È sempre un giorno che vale la pena ricordare, sia per la presa che per le conseguenze che per la storia dell’ebreo. «La porta Pia era tutta sfracellata». Ma siccome l’ho già raccontata, rimando là.
memorie
13 settembre 2011
Sono dieci anni, ormai, che ci manca il Walter.

Bonatti, chi altri?
quel giorno di settembre
Inutile ripetersi ogni anno, quello che volevo dire sul 9/11 l’ho detto.
E anche sull’11 de septiembre.
ancora Bologna, ancora il due agosto (e son quarantuno)
È di nuovo il due agosto, come scrivevo l’anno scorso molto sappiamo della strage, degli ambienti in cui maturò, di chi vi prese parte.

Oggi sappiamo qualcosa di più anche sui mandanti, sebbene sia l’ambito ancora più oscuro, e la situazione è in movimento: è di qualche giorno fa la deposizione dell’ex-moglie di Bellini che ne ha smontato l’alibi, arrivò a Rimini molto più tardi, quella mattina, e il volto che appare nel video in stazione è il suo. Quell’alibi che gli permise di uscire dal processo e che invece, ora, lo fa rientrare a pieno titolo come quinto uomo.

Si ricorda e si continua a cercare, ogni pezzo in più è un piccolo riconoscimento alla memoria dei morti, almeno si sappia come e perché, che i colpevoli paghino.
E a questo punto dovrebbero entrare in gioco gli storici, ce n’è bisogno.
quarantasettesimo ventotto maggio
Quarantasettesimo anniversario della strage, anche oggi in piazza.
Una giornata di sole che, nonostante la ricorrenza, dà un tocco in più al fatto di poter essere in piazza, di poterci vedere, mascherine permettendo, di riunirsi insieme. La piazza è recintata e gli inviti a non entrare sono numerosi ma si può farlo lo stesso, la situazione è diversa dall’anno scorso quand’era presidiata dalla polizia. Come è sempre stato, chi ricorda e vuole ricordare, c’è. E stavolta si è anche contenti di incontrarsi.

il 23 maggio ventinove anni fa
Capaci, uno dei giorni più neri dei miei vent’anni.

Impossibile da credere, ancora. Disse Paolo Borsellino: «Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa quando ti avranno ammazzato. In questo mondo ci sono tante teste di minchia. Teste di minchia che tentano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello, quelli che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero. Ma oggi, signore e signori, davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti. Uno che si è messo in testa, niente di meno, di sconfiggere la mafia applicando la legge».
ancora 25 aprile
In giro per colline finisco in un paesello di quelli che me li immagino tutti leghisti che non si molla mai la ceppa e d’orgoglio d’accatto e poi invece vedo questo proprio sulla facciata della vecchia cooperativa di lavoratori e allora sì che mi rincuoro e per fortuna sbagliavo.

Tutto questo stare in casa e prendermela con i lombardi mi ha fatto male, devo riequilibrare.
il settantaseiesimo 25 aprile
Il 25 aprile, la Liberazione, il nostro natale laico, la festa più bella di tutte, è ovunque, comunque, ordunque. Quindi non importa non essere in piazza per il secondo anno consecutivo – anche se, ovviamente, non c’è paragone -, non importa se saremo in casa, o in un parco, o a camminare o a osservare le foglie nuove, da soli o in due, è lo spirito della Festa che conta. E, di più, lottare tutto il resto dell’anno contro i nefandi.

Buona festa ai buoni, dunque, e niente ai fasciomentecatti, sovranisti, leghisti, omofobi e tutta la risma schifosa. E niente anche agli indifferenti, quelli che reggo meno.
«Perché la brava gente si somiglia dappertutto»
Sono trentaquattro anni che è morto Primo Levi.

Alcuni interrogativi non sono risolti e non avranno mai risposta, come diceva lui nemmeno chi decide conosce le ragioni della propria, ultima, decisione. Ciò che importa, ora, è che manca, e l’unica cosa è ricordarlo e, soprattutto, leggerlo. Lo dico ancora una volta: fatevi un regalo, un regalo vero e grande, leggetelo. Non solo ‘Se questo è un uomo’, anche tutto il resto, cominciando magari da ‘La chiave a stella’ o dai racconti. Perché vi assicuro che non è quello che vi hanno imposto a scuola, è molto molto di più. Mi ripeto, ancora: una fortuna, averlo avuto.
23 marzo 1944
Tre giorni fa era l’anniversario dell’attacco di via Rasella. Giovani partigiani ventenni contro una colonna di SS durante l’occupazione tedesca di Roma, per mettere qualche punto certo.

Ne ho parlato più volte, qui, qui e qui. Magari, quest’anno, si potrebbe fare un riepilogo dell’intera vicenda. E chi meglio, ovvio, di Barbero? Per chi volesse, qui.