«me lo state uccidendo!»

Un diario, un racconto giorno per giorno dal primo agosto 2013 («Rigetta nel resto il ricorso del Berlusconi, nei cui confronti dichiara, ai sensi dell’articolo 624, comma 2, codice…»), il giorno della condanna, ai primi di ottobre, due mesi dopo, l’affidamento ai servizi sociali.

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Come sempre accade, rileggere di fila tutti gli avvenimenti di un periodo fa molto più effetto: erano giorni schizofrenici, deliranti, faticosissimi, stupidi; plotoni di subumani a pretendere l’«agibilità politica» un giorno e la santificazione quello dopo, minacciando dimissioni di massa e la caduta del governo Letta a piè sospinto. Che poi cadrà, sì, ma da sinistra, peggio. E i subumani a defilarsi appena possibile, qualcuno al governo, qualcuno sotto le pietre in attesa di un nuovo padrone.
C’erano i deputati PDL che, per dirne una, si riunirono a Montecitorio per i saluti prima delle ferie estive (perché sì, è stato condannato: ma vogliamo saltare le ferie?) e un simpaticissimo deputato, Simone Baldelli, pensò bene di presentarsi vestito da donna per fare una ridicolissima imitazione della presidente Boldrini: si può vedere. Il clima e il periodo era quello, da piangere. E Baldelli, bravo lui, oggi è ben impegnato: vicepresidente della Camera.

Rileggendo e, quindi, ripensandoci, mi viene un pensiero, più che altro: mille, mille, mille e mille (e ancora mille) volte meglio questo governo, questo clima, questo dibattito politico, quest’aria. Che potrà non piacere Renzi, per carità, si potrà essere contro il referendum, e ci mancherebbe, ma quelli erano tempi davvero schifosi, con il paese sull’orlo dell’isteria continua, un piagnisteo e una sceneggiata continua. Grazie a dio oggi è passata. E chi dice il contrario non ricorda o non lo sa.

il vasino di Hitler

La notizia ha alcuni giorni: l’amministrazione comunale di Braunau am Inn, paese natale di Hitler, dopo svarianti tentativi di acquisto andati a vuoto, ha deciso di espropriare la casa natale del führer per poi abbatterla, così da non lasciare luoghi utili agli appassionati e nostalgici per le loro riunioni commemorative.

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Superata la prima sorpresa per un qualsiasi austriaco che intraprende un’iniziativa antinazista (non sono sarcastico: l’anima austriaca all’interno del nazismo è sempre stata potentissima, da Hitler a Kaltenbrunner passando per una quasi entusiastica adesione all’Anschluss, per approdare poi a Kurt Waldheim), mi sono fermato a pensare: in fin dei conti la casa natale dovrebbe avere un’importanza relativa, visto che nessuna delle gesta che hanno reso Hitler quello che è stato si è compiuta lì (a parte delle energiche colazioni, ma forse nemmeno, vista la costituzione); piuttosto, gli edifici a Monaco, a Berlino, il nido d’aquila, che so che altro, insomma i luoghi di azione effettiva. E invece no – o meglio non solo – la casa natale per-noi-genere-umano riveste sempre grandissima importanza, perché tutto lì è cominciato e si è formato.
Ora non voglio sfociare nella psicologia da minimarket, per carità, mi colpisce solo l’importanza che diamo ai luoghi natii, rispetto ai luoghi dove poi, effettivamente, sono accadute le cose.

vergogna, papa

Per la prima volta da quando è papa, rivolgo il mio «vergogna!» a Bergoglio: oggi domenica, infatti, a Roma sarà celebrata la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Vergogna! Madre Teresa di Calcutta non era affatto la santa che viene descritta da più parti, la «matita nelle mani di Dio», figuriamoci!, l’amante dei poveri e dei derelitti. Era, piuttosto, l’amante della povertà (altrui), della sofferenza (altrui), colei che sostenne in pubblico: «Penso che il mondo tragga molto giovamento dalla sofferenza della povera gente».
Qualcuno più di altri.

Non è certo l’unico a sostenerlo, ma uno dei più documentati è Christopher Hitchens con il pamphlet dal titolo volutamente provocatorio: “La posizione della missionaria. Teoria e pratica di madre Teresa“.

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Consiglio la lettura, caldamente, per meglio comprendere l’opportunismo della santa e la strumentalizzazione della sofferenza altrui. E per dire, in coscienza, «vergogna, papa!». Da pagina 125, cito:

Ero arrivato alla conclusione che Madre Teresa di Calcutta fosse non tanto un’amica dei poveri quanto un’amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall’alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia. Era adamantinamente contraria alla sola politica che abbia mai alleviato la povertà in tutte le nazioni – e cioè dare potere alle donne ed estendere il loro controllo sulla propria fertilità.

E ancora:

La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti (quando fu lei ad ammalarsi, volò in prima classe alla volta di una clinica privata in California). Le grandi somme di denaro raccolte venivano spese per la maggior parte nella costruzione di conventi in suo onore. Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri.

Sono sintesi, i fatti sono piuttosto documentati, basta tra l’altro ricordarsi quando si fece ricoverare nelle migliori cliniche occidentali per i suoi malanni da vecchiaia. E, quindi, ancora una volta: «vergogna, papa!».

“mi piace definirmi un bibliofilo” #2

Già ne scrissi: il direttore della meravigliosa biblioteca dei Girolamini di Napoli ha rubato per anni cinquecentine e testi preziosi, rivendendoli ad amici e antiquari. Con la complicità di Dell’Utri. Difficile dire quanti siano i volumi scomparsi, di certo si sa che sono più di duemila, almeno, tutti molto preziosi.
Ecco lo stato in cui versa la biblioteca attualmente, in una rara immagine dell’interno.

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Che schifo.