ho un amico grafico che ne capisce

Tre copertine di dischi. Da Vatican Shadow, il nome!, un’esortazione alla de-escalation sulle armi chimiche, dopo le precedenti prove sui tunnel di Saddam e non ricordo più cosa.

L’ultima uscita dei Prison ricolloca invece, in modo perfettamente comprensibile, la posa più famosa del turismo italiano nella campagna americana o inglese con l’immancabile staccionata, celebrata in modo immortale dai Monty Python.

Ciliegie spaziali fluttuanti, invece, per i Gaadge, la cui musica qualcuno sintetizza così: “Big sounds with a decent touch of grunge and shoegaze at times”.

Tuttebelle.

un paio di considerazioni sui nuovi layout delle gugolmappe

Nuovo layout per gugolmaps. Qualche considerazione estetico-funzionale a caldo, la cosa è di oggi. Troppo fisica a discapito della rappresentazione di strade e conurbazioni, infatti la differenza tra la mappa di default e quella che rappresenta i rilievi è, appunto, solo il disegno dei rilievi, come si vede qui sotto. Inoltre, i colori, soprattutto i verdi e l’azzurro del mare, sono troppo saturi, assomiglia a Openstreet map per i difetti. E anche ad Apple maps.

La scelta dei colori, verdi e azzurri, inoltre interferisce negativamente con i colori delle strade, i grigi tenui tendono a svanire e i grigi più intensi delle strade maggiori devono essere anch’essi parecchio saturi. Peggio va con la colorazione del traffico, là dove il verde del traffico scorrevole per essere visibile viene enfatizzato molto, rasentando la fluorescenza. I rossi e i gialli poi vanno a comporre un puzzle di colori eccessivo per poter guardare a lungo la mappa con attenzione.

Per carità, poi man mano si adeguano le cose e si sistemano, colpisce però in prima battuta la scelta generale rispetto alla versione precedente che, giustamente, spegneva i verdi e tutti gli altri colori in favore dei layout da sovrapporre.

Con gli indicatori, poi, di luoghi notevoli e non la situazione peggiora, tendendo all’arlecchinata se la concentrazione di strade con traffico rilevato è significativa, troppo simili i colori di luoghi storici, musei e fiumi, tendenti per saturazione ai verdi del traffico, per fare un esempio.

Dopo di che, bisognerebbe conoscere le ragioni a monte della revisione per esprimersi compiutamente, per il momento non c’è un sensibile miglioramento nell’utilizzo e fruibilità, anzi. Ci saranno senz’altro adeguamenti in corsa, tra l’altro al momento il bug più grosso mi pare sia il layout del traffico che scompare attivando i rilievi. Non male, invece, il giochino dei tempi di percorrenza.

Ma non molto più di un giochino, in effetti.

una ferale notizia e una possibile soluzione

Diciamolo subito: mi arriva una letterina che mi dice una piccola cosa spiacevole.

Per chi non avesse voglia di leggere (tl/dr), Google mi avvisa che a inizio anno prossimo dismetterà Google podcasts. Ecco. Probabilmente è l’app che uso di più e che tanta gioia mi dà, di conseguenza la delusione è forte. Perché GPodcasts non è tanto una piattaforma che ospita podcasts quanto un aggregatore che, sfruttando la potenza di ricerca della casa madre, permette di restare in un posto solo e ascoltare podcasts altrimenti pubblicati in ogni dove, con poche eccezioni (sì, Raiplay sound è una, cretinetti che sono). Oltre a questo, GPodcasts fa tre cose, tre cose fatte bene e non è richiesto altro. Anzi, benissimo così.

Ma non più. Dismettono, tutta la parte dei podcasts confluirà in YouTube music quindi, per chi è di bocca buonina, niente di grave, nessun costo aggiuntivo, si sopravvive. Ecco, sopravvivere, io invece anche in questa cosa voglio vivere bene, vivere bene come vivevo bene in questo ambitino con GPodcasts.
Quindi mi tocca cercare un’alternativa e l’ho fatto subito, così poi da scrivere qui già con una proposta, fedele al piacere della condivisione e alle funzioni di servizio di trivigante.it.
La proposta, dopo innumerevoli sperimentazioni, è questa: AntennaPod.

AntennaPod è un progetto open e senza pubblicità (oh, mica poco!) di un lettore e aggregatore di podcast, semplice ma con un ottimo numero di funzioni personalizzabili, iscrizioni, code, episodi, gestione download, sincronizzazioni e così via, ottime funzioni di ricerca e, qualora non trovi il podcast richiesto, la possibilità di inserire l’indirizzo RSS o la cartella in locale. Gestibile, dunque, ma senza eccedere in complicazione e numero di opzioni, e incredibilmente, trattandosi di sviluppatori, ha anche un aspetto gradevole.
In sintesi: dopo ormai un mese di test, sono passato definitivamente al nuovo gestore di podcast, senza peraltro sentire alcuna nostalgia di GPodcasts. Ah, come svaniscono le passioni, come sono volatili le relazioni umane, ah! Me ne rendo conto. Il numero di bugs è davvero minimo – in realtà l’unico che ho sperimentato è che il lettore a schermo bloccato va in pausa ma non riparte, bisogna sbloccare – e gli aggiornamenti frequenti. Il difetto maggiore, se così vogliamo dire, è non avere la parte web, ovvero un account in cui fare le iscrizioni e le operazioni di gestione più agevolmente e, soprattutto, che sincronizzi il db dell’app. Ma si capisce, quelli son costi netti, server, db, accounts, utenti che si lamentano. Il passaggio è indolore, basta esportare da GPodcasts le proprie iscrizioni – con Google takeout – e darle in pasto ad AntennaPod. Oppure ricominciare puliti e gestire di là, che peraltro ha anche la comoda funzione di esportazione del db, per sicuri backup e per necessità in caso di cambio telefono.

Ecco qua, io il mio l’ho fatto.