Negli ultimi due giorni decine, centinaia di migliaia di persone in piazza contro fascismo e razzismo. Ad Amsterdam:

A Parigi:

A Praga:

In Germania:

A Tucson con Sanders e AOC:

La domanda, quindi, è: perché da noi per portare in piazza le persone bisogna inventarsi una manifestazione – rispettabilissima, per carità – in nome dei valori europei, senza bandiere di parte, senza slogan così da non correre il rischio di offendere alcuno? Forse che fascismo e razzismo non dovrebbero essere combattuti da chiunque, destra e sinistra, perlomeno fedeli a valori costituzionali e libertari? O forse che, se si è governati da chi è complice, bisognerebbe avere più coraggio?
Il mondo, ancora una volta, è là fuori.
Il mio debol parere è che gli italiani siano in gran parte dei lazzaroni che vogliono “vincere facile” in ogni campo. Per questo voltano gabbana con facilità, dato che è più comodo salire sul carro del vincitore invece che avere una propria idea e lavorare per questa.
Più comodo agganciarsi a che è già arrivato e non importa se ci si aggancia a che è appena riemerso dalle fogne della storia. Il nostro proverbiale opportunismo ci fa turare il naso.
Grazie, GM, mi è utile parlarne perché mi sfuggono le ragioni della cosa. La tua spiegazione è senz’altro convincente e dà conto della situazione.
Un’altro tipo di spiegazione che mi sono dato, per nulla alternativa alla tua e probabilmente parallela e sorta dalle stesse premesse, è quella di una sostanziale indifferenza finché non vengono toccati alcuni aspetti privati e personali, averi, cose, libertà minime, persone vicinissime e non altre.
Però, un’altra domanda: non c’è forse anche una questione che riguardi la classe politica?
La classe politica ormai raschia il fondo del barile raccattando consensi dove riesce, e lo fa manipolando la verità e violentando il significato delle parole perché
A far truffe i xe i più scaltri
lori varda sempre e scarsee dei altri
e magagne i le ciama sfighe
varda lori come che i se la ride.
I fa presto a incantar la gente
co la va mal i fa finta de niente
i va in serca dei marsiani
e qua in tera i ne fa viver da cani.
Quei che ne comanda
i xe sempre ‘na bruta banda
e più che ‘ndemo ‘vanti
de cantargheo no saremo mai stanchi.
Scusa ma mi è partita una citazione…
Volevo dire che ormai non conta più la realtà ma contano solo le reazioni della gente, per questo si acquisisce consenso attivando i bias cognitivi dei più. Sarebbe bello parlare di princìpi universali, di ideali, di mete da raggiungere assieme ma, purtroppo, è finita l’epoca degli ideali.
La politica lo sa e ne tiene conto.
Però, manipolando i bias cognitivi invece che proporre ideali, ottiene il risultato di amplificare ancora di più l’egoismo e l’opportunismo, così gli aspetti privati sono visti isolati (ciascuno ha i suoi averi e le sue libertà) e non si vedono invece come espressione di Averi e di Libertà comuni.
Vabbè, adesso ne ho sparato abbastanza… Grazie per lo spazio che mi hai lasciato a disposizione e per l’ascolto. Sapere di scrivere cose che poi leggerai mi fa sentire di scrivere cose …”importanti”.
Le cose che scrivi, caro GM, importanti non perché le scrivi qui, mi hanno richiamato alla mente un discorso, elegante e potente:
Studenti dell’Università di Padova!
Sono rimasto a capo della vostra Università finché speravo di mantenerla immune dall’offesa fascista e dalla minaccia germanica; fino a che speravo di difendervi da servitú politiche e militari e di proteggere con la mia fede pubblicamente professata la vostra fede costretta al silenzio e al segreto. Tale proposito mi ha fatto resistere, contro il malessere che sempre più mi invadeva nel restare a un posto che ai lontani e agli estranei poteva apparire di pacifica convivenza mentre era un posto di ininterrotto combattimento.
Oggi il dovere mi chiama altrove.
Oggi non è più possibile sperare che l’Università resti asilo indisturbato di libere coscienze operose, mentre lo straniero preme alle porte dei nostri istituti e l’ordine di un governo che — per la defezione di un vecchio complice — ardisce chiamarsi repubblicano vorrebbe convertire la gioventú universitaria in una milizia di mercenari e di sgherri massacratori. Nel giorno inaugurale dell’anno accademico avete veduto un manipolo di questi sciagurati, violatori dell’Aula Magna, travolti sotto la immensa ondata del vostro irrefrenabile sdegno. Ed io, o giovani studenti, ho atteso questo giorno in cui avreste riconsacrato il vostro tempio per più di vent’anni profanato; e benedico il destino di avermi dato la gioia di una così solenne comunione con l’anima vostra. Ma quelli, che per un ventennio hanno vilipeso ogni onorevole cosa e mentito e calunniato, hanno tramutato in vanteria la disfatta e nei loro annunci mendaci hanno soffocato il vostro grido e si sono appropriata la vostra parola.
Studenti: non posso lasciare l’ufficio del Rettore dell’Università di Padova senza rivolgervi un ultimo appello. Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra patria. Traditi dalla frode, dalla violenza, dall’ignavia, dalla servilità criminosa, voi insieme con la gioventú operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano.
Non frugate nelle memorie o nei nascondigli del passato i soli responsabili di episodi delittuosi; dietro ai sicari c’è tutta una moltitudine che quei delitti ha voluto e ha coperto con il silenzio e la codarda rassegnazione; c’è tutta la classe dirigente italiana sospinta dalla inettitudine e dalla colpa verso la sua totale rovina.
Studenti: mi allontano da voi con la speranza di ritornare a voi maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta assieme combattuta. Per la fede che vi illumina, per lo sdegno che vi accende, non lasciate che l’oppressore disponga della vostra vita, fate risorgere i vostri battaglioni, liberate l’Italia dalla schiavitú e dall’ignominia, aggiungete al labaro della vostra Università la gloria di una nuova più grande decorazione in questa battaglia suprema per la giustizia e per la pace nel mondo.»
(Discorso del rettore Concetto Marchesi agli studenti dell’Università degli Studi di Padova)
Discorso bellissimo, ogni frase trasuda di saggezza e/o verità.
Oggi noto e apprezzo particolarmente “dietro ai sicari c’è tutta una moltitudine che quei delitti ha voluto e ha coperto con il silenzio e la codarda rassegnazione”.
Purtroppo siamo sempre lì: prima tanti odiabili indifferenti, dopo tanti codardi rassegnati… 🙁
Caro GM, condivido con te ogni concetto espresso e, come te, alla luce dell’età e dell’esperienza oggi sottolineo il periodo che inizia con: “Non frugate nelle memorie o nei nascondigli del passato i soli responsabili di episodi delittuosi” e se un tempo avrei (ho, poche storie) bollato i Pitura Freska come qualunquisti, oggi non posso dire di essere così distante (e qua in tera i ne fa viver da cani). Urge trovare dei modi utili e concreti per ridare radici a questa terra che secca quelle che ha. Io credo si debba, si possa ripartire dalle comunità. Anche piccoline. E questo cerco di fare.
Caro Trivigante, curare e costruire comunità è un bellissimo modo per remare contro tutto il peggio che abbiamo descritto in questo nostro scambio di commenti.
Chi ci vuole sottomettere ci vuole isolati e separati, in questo modo siamo ancora più vulnerabili.