teeeeelomero

Se avete visto Mars lo sapete, se no spiego: la NASA ha mandato nello spazio l’astronauta Scott Kelly per 340 giorni, al fine di verificare i cambiamenti nel suo fisico dovuti alla permanenza fuori dall’atmosfera. Come è noto, non siamo fatti per vivere senza gravità, ragion per cui il nostro corpo comincia a modificarsi rapidissimamente, degenerando in alcune sue strutture proprie.
La cosa interessante, per la NASA e per noi tutti, è che Scott Kelly ha un gemello monozigote, Mark, ex astronauta anche lui, che è rimasto invece sulla terra, allo scopo di verificare con più esattezza le variazioni su due corpi abbastanza identici: uno su e uno giù. Ora Scott, quello su, è tornato.

January 19, 2015. Photo: Robert Markowitz. Scott and Mark Kelly.

Bene: le modificazioni sono sostanziose e significative: i telomeri (roba di DNA, niente di pruriginoso) di Scott Kelly si sono allungati, e di parecchio. Cosa significa? Ancora non lo sappiamo. Ma le modificazioni sono senz’altro molte e tutte da scoprire. Una, evidente, è che a uno dei due sono cresciuti i baffi.

francobowie

A un anno dalla morte, la Royal Mail ha pubblicato una serie di francobolli commemorativi di David Bowie (qui il sito), con sei sterline e mezzo ci si porta via il pacchettino completo.

Al di là dell’interesse specifico del collezionista, secondo me potevano fare di meglio: scegliere le copertine e basta sarebbe potuta essere una soluzione accettabile per un’artista diverso, ma con Bowie che ha proposto travestimenti, trucchi e buffalmacchi per tutta la vita pare francamente pochino. Infatti, ne esistono di più belli di altri paesi, più fantasiosi.

quest’uomo mi ha insegnato la dignità

Larry Holmes, uno dei miei pugili preferiti, famoso per il suo diretto sinistro (jab) in grado di stendere qualunque avversario tra il 1978 e il 1983 per il titolo del campionato dei pesi massimi WBC, di grande spirito, humour e di grande etica – rifiutò una borsa da 30 milioni di dollari per non dover combattere nel Sudafrica dell’apartheid – fu senz’altro uno dei migliori pesi massimi della storia, imbattuto per 48 incontri consecutivi, a meno uno dal record di Marciano.

Professionista dal 1973, fu a lungo uno sparring partner di grande qualità per Ali e da lui imparò molto di quanto serviva per essere un boxeur ad altissimo livello e un uomo di prima categoria. Gliene fu grato tutta la vita e a oggi Holmes non perde occasione, giustamente, per ricordare quanto Ali sia stato importante nella sua vita.

Capitò nel 1980 che Holmes salì sul ring per difendere il titolo dei massimi a Las Vegas contro lo sfidante Ali. Come già detto, Ali veniva da un periodo di sostanziale inattività, dovuta in parte al manifestarsi dei primi sintomi del Parkinson e in parte alla sua non più verde età, 38 contro i 31 di Holmes, e ai primi acciacchi. Il 2 ottobre l’Easton Assassin e The Greatest salirono dunque sul ring per la cintura dei pesi massimi WBC.

Holmes ebbe parecchi ripensamenti prima del combattimento, più volte provò a parlare allo staff di Ali, scongiurandoli di ripensarci: infatti, aveva ben visto come Ali non fosse certo in grado di sostenere un incontro del genere, sia per la diminuita velocità, che per la potenza che non era più quella di un tempo, sia per l’età, per lo scarso allenamento e per i primi sintomi della malattia. Holmes non desiderava certo salire sul ring contro il suo maestro e amico, mettendone a rischio la salute. Ma la boxe è così, si sa, e Ali non fece nulla per evitare l’incontro, anzi desiderava riprendersi il titolo e non ascoltò nessuno di coloro che lo sconsigliavano di combattere.

Lo scontro fu chiaramente impari, anche perché Holmes conosceva più che bene Ali e le sue tattiche, e l’angolo di Ali decise di gettare la spugna alla decima ripresa, perdendo così per KOT. Holmes non aveva infierito, le aveva anche prese, a dirla tutta, ma era ormai chiarissimo che Ali avrebbe dovuto ritirarsi dalla boxe, cosa che avvenne solo l’anno successivo.
Durante la conferenza stampa dopo il match, Holmes – uomo sostanzialmente mite – continuò a elogiare Ali in ogni modo: «Quest’uomo mi ha insegnato la boxe, quest’uomo mi ha insegnato la dignità, mi ha insegnato a vivere, non potrò mai dimenticarlo…».
Ali, che era seduto a fianco e portava per la prima volta degli occhialoni neri per coprire gli occhi tumefatti, per un po’ stette a sentirlo, poi con il suo humour travolgente (quello sì non era invecchiato né rallentato), prese il microfono e disse:

«Ma allora perché mi hai menato?»

Mi piace ricordarli così, come qui sopra. Qui l’incontro.