lacrimosa dies illa

Anche quest’anno il cinque dicembre morì Mozart.

Duecentoventotto anni fa, chiaro.
Non lo ricordo solo per i meriti musicali, che da soli son più che bastanti, ma perché fu uomo progressista, autonomo e indipendente, illuminista, portatore di idee di innovazione, svecchiatore della corte polverosa della Vienna asburgica e dei riti del passato.
E fu così, ovvio, che morì poverello. E morì in una casa che non c’è più ma che stava qui.

Una lapide lo ricorda.

In questa casa, dunque, venne una sera buia d’inverno un uomo misterioso, vestito di nero, che commissionò un requiem. Per sé?

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