Aretha, inarrivabile

Franklin

Mi spiace davvero, Aretha Franklin è mancata da poco e non sarò certo io a dire quanto ha dato alla musica soul: posso dire quanto mancherà a me, ovvero molto.
Faremo bene a pensarci.

Tre suoi dischi da mettere sul piatto ora: I Never Loved A Man The Way I Love You (1967), Lady Soul (1968), Young, Gifted and Black (1972). Quattro, con il fondamentale live al Fillmore West del 1971.

Poco tempo dopo Matt “Guitar” Murphy, tra l’altro.

i separatisti islamici delle Filippine che poi uno pensa a tutt’altro

I Moro costituiscono la più grande etnia non cristiana delle Filippine, nel 2005 pari a quasi il 5% della popolazione del paese. Questa etnia si riconosce, generalmente, nella religione musulmana.
Bene. Come tante etnie nel mondo, anche i Moro desiderano l’indipendenza e così, come fanno tanti, si sono creati – alla fine degli anni Sessanta – un movimento di liberazione della regione: il Fronte di Liberazione Nazionale Moro, ossia il MNLM.
Non contenti, succede sempre così nei movimenti separatisti, indipendentisti, terroristi, ecologisti, attendisti, trappisti e colonialisti, alcuni appartenenti al MNLM sono confluiti nel Bangsa Moro Liberation Organization, il BMLO. E già due organizzazioni per una popolazione coinvolta di cinque milioni scarsi non sono male.
Comunque l’obbiettivo non è cambiato: attuare la secessione dalle Filippine e la creazione di uno Stato islamico che copra le Isole Sulu, Mindanao occidentale e Palawan.

Poiché, poi, andare uniti non dà soddisfazione a nessuno, il MNLM ha subito un’altra scissione, dividendosì così dal neonato Fronte di Liberazione Islamico Moro, in inglese il Moro Islamic Liberation Front, il cui logo battagliero è questo qui:

Ed è così che, ormai, li conoscono tutti: il MILF. Già.
Ma quasi nessuno pensa a quello che pensano loro.

una questione di orario (inutile mentire)

Il racconto, spassoso, di Giuseppe Antonelli, quando tenne la sua prima lezione all’Università:

«Arrivai all’aula 8, mi fermai un momento, sistemai i polsini della camicia in modo che uscissero bene dalla giacca, controllai il colletto, feci un bel respiro ed entrai.
L’unico studente, dalla terza fila, abbozzò un sorriso.
Silenzio. Imbarazzo. Delusione. Mi schiarii la voce e mi presentai. Silenzio. Attesa. Gli chiesi – era l’esordio che mi ero preparato – quali fossero gli ultimi libri che aveva letto. «Stephen King». Pausa. Imbarazzo suo, stavolta. «E Leopardi». Leopardi e Stephen King, molto bene. E come mai aveva scelto il corso di Storia della lingua italiana? «Perché in quest’orario era l’unico». Ah. «Prima delle undici di solito non fa lezione nessuno». Già. E come mai nessun altro studente? «Forse perché l’italiano lo sanno già tutti». (Lui no? Lui no, come avrei scoperto presto; almeno non come dovrebbe saperlo uno studente universitario). Rimasi talmente interdetto che non riuscii a replicare nulla. Come se niente fosse, presi in mano i miei appunti e cominciai ad affrontare il tema del corso.

Da Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. Un italiano vero. La lingua in cui viviamo.
Colta la citazione da Toto Totugno, perché qui cogliamo e, ahah, sappiamo l’italiano.

collare Seresto®, da Bayer | fino a 8 Mesi di Protezione

Quando decidi di conciare così la tua stazione più importante, la prima del paese per traffico di persone, significa che hai davvero abdicato alle funzioni più alte di governo e gestione delle cose.

Non è una questione di cani e gatti, sia chiaro. E non entro nemmeno nel merito dell’intitolazione al Papa, del rispetto per se stessi, dell’inquinamento di fondo che la pubblicità genera, e così via. Avanti.

l’ossessione nazionale: mangiare (aggiornamento su Google maps)

Come raccontavo tempo fa, ho contribuito a Google maps caricando qualche fotografia qua e là, giusto per capire come funziona il lato contributivo di Local Guide.
Non so che mi è preso, mi è passata subito, devono pagarmi perché io faccia una cosa del genere. Comunque, nell’afflato di allora (mi cito) «ho caricato alcune fotografie lo stesso giorno, tra cui una di un luogo in cui mangiare in superprovincia e una del più famoso e meglio conservato monumento di epoca romana esistente».
Ecco l’aggiornamento dei dati di visualizzazione a qualche mese fa:

Ovvero: Pantheon perde da un ristorante qualsiasi nemmeno molto buono in ragione di 1 a 2000, sconfitta secca senza appello. Curtura perde contro magnare, nessuna speranza. Ma come? direbbero i sacerdoti della religione moderna, «il cibo è cultura»: senz’altro amici, senz’altro. Non discutiamone più, avete ragione: studiate a tavola o alle degustazioni, il mondo è vostro e tutto sarà sempre più facile e disponibile. Auguri.

la trilogia di Corfù

«Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro».

Questo è l’incipit di «La mia famiglia e altri animali» di Gerald Durrell, libro molto divertente che racconta gli anni tra il 1935 e il 1939 della famiglia Durrell nell’isola greca.

È un libro che consiglio caldamente, pieno di racconti e trovate divertenti e argute, vissute da Gerald ragazzino, il più piccolo dei quattro fratelli (tra cui Lawrence, il futuro scrittore), con animo incantato e non del tutto consapevole delle difficoltà economiche della famiglia. Gerald Durrell diventerà, poi, un importante e apprezzato naturalista e divulgatore.

Dal libro, come talvolta fortunatamente accade, è stata tratta una serie tv a parer mio fatta davvero molto bene. Dal grigiore di Bournemouth la luce greca illumina quasi da subito le scene della vicenda, rendendole luminose e festose nonostante le disavventure della famiglia, l’ambientazione è meravigliosa, tra cicale e bellissime case sul mare dai soffitti fatiscenti, gli attori sono notevoli, in particolare Keeley Hawes che interpreta la madre Louise (senza dimenticare Josh O’Connor e Milo Parker, rispettivamente Larry e Gerry).

Per fortuna, insomma, la trasposizione funziona, aggiungendo al libro un’altra, piacevolissima, possibilità per seguire le vicende della famiglia Durrell. Cose belle.