ma che generoso il campione

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Spiegazione della foto qui sopra, cito da Repubblica:

Nel corso di una visita in una scuola media di Tallahasee, con tutta la squadra, il campione di football americano dei Florida State Seminoles, Travis Rudolph, ha pranzato alla mensa dell’istituto con Bo Paske, un bambino autistico con il quale nessuno dei suoi compagni vuole mangiare. “Mio figlio è un bambino dolcissimo”, ha affermato la madre del piccolo. “Ha un abbraccio e un sorriso per tutte le persone che incontra. Non capisco perché venga emarginato. Non so di preciso cosa abbia spinto questo atleta a compiere un gesto così nobile, ma lo ringrazio infinitamente. Per un giorno, non ho dovuto preoccuparmi della solitudine di mio figlio alla mensa”.

E tutti in rete machebravoilcampione, machegenerosoilcampione… Ma scherziamo? Un ragazzino che mangia da solo tutti i giorni? Ma dove cazzo sono gli insegnanti?
E la madre, porella, dev’essere pure grata alla generosità di un tizio esterno. Ma vaffanculo, anche a Repubblica come ultimo.

abbiamo ucciso Aleppo

Secondo wikipedia, «Aleppo è la città più popolosa della Siria, con 1.900.000 abitanti. (…) È una delle più antiche città del mondo abitata ininterrottamente dall’antichità. (…) È patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1986. Nell’anno 2006 Aleppo è stata la prima città a fregiarsi del titolo di “Capitale culturale del mondo islamico”».

Ed ecco un bello sguardo complessivo, su come era e come è ora:

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Oggi Aleppo è, di fatto, una città abbandonata dai civili, tutti scappati come profughi. Ci volevamo noi, uomini e donne del ventunesimo secolo, per farla morire. Le foto sono di Hannah Karim.

è appeso lì, a quella forca… (Elie Wiesel)

Oggi è morto Elie Wiesel.

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Deportato prima ad Auschwitz e poi a Buchenwald, non saprei come definirlo se non come «testimone». Sopravvissuto, certo, ma fu principalmente, con Levi e tanti altri per nostra fortuna, il testimone dell’Olocausto. Subì anche tutte le sindromi del sopravvissuto, la vergogna, il timore di non essere creduto, il rifiuto di scrivere, tutto quanto. Poi si decise, scrisse La Notte, «Un di velt hot geshvign» («E il Mondo rimane in silenzio»), un editore coraggioso lo pubblicò e nessuno lo volle né lo lesse. Ci vollero alcuni anni perché diventasse uno dei testi di riferimento dell’abominio nazista, Orson Welles si fece avanti per acquisirne i diritti e Wiesel rifiutò.
Io non so se qualcuno raccoglierà la mia indicazione, ma come consigliavo con Auschwitz, ovvero di andarci per sé stessi, non per la memoria o per altro, anche qui io consiglio la lettura de La Notte: farlo per sé, per essere persone migliori e più consapevoli.