I have a good feeling about this, Morty

Tre stagioni, trentuno episodi in crescendo di contenuto e complessità, Rick and Morty è una serie animata – genere: cosmic horror, ihih – proprio ben fatta: un nonno inventore, la più grande intelligenza dell’universo, nonché ubriacone e dedito a ogni eccesso, porta con sé il nipote un filino ritardello in ogni tipo di avventura, con contorno di famiglia ben riuscita, di personaggi spassosi (Bird person, ne dico uno, oltre al mostro metà Lincoln e metà Hitler) e di porcatone.
La serie parte piano, riferendosi ovviamente a Ritorno al futuro e Futurama, per dirne due, per poi prendere il largo da metà della seconda stagione in poi, toccando vette inarrivabili nella terza: per esempio, la settima puntata della terza stagione, The Ricklantis Mixup / Tales from the Citadel, è eccezionale, degna di un film di fantascienza e di un poliziesco di eccellente fattura, piena di riferimenti e commovente quando attacca con In the City degli Eagles e descrive l’umanità della Cittadella. Consiglio, per chi capisce il genere.

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