il concetto di ‘espansione inevitabile’

Leggo un passaggio interessante nel saggio di Simona Merlo, Georgia. Una storia fra Europa e Asia, Trieste, Beit, 2017, che spiega le ragioni dell’espansione dell’impero russo in Georgia nel 1801, passaggio fondamentale «nella strategia di rafforzamento della presenza russa nell’area caucasica auspicato dall’entourage di Caterina, in particolare dal principe Grigorij Potëmkin, ispiratore della politica estera della zarina e convinto sostenitore della vocazione euro-asiatica della Russia». Le ragioni sono connesse più al concetto dell’esistenza del paese stesso e all’inevitabilità di tale espansione, legata a fattori di continuità, identità, comunanza e somiglianza, che a impulsi di conquista coloniale:

«La costituzione dell’Impero fu infatti un progressivo allargamento dei territori originari – il nucleo moscovita – secondo quel processo sintetizzato da Vasilij Ključevskij, di “un paese che colonizza se stesso”.1 Privo di frontiere naturali, lo Stato russo avvertì fin dalle sue origini la necessità di espansione come una condizione preliminare alla sopravvivenza. L’ampliamento dei confini riguardava l’esistenza stessa della Russia, non soltanto la sua estensione e potenza. Nel caso russo, a differenza di quanto avvenuto per i paesi dell’Europa occidentale, “la formazione dell’Impero non è succeduta alla costruzione dello Stato, ma l’ha accompagnata”.2 Per tale motivo, come ha messo in rilievo la studiosa Ljudmila Gatagova, all’Impero degli zar non si addice il classico modello di Impero coloniale. In riferimento al Caucaso l’utilizzo stesso del termine “colonia” è quanto mai improprio. La conquista del Caucaso non fu concepita come una campagna coloniale, ma come un’espansione inevitabile verso sud, così come il Caucaso non fu percepito come una colonia dell’Impero zarista, ma come un suo prolungamento, innanzitutto dal punto di vista geografico. A differenza degli Imperi coloniali – ad esempio le colonie britanniche con la madrepatria – Russia e Caucaso avevano continuità territoriale e frontiere comuni. Ciò non significa tuttavia, che l’Impero russo non abbia applicato nei confronti di questa regione politiche di tipo coloniale».

Non che ciò valga come giustificazione, figuriamoci, l’idea dell’espansione inevitabile rimanda a fatti novecenteschi terribili, ma questo discorso chiarisce alcuni aspetti dell’invasione attuale dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, in particolare là dove fin dall’inizio la posizione dell’invasore è stata che quei territori fossero di fatto Russia, il che è ancor più vero, da un certo punto di vista storico, visto che la componente ucraina nella formazione della cultura, letteratura e storia russa è di certo preponderante. Il senso, quindi, riassumendo brutalmente, è – al di là dei fatti che sono innegabili – l’invito a leggerli in un’ottica diversa dalle crude mire espansionistiche con cui in Europa occidentale siamo abituati a leggere questo tipo di azioni politico-militari, in cui non è secondaria la percezione di sé come «terza Roma», e alla luce di queste considerazioni immaginare possibili soluzioni all’attuale conflitto coerenti con le motivazioni scatenanti.

1 KLJUČEVSKIJ, V. O. Russkaja istorija. Polnyj kurs lekcij v 3 knigach. [La storia russa. Ciclo completo di lezioni in tre volumi], vol. 1, Moskva 1993, p. 20.
2 C. Mouradian, Les russes au Caucase, in Le livre noir du colonialisme: XVI-XXI siècles: de l’extermination à la repentance, a cura di M. Ferro, Paris 2003, p. 393.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *