con le persone con cui andai allora stiamo ricordando anche oggi con trasporto quel che fu quella giornata e, ancora, parecchia emozione persiste. Che potenza, Christo.

dà sempre trentaquattro?

La puntata di ieri di ‘Comizi d’amore’ è stata strepitosa, come spesso accade. Non è stato troppo difficile indovinare quasi, quasi, tutti i film.
A tema scuola, si apre con il Moretti di “ma magari non interessa” e la classe che ovviamente risponde: “sì, sì, interessa”, sul calcolo del quadrato magico di Dürer in ‘Bianca’. E poi alcuni pezzi da ‘Auguri Professore’ di Riccardo Milani che sono, appunto, da antologia: “Quanti anni ha la tua professoressa? Cento?”.
Buona parte del bello di ‘Comizi d’amore’, secondo me, è che è la domenica dalle 13.20 alle 14.00, un momento poetico e mezzo morto perfetto per “quaranta minuti di musica e dialoghi cinematografici trasposti, isolati, destrutturati per creare nuove forme emotive di ascolto”, specie in una domenica agostana come ieri. Cerco di ascoltarla alla radio per questo.

«possiamo concludere che il sovrano, ben lungi dall’essere il padrone assoluto dei popoli che sono sotto il suo dominio, per quel che lo concerne non ne è che il primo servitore»

Molto buono il saggio di Alessandro Barbero su Federico il grande.

A differenza di altri suoi saggi, vere e proprie lungaggini in cui si perde in rivoli interminabili di particolari minimi senza distinzione – per esempio il suo Carlo Magno in cui per quattrocento pagine pretende di descrivere gli aspetti più minuziosi dell’organizzazione sociale, politica e dello stile di vita dei carolingi, o come diciamo noi più avvisati pipinidi – questo è un saggio breve, ben scritto, dritto al punto. Persino divertente, sicuramente piacevole. E racconta una figura di sicuro interesse a capo di una nazione di grande interesse anche per il ruolo, inconsapevole e in parte immeritato, rivestito alcuni decenni dopo nell’ascesa nazionalsocialista.
Raro che qualcuno riceva in vita il titolo di Grande, der Große, a Federico II capitò, sia per capacità che per circostanze fortunate che fecero di un amante della musica e delle belle lettere, un po’ impacciato, insicuro e succube dell’ingombrante e fastidioso padre, un ammirato capo militare in tutta Europa. Sfacciato, pure, nell’invadere la Slesia approfittando della debolezza della successione di Maria Teresa, disinvolto in Boemia, illuminato verso i sudditi, interessato sempre alla cultura, aspirante filosofo, giusto nel suo Anti-Machiavel, divenne comunque il militare che aveva odiato nel padre.
Una bella occasione anche per ascoltare l’Offerta musicale di Bach, non farò finta la conoscessi prima, che il musicista compose su un tema suggerito da Federico, modesto flautista e compositore appassionato, mentre gli mostrava in cosa consistesse la scrittura di una fuga.

i cinquant’anni di Van Gogh

Nella spianatona dei musei di Amsterdam è stata notevole la festa per i cinquant’anni del museo, sì, non lui, Van Gogh. Dopo le celebrazioni di rito con presidenti, collettoni e real babbione, a sera – e vien buio alle dieci e rotti – è stato messo in scena uno spettacolo con una pattuglia di droni impegnati a riprodurre i motivi più famosi della pittura di VG.

Per concludere con la sua firma. Non tutti riconoscibili, almeno per me, ma è stata una bella celebrazione, emozionante.

Vento, ancora

Eh lo so, ma questa l’ho letta dopo, ciascuno passa la festa della Repubblica come crede. Stanca.

Stanca, sfinita, esausta.
Annoiata, affaticata,
Nauseata, fiaccata,
Logorata.
Abbattuta, atterrita, esasperata.
Torturata, sfruttata,
Disfatta.
Sterile, debole, deperita e cerea.
Vorrei tornare a casa,
La casa mia.
Lontana.
E non pensare più.

Ancora Flavia Vento, sempre dalla sua raccolta poetica Parole al Vento. Solo in apparenza un elenco, il cerea sorprende, in certi passaggi sembra una canzone di Rino Gaetano o una lista di Salvini.
Inaspettata la chiusa, devo dire.

Ultima, giuro. D’altronde le ho lette tutte. Mostro marino.

Pavoni,
Balene,
Pagliacci,
Maghi,
Cantanti,
Mare.
Isola,
Mosquitos
Zzzzzzzz…
Mosquitos
Zzzzzzzz…
Mostro marino
Fischio divino.
Mostro marino
Canto divino.
Zzzzzzzz…

Il che sposta ancora più oltre la difficoltà di definire cosa sia, davvero, la poesia. E, forse, in maniera definitiva.

dopo Leopardi

E tu, luna splendente, Luna, che ci fai lì?
Mi guardi e stai zitta, Poi mi sollevi e mi fai pensare.
E stai lì, ferma immobile Nel tuo mondo e io nel mio.
E siamo noi due
Che ci guardiamo e ci diamo Un saluto leggiadro Come una stella cometa.
E siamo qui.

Flavia Vento, Luna dalla sua raccolta poetica Parole al Vento.
Facile dire che basti andare a capo a caso – qui peraltro quattro casi in cui secondo me mancano -, usare qualche parola evocativa e pescare dalla terminologia ad hoc, facile pensare sia facile. No no, non lo è. Dimmi, che fai, silenziosa luna?

frutta fresca caduta dai camion

Gran raccolto per quanto riguarda le uscite di dischi in questi giorni di maggio: Albert Hammond jr., Tinariwen, Robyn Hitchcock, Alison Goldfrapp, Moby, Kesha, Sufjan Stevens, Graham Nash, Calibro 35, Rickie Lee Jones, Mark Knopfler, Goran Bregović, Gaz Coombes, Dropkick Murphys, Ana Popović, Samantha Fish, Dave Matthews Band. Per restare a quelli che interessano a me e attendendo i prossimi dieci giorni. Tra tutti, quello che mi incuriosisce di più è quello di Paul Simon, Seven Psalms. Concepito come un’opera unica, le sette canzoni che lo compongono sono in realtà unite in una traccia sola: Seven Psalms: The Lord / Love Is Like a Braid / My Professional Opinion / Your Forgiveness / Trail of Volcanoes / The Sacred Harp / Wait. Anche in streaming, cosa ardita. Non che però il titolo inviti troppo, vediamo.