nobili operazioni immobiliari: l’edificio tra corso Stati Uniti e corso Umberto a Torino

Passeggio per Torino e un giorno sbatto contro una facciata senza il resto dell’edificio.

Machecaz? Cioè, c’è un resto ma non è il suo. Facciamo subito il nome, Francesco Gioia, e le date, 1985-1989, così lo sappiamo tutti. Ma non basta, c’è anche l’altro lato, cadauno immagini esplicative non mie, dopo questa prima:

Le due facciate sono raccordate al centro proprio in un bel modo:

Ma è nei dettagli che viene il meglio. Per esempio, le finestre tagliate:

Mi permetto di insistere frontalmente:

Il Gioia trovò la soluzione talmente bella da ripeterla anche sull’altro lato, con successo:

Il senso di escrescenza cresciuta appunto dietro la facciata originaria è difficile da negare, avendo lasciato lo spessore con sensibilità che certamente al Gioia sarà stata riconosciuta in un sacco di salotti. Vien però un po’ di malessere da sovrapposizione da collage fatto da un recluso ventennale.

Risparmio l’interno, diciamo, e proseguo per la mia zonzolata, un poco più morto dentro. Vale la solita raccomandazione: ma santoddio, piuttosto tirateli giù, ’sti brandelli, abbiate pietà. Altrimenti è come strappare la faccia a un cadavere e metterselo a mo’ di maschera a una festa. Non dico non piaccia a qualcuno, per carità, ma insomma, mai che telefonino prima.

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