Il 17 giugno succederà qualcosa a Milano:

Ci sarò, perdio, biglietto preso. Arrivo Mike, Mr Bungle, saròcci.
Il 17 giugno succederà qualcosa a Milano:

Ci sarò, perdio, biglietto preso. Arrivo Mike, Mr Bungle, saròcci.
Maggio e la ricorrenza della morte di Moro viene ricordata anche a Maglie, dove il politico nacque. Ci mancherebbe.

Che bello era, Mor… ma no. Ahah, Gifuni in Esterno notte. La toppa del sindaco Toma è peggio del buso, colpa d’altri, ma non sia triste sindaco, non è solo.

Mabel Riolfo, consigliera regionale in Liguria per la Lega, e chissà poi quanti altri. Grande Gifuni! Nel tremila dopo cristo sarà lui il volto storico di Moro.

Vent’anni e rotti dall’uscita di Get born, sei e rotti da me e loro, direi che se si transeoceanizzano, vado. Che non vedo l’ora di fare a botte di nuovo.

Buona Liberazione a tutti quelli che riescono a dirsi antifascisti e un pochino anche a me che, colpevolmente, non sarò in corteo oggi.
In mostra a Milano oltre duecento foto di Martin Parr.

Di Parr ne ho già detto, qui e qui, occhio e velocità d’esecuzione formidabili per cogliere consuetudini viziose e non di noi esseri umani, come i death by selfie qui sopra. Io vado, visto che lo apprezzo.
Raccontavo qualche giorno fa dell’abbazia di Viboldone e del suo giudizio universale, di quel meraviglioso particolare dei due angeli che a destra e sinistra sono intenti ad arrotolare il tempo della storia.

Si è arrivati al giudizio, bon, si chiude e si impacchetta il tutto. Poi sarà Gerusalemme celeste e finita lì, a dio piacendo altri esperimenti e tentativi con la vita.
Il soggetto è strepitoso, perché lo è l’idea che è sottesa: il rassetto quasi domestico di ciò che è materiale, il cielo, la terra, i tappeti, i maglioni negli armadi. Si fa pacchetto, si copre tutto, si mette via.
Il soggetto, lo dicevo, non è nuovo, aveva già alcune attestazioni. Il presunto autore del giudizio di Viboldone, Giusto de’ Menabuoi, era stato a Padova e aveva certo visto Giotto e la cappella degli Scrovegni e là, presumibilmente, aveva tratto ispirazione per il dettaglio. Infatti, anche nella cappella giottesca due agnolotti ripiegano il cielo dalle due estremità, uno dalla sera con la luna e uno dall’altra parte, dove c’è il sole.


Dietro di loro, porte e pareti ricolme di gemme promettono delizie ultraterrene ma quella lunotta col nasone non può che suscitare simpatia e nostalgia, altroché, per ciò che sta finendo ed è consumato, per la vita terrena in definitiva e per tutte quelle belle cose e sciocchezze e sublimità che abbiamo avuto e ci siamo inventati quaggiù.
Certo che a volte Re Nudo l’azzeccava proprio. Spesso, altro che a volte.

Almeno nel ciclo storico, fino al 1980. A una prima ripresa, mai davvero partita, a una seconda nel 1996 e a una che scopro solo ora, dall’anno scorso e siamo al quinto numero, ma pensa te, è seguito l’inarrestabile scivolamento verso l’olistico e l’esoterico e amen, quella sinistra là è poi finita a rifiutare i vaccini, vecchi banalotti che non ci si crederebbe. Ma le idee restano e il cane chissà.
Non dico nulla di nuovo se dico che la Turchia, la Turchia di oggi, mi sta sui maroni.
Però hanno costruito una centrale a pannelli solari fenomenale.

La centrale Kalyon a Karapınar, 3,2 milioni di pannelli, dello studio Bilgin. Il fulcro è il centro di controllo che, grazie ai pannelli riflettenti, sparisce e cambia colore a seconda del tempo e della luce, sfumandosi quando c’è nuvolo.




Magnifico. E che effetto di notte.


Ovviamente tutti quei pannelli servono a illuminare l’edificio di notte.
E basta.
Il primo apparve nel deserto dello Utah.

Un monolite alto tre metri e mezzo, a forma di prisma di metallo, apparso improvvisamente nel novembre del 2020. E così scomparso dopo undici giorni. E già c’erano adoratori, complottisti, alienisti, teorici dell’inganno e fanatici di Kubrick in grande pellegrinaggio nel deserto.
Lo stesso giorno un monolite apparve vicino a Piatra Neamt, in Romania.

Forma identica, finiture non esattamente uguali al primo ma chi sono io per dire qualcosa? Anche lì il monolite restò a far parlare di sé per cinque o sei giorni e poi scomparve, perché ne riapparisse un altro ai primi di dicembre in California, sulla Pine Mountain ad Atascadero.

Infine, dopo qualche giorno, sparì e ne apparve uno ad Albuquerque in New Mexico.

Questo fu preso e spostato il giorno stesso e poi di monoliti, diciamo di questa serie, non se ne parlò più.
Finora.
Perché qualche giorno fa, nella piena brughiera gallese, vicino a Hay-on-Wye, vualà, un monolite.

Urrà, è tornato e continua a girare il mondo, non se n’è andato. E dove andrà adesso? Chi troverà il prossimo? C’è un disegno delle destinazioni? Qualcuno sta unendo i punti su una mappa? Facendo le dovute triangolazioni? Eh, domande, saperlo. Urrà per il monolite.
Anche in Germania, a Kempten, ne apparve uno improvvisamente poco tempo fa ma secondo gli scienziati non è dello stesso tipo.

Mi fido.
Poi ad Amburgo mi scappa l’occhio e noto l’appropriata chiesa-barca galleggiante.

La flussschifferkirche, per tutti coloro che non camminano sulle acque. Suggerisco attenzione al simbolo, felice combinazione tra la croce e l’ancora marittima, niente sirene, bestie. Al fianco destro per chi guarda, la chiesina barchina del chierichetto o per operazioni liturgiche di emergenza ed esorcismi di marinai. A sinistra, la chiesa, pur sempre galleggiante ma non-barca, quindi va ormeggiata e lì sta.

Quando, come in questo caso agosto 2022, le acque sono basse, occorre andare per vie tradizionali, ovvero essere dappertutto perché la barca, dispiace, ma non serve.