Scopro oggi, colpa mia, che è uscito il nuovo disco di Alonzo Fibonacci.
È uno che fa hip hop ed è chiaro che è ultranipote di quel Fibonacci là. Alonzo perché dev’essere capitato di far qualche giro più lungo che Fiesole. Ascolto i tre pezzi del disco 3, un numero ovviamente, Dream, Clear It Out, What You Want, colgo perfettamente i numeri anche in essi e penso che l’ultranonno sarà orgoglioso. Aspetto fremente il nuovo disco di Carmelino Russell, tutto sull’etica, e di Munununu Magnesio Newton, anche stavolta sulla gravità dei corpi celesti.
L’India, com’è ovvio per un enorme paese tecnologicamente avanzato e fucina di ingegneri, matematici e scienziati, ha un proprio programma di studio in Antartide, avendo sottoscritto l’Antarctic Treaty System. Il programma è iniziato nel 1981, con la costruzione due anni dopo della prima base, la Dakshin Gangotri. Che, vista nella foto, pare un po’ piccolina, ehm, quasi a uso individuale.
Non volevo essere irrispettoso, è chiaramente la foto fatta sul tetto, sotto c’è la base. Lo scienziato ritratto è Mohammed Ghous Uzzaman, che appare anche nella foto sotto, con M. Vyghreswara Rao, nel gennaio 1988 durante la settima missione antartica indiana, in un momento di evidente divertito relax.
Nel 1989, l’India inaugurò una seconda base, la Maitri e, poi, nel 2012, la terza, la Bharati, che è quella che piace a me. Eccola.
Difficile immaginare se vi sia stata più una collaborazione con l’Impero della Morte Nera o con un’azienda produttrice di console per videogiochi degli anni Novanta. Io propendo per una base segreta del cattivone di turno, di quelli col gatto sulle gambe. Ma sia chiaro, amici indiani, ovviamente si fa per celia. Hanno anche scoperto un muschio sconosciuto, eddai. Eccazzo, l’ho fatto di nuovo, sono un cretino. Scusate.
Quando la mia città incontra la cultura di solito qualcuno si fa male. La cultura, di solito. Mi parlano di un festival di arte urbana, il LINK – nuove strategie culturali per le periferie, organizzato da un’associazione culturale che si occupa della «valorizzazione visiva di architetture pubbliche e private attraverso progetti mirati legati al mondo della street art», non che mi aspetti Banksy ma vado a vedere. Ecco cosa vedo:
Ahah, vi prego, basta. Mi arrendo, esco con le mani alzate e fate di me ciò che volete. Ed è tutto un bellissimo, bellissimo, geniale e provocatorio. Io qui dovrei fare una salace battuta per chiudere ma non mi viene, devo prima andare a ritrovare la mia gioiadivivere e certe mie parti molli.
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