persone che decidono di non vaccinarsi e vanno in posti meno sicuri

Per quanto riguarda il nostro paese o, almeno, il pezzetto che ne vedo io, c’è una diffidenza spinta e diffusa verso i vaccini tra le persone provenienti dai paesi dell’est, Romania, Moldavia, Ucraina, Russia e così via. Tale diffidenza io me la spiego, e non pretendo di essere esaustivo, con l’esperienza maturata sotto l’URSS, ovvero quando non c’era molto da fidarsi di ciò che veniva detto da Mosca. Nessun problema, tutto bene, e nel frattempo, magari, era esplosa una centrale nucleare in Ucraina e bruciava rischiando di rendere inabitabile mezza Europa.
Le persone provenienti dall’est che conosco io svolgono perlopiù lavori come badanti, assistenti, collaboratrici domestiche, e i loro compiti professionali richiederebbero, eccome, la vaccinazione, per tutelare i loro assistiti e per svolgere il proprio lavoro in maniera sicura. E, invece, partecipano a gruppi su whatsapp e telegram che parlano di placente, embrioni umani, 5g, complotti e non so cosa, e buonanotte vaccino. Ne conosco personalmente due che, piuttosto che iniettarsi il vaccino del demonio, hanno deciso di tornare nei propri paesi d’origine, Ucraina e Moldavia, invalidando in qualche modo le intenzioni espresse negli ultimi anni qui.
Tale diffidenza dev’essere ampiamente diffusa anche nei loro paesi d’origine se i dati dei morti negli ultimi sette giorni sono questi qui sotto.

La Romania è al 30% dei vaccinati, l’Armenia al 9, Lituania e Bulgaria al 70%, dichiarano, ma sono perlopiù giovani e in salute, gli anziani rifiutano in massa. Il che rafforzerebbe ciò che dicevo prima ma non prenderei troppo per buone le dichiarazioni dei governi di quei paesi su questa materia. Anzi, storicamente ci si sarebbe aspettati di ricevere pochi dati da loro, confusi, magari modificati, un po’ come è sempre stato all’inizio di ogni nuova ondata: i paesi nell’Europa occidentale rossi per i contagi e tutti quelli orientali verdi con dati molto bassi. Ciò nonostante, fossero anche comunicati al ribasso (vedi Bielorussia), i dati sono evidenti. Scrive una persona dalla Bielorussia con cui sono in contatto: «I beg you not to believe in 9 deaths [parla del dato di settimana scorsa]. Hospital are over-crowded and if you see the data about previous year, you will see that every day we have 9-10 death. No more, no less. Our fascist dictator hides true numbers in order to hide how big his fuck-up is», credibile. Se è così, va anche peggio, di là.
Quindi, non solo alcune persone decidono di non vaccinarsi qui ma, saggiamente, decidono pure di fare ritorno ai propri paesi in cui, con evidenza, i dati di contagio e il rischio di contagiarsi sono di molto superiori. Bene, ottima idea.
Che dire? Niente. Ingenuamente avrei pensato che avremmo affrontato una pandemia con la forza della scienza e degli elementi oggettivi di cui disponiamo, senza pensare – errore mio, è chiaro – che invece i fattori culturali sarebbero stati predominanti nelle scelte di persone e governi. E che gli individui, almeno finora, avrebbero avuto così ampi margini di scelta. Andiamo avanti, è solo questione di tempo per cui molti debbano capitolare di fronte alle evidenze ma tutto sarà più lento e faticoso di quanto, che bello sarebbe stato, avrebbe potuto essere.

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