La cosa sta diventando a dir poco grottesca:

Il la la, ed è la nota ufficiale. Immagino l’estensore – anche se è donna – e quell’attimo di esitazione e di imbarazzo prima dell’invio. Ma tant’è. Avere il senso del ridicolo aiuterebbe.
La cosa sta diventando a dir poco grottesca:
Il la la, ed è la nota ufficiale. Immagino l’estensore – anche se è donna – e quell’attimo di esitazione e di imbarazzo prima dell’invio. Ma tant’è. Avere il senso del ridicolo aiuterebbe.
Finalmente un governo che lavora sulle priorità. Cambiamento climatico? Guerra? Energie? Inflazione? Legge finanziaria? Disoccupazione? Mentre in Germania per rispondere alla crisi inventano il biglietto per tutti i trasporti brevi e medi a 49 euro al mese e inseriscono per davvero il tetto al prezzo dell’energia, da noi si lavora alacremente sui contanti a pioggia e i rave parties. E allora giù di pene e penali per «l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati», accludendo pure il diritto di intercettare le comunicazioni dei sediziosi. Finalmente, dico io, ora sì che sarà impossibile radunarsi a Predappio e inneggiare al pelatone. Bravo governo.
Poi se ne accorgono anche loro, bisogna «tipizzare la fattispecie» dei rave parties, se no saltano le manifestazioni dei «nostalgici», come li chiamano loro. A domanda, la risposta del ministro: «eh, ma Predappio c’è da anni». Beh, certo, tutto chiaro. E anche le intercettazioni non vanno bene, troppo larghe le maglie. Ma non erano i liberali, quelli? E garantisti, tipo Nordio? Se le risposte in velocità sono queste, allora signori miei prendetevi pure tutto il tempo che serve. Con calma.
Una valangata di sottosegretari, chiudere gli occhi su Rauti alla difesa, Borgonzoni quella dei no libri in tre anni e dei confini ballerini ovviamente alla cultura, te pareva?, col suo degno compare capra, per non parlare di tutti quelli che ancora non conosco e che si riveleranno di certo peggio.
Peccato per un tizio, tal Giuseppe Mangialavori, che avrei messo ovviamente al Lavoro e politiche sociali. Peccato, proprio.
Ed ecco la nota ufficiale, anzi il nota ufficiale de il signor Meloni presidente.
Quisquilie? Sì, beh, considerando che si tratta di un participio presente, quindi comodo, appellarla «la presidente» più che una questione di genere sarebbe una questione di grammatica.
Ma tant’è. Prometto che sei mai verrò eletto a quella carica, io piglierò il femminile e sarò «la presidente». Giuro.
La frase di Meloni durante il discorso alla Camera: «Non disturbare chi vuole fare: sarà il nostro motto, basta con la caccia al gettito» è chiarissima e chi doveva capire ha ampiamente capito. D’altronde, gli scontrini avevano cominciato a sparire già dal 26 settembre, notato?
Per esser precisini, il cognato è il «fratello, o sorella, del coniuge, o coniuge del fratello o della sorella» e mi attengo a questo significato in senso stretto. Orbene, il ruolo del cognato nella politica italiana non solo non è stato indagato a sufficienza ma nemmeno se ne tengono in giusto conto le pericolose implicazioni. Spesso, infatti, è il cognato, familiare in senso largo ma non così tanto, a contribuire alle difficoltà del capo, agendo con troppa disinvoltura perché si ritiene al limite dell’impunità, e qui vorrei citare i poco luminosi casi di Galeazzo Ciano per Mussolini e di Paolo Pillitteri per Craxi. Oppure, il cognato è dedito ad attività proprie ma approfitta lo stesso del potere familiare e porta alla rovina la sua stessa fonte di ricchezza, come nel caso di Gianfranco Fini, del cognato e della casa di Montecarlo. E non solo, perché nella vicenda dei camici sanitari che coinvolge il governatore lombardo Attilio Fontana è, ovviamente a questo punto, implicato il cognato. Facile immaginare che nei pranzi domenicali, tra un discorso familiare e uno no, si presentino cospicue occasioni di collaborazione, idee brillanti, suggerimenti e anticipazioni dei fatti venturi.
Ora. Il neoministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, è guarda te il cognato de IL presidente Meloni, avendone sposata la sorella. Niente di rilevante, per carità, ma la storia recente e il senso di opportunità avrebbero sconsigliato tale nomina, familiare e troppo vicina. Non succederà nulla, sarà anzi ragione per stare maggiormente accorti, ma se accadrà io dal mio davanzalino non potrò che farmi una bella risata, poi innervosirmi e poi dire l’immancabile frase: io però ve l’avevo detto.
Settimane fa avevo facilmente pronosticato problemi sul fronte vaccinazioni, vuoi perché il governo entrante ammicca senza esitazioni agli insofferenti alle vaccinazioni, vuoi perché dal punto di vista organizzativo sembrano abbastanza sprovveduti. Ma davvero non pensavo così in fretta.
Stamane provo a prenotarmi per la quarta dose, lato lombardo, gli unici vincoli sono aver più di dodici anni, ci sono, e che siano passati più di centoventi giorni dalla terza, ci sono. Il sistema però mi dice che non mi riconosce (oh, tessera sanitaria e codice fiscale, eddai), insinua il mio errore e se non, devo essere abilitato.
Mmm, sarebbe la quarta dose, dovreste sapere tutto. Invece, mi fa di fatto ri-registrare e reinserire tutte le mie credenziali, il che mi fa sospettare che abbiano delegato di nuovo la faccenda alle regioni e che non abbiano le base dati. E invece di dirlo, costringono a reinserire il tutto postulando l’errore dell’utente. Stronzi. Alla fine, bisogna inserire la categoria in cui si ricade, io “Persone over 12”, che dose si richiede, “Seconda dose Booster (Quarta Dose)”, maiuscole a caso, quale dose si abbia ricevuto e quando, io devo saperlo?, e il sistema dice di aspettare conferma entro 24/48 per l’autorizzazione.
Solo che dopo 48, 72, 144, 360 ore nulla accade. Amici e colleghi da più di dieci giorni aspettano risposta. Speravo, in fondo, fosse solo mal pensare mio e, invece, no. Vigliacchi.
Orcocane mi scoccia proprio che tra pochi minuti abbia l’incarico una fascista e che per di più sia la prima donna in quel ruolo nella nostra storia, dopo tutte le donne di grande spessore, coraggio, forza, convinzioni e sostanza che abbiamo e abbiamo avuto. Sposto avanti il santino che ho sul tavolo da anni, Nilde guarda giù.
Mmm.
Dopo un inizio a dir poco disastroso, tra cui segnalo aver fatto morire la regina e fatto venire un coccolone alla banca d’Inghilterra, la premier inglese si è dimessa a tempo di record.
Daidaidai che ce la facciamo anche noi, che cominciamo sabato o domenica, presumibilmente. Giusto per capodanno. E, allora, saremmo noi a imitare loro e non il contrario, come insinua pesantemente l’Economist con la sua copertina di oggi.
Fastidiosetto persino per un criticone verso l’Italia come me. Sarà lo spaghetto, la pizza.
Zerocalcare rilascia un’intervista a Repubblica, esce tutt’altro. Ecco il suo sintetico racconto.
C’è molto.