quando si uniscono le due cose che amo di più al mondo

Ovvero la magia e il mental coaching. Come resistere?

Mi scrive questo Rolfo la cui qualifica professionale non può lasciarmi indifferente:

Sì, ingegnere della felicità con le solite maiuscole a caso. Perché “la felicità è una scelta”, come dice l’ingegnere, scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo. Vado. Ma se poi sto bene sul posto di lavoro non è che poi sto lì di più?

totale ignoranza di chi?

Oggi il corteo pro Pal passa da Termini e qualcuno pensa sia una buona idea scrivere ‘Fascista di merda’ all’interno della statua di Giovanni Paolo II in piazza dei Cinquecento, firmando con una falce e martello che non vedevo da tempo.

La statua in effetti non è un granché, sembra un grande orinatoio, e la sua presenza è avvertita da molti, me compreso, come un’imposizione in uno Stato che dovrebbe essere laico. Già gli hanno indebitamente intitolato la stazione, magari le statue dei papi le facciamo al di là del Tevere.

La presidente del consiglio di qualcuno qui nel paese sbraita: “Dicono di scendere in piazza per la pace, ma poi oltraggiano la memoria di un uomo che della pace è stato un vero difensore e costruttore”, e già qui avrei da ridire, per poi affondare: “Un atto indegno commesso da persone obnubilate dall’ideologia, che dimostrano totale ignoranza per la storia e i suoi protagonisti”. A me piace molto ricordarlo così, il papa santo:

È una delle foto che preferisco. Per Meloni, che evidentemente non sa: quello a destra non è Marcinkus o il rapitore di Emanuela Orlandi o uno dei diecimila preti che hanno molestato o violentato ragazzini in ogni parte del mondo durante il papato di GPII o una delle suore assassine nelle lavanderie irlandesi, no, è un ex presidente del Cile, Pinochet. Un altro protagonista della storia.

una piccolissima storia ignobile e personale

Venerdì scorso una donna, a bordo di una vecchia Peugeot, percorrendo una rotonda ha ben pensato di tamponarmi e di buttarmi a terra, dato che io ero in motoscurreggia. Al di là del fatto che io non mi sia fatto male, quindi niente telecamere per i carabinieri, il punto è che ella vilmente scappò.
La cosa mi sta dando parecchio da rimuginare, anche se le conclusioni possono essere ben poche e nessuna eclatante. O, almeno, finora.
Piuttosto, giova rincuorarmi con le persone che, dietro, si sono fermate a sincerarsi del mio stato. E sperare che lei abbia almeno qualche notte inquieta, anche solo per paura di essere rintracciata, e ciò le porti maggior saggezza in futuro.

abbattere lui sperando che cada su di lei

Netanyahu, che il diavolo se lo pigli il prima possibile, ha fatto un intervento agghiacciante all’Assemblea dell’Onu, sostenendo cose indicibili che corrispondono alle cose indicibili che fa, con tanto di cartelli, tra maledizioni e benedizioni.

Ma è interessante notare la rotta dell’aereo che l’ha portato a New York: se si è ben guardato dall’entrare negli spazi aerei francesi e spagnoli, ha volato serenamente sul nostro, sorvolando il ponte sullo stretto e la Sardegna. Giova al riguardo ricordare che sul suo capo maledetto pesa un mandato di cattura internazionale.

Che tanto internazionale non dev’essere, se noi non lo applichiamo. Oppure, e questa è la spiegazione più plausibile, siamo noi – cioè lei, Meloni, che rappresenta lo Stato che ha autorizzato il volo ad attraversare il nostro spazio aereo, come stabilito dalle carte internazionali che regolano il traffico aereo globale – fuori dal mondo. Quel mondo civile che, a differenza nostra – cioè, e che cazzo: sua, di Meloni – non sceglie di facilitare la vita a un criminale di guerra. Ancora.

’sti francesi, però, niente male

“Umiliata la Francia” dice a vanvera quello, perché semmai è proprio lui ad averlo fatto.

E Sarkozy, ricorsi permettendo, andrà in carcere. No domiciliari, almeno non solo, carcere carcere. E non hanno un carcere per gli ex-presidenti o una clinica di lusso nei dintorni di Roma in cui fargli trascorrere il tempo a flebo di aragosta. No, certo non sarà l’isola del diavolo ma vivaddio, dentro. Lei gnaola come tutte le volte, come faceva anche col covid, la vigliacchetta. Che invidia.

Aggiornamento: con la tigna che la contraddistingue, Carla Bruni alla fine di una dichiarazione pubblica del marito pregiudicato ha strappato la spugna da un microfono di un giornalista e l’ha gettata a terra. Ma non una a caso, la spugna del microfono di Mediapart, organo di informazione che con la sua inchiesta aprì il caso che si è appena concluso con la condanna ai lavori forzati dell’ex-presidente. Da Mediapart, molto divertiti dalla cosa, fanno sapere che per fortuna le condizioni della spugna non sono gravi e che tornerà al lavoro quanto prima. Un sospiro di sollievo da parte di tutte le brave persone. Bruni, invece, ha postato un’immagine con un titolo del tipo: “l’amore è la risposta”, proprio ipocrita come sempre.

cattiva programmazione editoriale, finta

È pur vero che Cazzullo ormai pubblica un libro alla settimana, che sia Bibbia o impero romano, ed è quindi difficile fare programmazione, però questa sembrerebbe proprio una defaillance, dal punto di vista editoriale una simile coincidenza di tempi sarebbe un bel disastro.

A meno che non sia una strategia per cui i consumatori regalino i due libri su san Francesco insieme. Pulita la copertina di Barbero, meno quella di Cazzullo con il sottotitolo che occhieggia, e non è la prima volta, all’italianità e all’identità che tanto piace nel clima attuale. Piuttosto insensato, poi, il concetto di ‘italiano’ per un uomo nato in un luogo che in pochi anni passò dal dominio del Barbarossa alla Chiesa, ai Perugini, a Gian Galeazzo Visconti, ai Montefeltro, a Braccio Fortebraccio da Montone, passando infine sotto il controllo di Francesco Sforza. Credo alluda all’uso del volgare. Ma tant’è, questa cosa dell’italianità gli piace e piace alla gente che piace, adesso. Impossibile non rilevare la concomitanza con il ripristino da parte del parlamento della festa nazionale il 4 ottobre, san Francesco appunto. Per cui viene da pensar malino, ovvero che entrambe le case editrici abbiano annusato l’aria e ci si siano buttate. E gli autori prestati.

«il Signore sa quello che fa e mi affido a lui»

Irene Pivetti, ex presidente della Camera e sbruffona leghista del primo governo Berlusconi, molti di noi la ricordano, è stata condannata in primo grado a quattro anni per evasione fiscale e riciclaggio e intanto ha un nuovo processo anche sulla compravendita di mascherine dalla Cina per il Covid. Dichiara: «È un sistema che colpisce tanti imprenditori come me. In un momento perdi tutto, già solo per il fatto di essere un imprenditore sei dalla parte del torto» e: «Non aver minimamente immaginato i risvolti del fare impresa in Italia, la possibilità di finire nel tritacarne. Non rifarei più l’imprenditrice». Ovviamente l’implicito è l’accanimento giudiziario contro chi si dà da fare, già sentito.
Conclude con: «Il Signore sa quello che fa e mi affido a lui». Lo stesso Signore che mentre lei imperversava tra compravendite di Ferrari, affari cinesi di mascherine, evasione fiscale, evidentemente dormiva o guardava da un’altra parte. Per cui stia tranquilla, la assisterà ancora nei processi, auguri.