non rimandare più che poi magari muori

In tema con la serata, vale la pena di riparlare di Taffo.
Agenzia di pompe funebri, romana, nota per l’autoironia e il marketing non tradizionale, il cui nome era circolato in rete per Magari muori, il pezzo cantato da Romina Falconi: goditi la vita che poi magari muori era il messaggio, che poi domani sei in un fosso. Giusto.

Ma Taffo, e bisogna dargliene merito e io desidero farlo, si occupa spesso anche di politica, trasmettendo un messaggio di tolleranza progressista che io apprezzo. Il più chiaro e coraggioso:

Tra le comunicazioni in ambito politico relative all’attualità, segnalo:

Non meno belli sono gli accenni a fenomeni sociali come gli anti-vax, peste li colga, i terrapiattisti, vabbè, a utilizzi stolti di app russe di dubbia provenienza e alla critica sociale allo sfruttamento del capitalismo.

Infine, le tre che a me piacciono di più. La prima, in tema semi-odierno:

La seconda, sulla caducità del…

E la terza, migliore di tutte, ricorda una gran verità.

Quasi oraziana nella sua bellezza.

feed your head

C’è una canzone meravigliosa che è, in sostanza, un bolero con un andamento crescente, one pill makes you larger, poi dopo poco più di un minuto aumenta il ritmo, ask Alice, il suono cresce di intensità, diventa irresistibile, re–mem–beeer, e in poco più di due minuti tutto è detto ed è capolavoro. Nutri la tua testa.

È White rabbit, esatto, (qui nella versione cantata a Woodstock) ed è stata scritta da Grace Slick poco prima di entrare nei Jefferson Airplane. Non basta? Ci mettiamo, allora, anche Somebody to love (anche questa nella versione dal vivo a Woodstock), scritta anche questa da lei, e il discorso è chiuso. Qui la si ama.
Oltre che autrice, Grace Slick è cantante di gran voce, artista, pittrice, musa di una certa controcultura psichedelica, donna di fascino eccezionale, e oggi tra l’altro compie ottant’anni (qui la sua storia in modo ampio).
Che dire? Auguri e che il signore la protegga nei secoli dei secoli amen.

mangia qui o porta via?

Mappe. Belle, in generale, perchè astrazione e reinvenzione dello spazio – e del tempo, spesso – e fatte di mille scelte in aggiunta o in sottrazione che se uno non ci pensa compiutamente non ci arriva proprio.
E che belle anche quelle stupidine, eccone alcune che non sto a spiegare: o si capiscono o niente, pazienza, un’altra volta.

Certo, serve l’inglese. Da Terribile maps.

don Ron di Wantagh

C’è una chiesa nello stato di New York, la Wantagh Memorial Congregational Church della Chiesa Unita di Cristo, che come quasi tutte le chiese americane ha una bacheca all’aperto sulla quale il pastore scrive settimanalmente frasi a effetto o passaggi evangelici per colpire l’attenzione dei fedeli e non.

Il reverendo, don Ron, è a dir poco un progressista con un’aperta visuale sulle cose del mondo, ce ne fossero. E don Ron è l’autore delle scritte sulla bacheca della chiesa. Eccone alcune, non le tradurrò perché son proprio belle così.

Una, giusto per gradire: “Gesù ha avuto due papà ed è venuto su abbastanza bene”.

Good job, Ron. Go ahead.

se una notte d’estate un qatariota

L’atletica è una delle cose migliori che si possano guardare, a parer mio, dal vivo, in tv, come capita. Anche in fotografia. Una rapida selezione delle migliori fotografie che ho trovato dei mondiali in Qatar, segnati – come si vede dalle prime due immagini – da un clima infame. Chi l’avrebbe mai detto?

La brasiliana Elianay Pereira si sente male dopo la finale di marcia 50 chilomentri (Christian Petersen/Getty Images)
Medici assistono l’ucraino Maryan Zakalnytskyy dopo la marcia 50 chilometri (Christian Petersen/Getty Images)

Questa mi piace perché è giocosa.

Lo statunitense Sam Kendricks (oro), lo svedese Armand Duplantis (argento) e il polacco Piotr Lisek (bronzo) dopo la finale di salto con l’asta (Richard Heathcote/Getty Images)
Sophie McKinna alle qualificazioni di lancio del peso (Patrick Smith/Getty Images)

Carini? ‘Nzomma.

Il pubblico al settimo giorno dei Mondiali di atletica (Richard Heathcote/Getty Images)
Le statunitensi Dalilah Muhammad e Sydney McLaughlin, che hanno vinto l’oro e l’argento nei 400 metri ostacoli (Richard Heathcote/Getty Images)
Il tedesco Niklas Kaul (al centro) festeggia l’oro dopo i 1500 metri del decathlon (Tim Bradbury/Getty Images)
Un momento della finale dei 3mila metri siepe (Matthias Hangst/Getty Images)

E, infine: si corre di notte, perché se no fa troppo caldo, e la maratona piace all’inizio e alla fine, non tanto nel mezzo; un qatariota che probabilmente soffre di insonnia si è messo dove il telefono prende meglio e sta controllando la posta, indifferente. Non si capisce se sullo sfondo ci sia il mare o il deserto. La più bella, secondo me.

Un atleta durante la maratona maschile (Alexander Hassenstein/Getty Images for IAAF)

In complesso, non una grande edizione. La gara migliore è stata probabilmente la finale femminile dei 400 metri.