l’estate è la mamma dei poveri

Questo giro l’estate comincia di notte, ovvero: ora! Alle 23:43 per tutta una serie di meccanismi che adesso non ho voglia di spiegare – motti apparenti, encicliche, declinazioni latine, cose così – comincia l’estate 2020.

Rispetto al solfrizzio, o all’equiborzio, le stagioni in realtà iniziano prima, per cui dal punto di vista meteorologico l’estate è già iniziata da qualche settimana. Vale la pena notare come tante cose si possano dire di questo 2020 ma nulla sul tempo, perché a una primavera strepitosa è seguito un giugno clamoroso, con caldo, sole, pioggia, vento, acquazzoni, fresco, un’alternanza meravigliosa, con le nuvole che corrono nel cielo come raramente qui da noi. Ora aspettiamoci le nenie estive da quanto fa caldo, oh quanto fa caldo. Detto da gente, ovvio, che d’inverno dice di amare il caldo e si lamenta per il freddo. Buona estate, dunque, a tutti, tranne a chi si lamenta, a Fontana e a Gallera e a chi li rivoterà.

9 commenti su “l’estate è la mamma dei poveri

  1. Ma certooooo, sono contentoooo di risentirtiiiii caraaaaa Dipock!
    Che bello che tu sia capitata di nuovo da queste parti, se hai voglia di scrivere due cose di te su come stai e ti è andata la quarantena, sotto a un minidiario qualsiasi, ne sarei contento. Anche perché ti ho sempre letto con piacere!

    • Ma daaaai! E rispondi pure subito! 🙂
      Non ho capito dove dovrei scrivere. Da te o da me? 😀
      Tu non hai idea caromio, non hai idea di come mi è andata la quarantena. Sono venuta qui al computer per guardare il mio ex blog e pensare che potrei scrivere un libro…

      • Scrivilo, scrivilo! (oddio, spero niente di grave). Da te, da me, dove vuoi, l’importante è che io e altri assennati ti possiamo leggere. Io ho tenuto un diarietto pubblico per cento giorni e rotti, mi piacerebbe molto leggere di te.

        • Sai che non so da dove cominciare? Sono talmente piena di cose, di pensieri, di emozioni di tutti i tipi che potrei solo buttare una bomba di parole. Non sono più abituata a scrivere e ho vissuto troppe cose tutte insieme.

          • Capisco. Il motivo per cui l’ho fatto io è perché sapevo che poi mi sarei dimenticato molto e avrei accavallato e sovrapposto i ricordi e i pensierini. Se dovesse essere così anche per te, allora butta la bomba di parole, le sistemerai poi. Se, invece, hai bisogno di tempo, prenditelo e risistema tutto in testa e nell’animo, prima che fuori. Ma non smettere di scrivere, a me manchi da un sacco di tempo.

  2. E allora ecco la mia bomba di parole.

    Il 12 marzo 2020 mi sono rotta una gamba. Il 2 marzo avevo affittato un nuovo appartamento. La pandemia era cominciata da qualche giorno ma io avevo appuntamento con il tecnico del gas per l’allacciamento. Mi ero detta, vabbé intanto attacchiamo il gas e quando finirà sta storia del virus, faremo il trasloco. Ero uscita di corsa al mattino, la donna delle pulizie mi aveva salutato: “ciao bea, gatu da andar fora?!” mi aveva chiesto stupita. “Sì, ma torno presto!”. L’ho rivista una settimana fa, dopo tre mesi.
    Avevo deciso di lasciare casa mia e affittare un appartamento dopo che i miei vicini avevano tirato un pugno in faccia al mio compagno. Era stato un vero agguato: una sera, dopo che avevamo battuto sul pavimento perché sotto facevano il solito casino infernale, ci avevano tolto la luce e avevano aspettato sulle scale che qualcuno scendesse a riattaccare l’interruttore. E poi, in due a buttarlo su per il muro, io che scendo di corsa le scale e vedo D. il mio amore eterno, lì, sul pianerottolo, la maglietta tutta stropicciata, tenuto fermo dal bestione del paese che comincia con la K , con una riga di sangue che gli scende dalla tempia, e poi io che mi butto sopra la bestia e lui che, stupito, molla la presa, mentre D. pallido, gli dice, calmo: ma cosa stai facendo? E tutti gli altri, i parenti della bestia, che escono di casa urlando e io che corro a cercare il telefono al buio, di sopra, e poi la polizia che arriva, due inutili volanti, e prendono solo i nomi delle bestie. Era l’estate scorsa, e per tutto l’inverno avevo cercato di decidere cosa fare. Vendo o affitto, resto o me ne vado. E l’ansia, la rabbia, lo sconforto, la paura tutte le volte nello scendere le scale. Il telefono con il numero del 113 pronto all’uso. Per quello che fanno, poi. Alla fine la decisione di traslocare, la ricerca di una casa, l’affitto, la pandemia, il lavoro che si ferma e scompare, la caduta e la rottura della rotula, il pronto soccorso più impestato del Veneto, l’ospedale che non vuole operarti, l’operazione in un altro ospedale, una macchia sul polmone che si rivela un nulla ma mi fa perdere cinque anni di vita per la paura, D. e le amiche che mi danno da mangiare, che mi aiutano a lavarmi, che mi puliscono i pavimenti, che vanno a farmi la spesa, che vanno e vengono con le mascherine e i guanti, la paura, i controlli, le certificazioni, le medicazioni, i medici che non si fanno vedere e comunicano via whatsapp, la cicatrice che non guarisce, la disperazione per qualche linea di febbre di D. oddio hai preso il virus, sua madre che sta male, oddio ha preso il virus, la mia amica che sta male, oddio ha preso il virus, le punture di eparina nella pancia tutte le sere, ma pare faccia bene in caso di virus, i bambini dei vicini impazziti chiusi in casa a urlare e correre fino alle due del mattino, e poi la fisioterapia, il ginocchio che non si piega e un fazzoletto tra i denti per non urlare troppo forte.

    Per ora fin qui. Le emozioni, più brutte che belle, sono troppe e troppo vicine.
    Grazie grazie grazie, caro Trivigante per avermele fatte scrivere. Come sempre scrivere mi fa bene. Mi è mancato, ma me ne accorgo solo ora. Mi sei mancato tanto anche tu, i nostri blog, le cose più belle e facili che scrivevamo anni fa. Sembrano secoli. Spero di riprendere. Grazie ancora. Un abbraccio.

    • Cara Dipock, avevi ragione: non avevo idea. Troppo, decisamente troppo. E mi sento straziato a leggere ciò che ti è accaduto, così in successione. E’ stato un periodo tremendo per moltissimi, tra Lombardia e Veneto, ne abbiamo viste di orrende e assurde, ma il tuo racconto va decisamente oltre. Mi dispiace tanto, sul serio, spero che adesso vada un po’ meglio, almeno qualcosa, un po’ alla volta. Siamo sempre noi, quelli di quei tempi, dei racconti e commenti, anche se più provati dai fatti della vita. Possiamo fare cose nuove, con ciò che ora sappiamo, ed essere migliori, senza soccombere. Ti abbraccio forte, non sparire, in ogni maniera.

      • Sì, è stato un periodo tremendo per tante persone.
        E me lo ripetevo in questi mesi orribili, mi dicevo: c’è chi sta molto peggio, ci sono i malati di Covid, quelli che muoiono da soli in ospedale, i siriani in guerra, i poveracci senza casa e senza nessuno, io ho la mia casa, ho persone che mi vogliono bene, non sono malata, la gamba si sistemerà. Però è stata dura, durissima. Anche per tutto quello che era successo prima. E prima ancora.
        Però ti ringrazio tanto per queste parole: siamo sempre noi, quelli di quei tempi, dei racconti e commenti, anche se più provati dai fatti della vita. Possiamo fare cose nuove, con ciò che ora sappiamo, ed essere migliori, senza soccombere.
        Siamo sempre noi, possiamo fare cose nuove, senza soccombere.
        Grazie ancora, un abbraccio forte a te!

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