Ho un sussulto alla notizia dell’attentato a Susanna Schlein, ovviamente per lei, e un altro per la dichiarazione della presunta matrice, riportata da tutti i giornali nessuno escluso ed evocata da il presidente del consiglio in giù.
Cinquant’anni da piazza Fontana e siamo ancora lì. La prima pista? Anarchica. E si potrebbe andare ancora più indietro, fino al tempo in cui gli anarchici, quelli veri, colpivano sul serio. Caserio, Bresci, Licheni, Vaillant, decine. Almeno questo avrebbe senso. È tutta la vita che per qualsiasi atto delittuoso sento denunciare immediatamente la pista anarchica. E indovina? Mai visto uno, di anarchico, poi. Pensa te.
Dunque, io vorrei dire che The bad guy è una serie che si fa seguire volentieri. Luigi Lo Cascio, che è uno che fa cose interessanti al cinema e in teatro, interpreta un magistrato che viene accusato di essere colluso con il superboss imprendibile della mafia. E da lì, succedono cose. La serie fa parte di quei pacchetti che una legge protezionista impone di produrre e girare in Italia ai broadcasters esteri che intendono proporre in Italia i propri contenuti e ne escono prodotti scadenti e medi – se Netflix assume come responsabile del settore una direttrice in uscita da RAI1 il rischio è un po’ quello, vedi Odio il natale – e buoni, The bad guy, che però è Amazon. Ironico, girato veloce, bella fotografia, scene incastrate una nell’altra, fa anche un po’ il verso alle piovre e sceneggiati del genere mafioso. Beh, a un certo punto della vicenda crolla il ponte sullo stretto di Messina.
Crolla perché, guarda te, costruito con materiali scadenti dalle imprese delle cosche. E uno, io, si chiede: è una scena plausibile, funzionale allo svolgimento della narrazione? Forse non del tutto, ma è divertente piazzarci una scenona catastrofica che fa da spartiacque nella storia e le cui premesse non sono del tutto infondate, in effetti. Ma per Salvini, che ebbro del suo ruolo di ministro delle infrastrutture ha fatto del ponte il suo argomento quotidiano guadagna-spazio sui giornali, no: «Non possiamo più accogliere in silenzio insulti e offese al nostro Paese. L’Italia da sempre crea capolavori ingegneristici dentro e fuori dai confini: il Ponte sarà l’ennesimo esempio di genialità italiana nel mondo» e aggiunge balordo: «Volere è potere». Certo. Il senatore messinese della Lega Nino Germanà e il presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati Nino Minardo gli vanno dietro e avanti così. Ninonino.
Sarebbe bastata una battuta, il nostro ponte sarà molto più solido e ben costruito, vigileremo, bella idea di fantasia, ma che devo dirlo io? E invece no, quello ha l’umorismo dell’oratorio, quindi la prende seria, e i suoi epigoni si agitano come le bestioline sotto le pietre e poi scappano via. Ma abbiamo bisogno di questa gente? No, è ovvio, no. E allora perché? È sempre un bel mistero, un bel miscuglio di motivi non molto entusiasmanti. Ma io chiedo: qualcuno me la mostra, oggi, non ieri, oggi, la genialità italiana? Anche non nel mondo, mi basta in Italia. Anche due minuti, uno, di genialità italiana. Giusto per vederla, poi giuro mi tacerò per sempre. Di fronte alla genialità italiana.
Alla luce di una piccola prova che ho fatto, devo rivedere parzialmente alcune mie affermazioni dell’altro ieri sulla dotazione finanziaria dei parlamentari italiani per l’acquisto di devices tecnologici: cinquemilacinquecento euro è poco, molto poco, non ci si compra quasi nulla. Un paio di cuffiette, ecco, manco le rotelle del mac pro.
Vedere il totale. Certamente ben spesi per un tera e mezzo di ram, utilissima.
Fermo restando che secondo me in Qatar manco bisognava andarci, una volta lì le regole sono abbastanza ferree in termini di morale.
Che vabbè, perché mai sarà vietato vestire magliette con la stella… Più interessanti sono le cose vietate (vado in ordine): bere alcool, l’omosessualità, l’impudicizia, bestemmiare, non rispettare i luoghi di culto, fare casino, frequentarsi a scopo amoroso, fare foto senza chiedere.
Ora, almeno una cosa: il calcio di per sé spinge ad almeno quattro di queste cose, ma con decisione. Anche cinque o sei, a voler andare appena appena più in là, magari attorno allo stadio. Non so, io dico a chi è là: fatele. Fatele tutte.
Il cacciatore uccide sempre per giocare, diceva quello, di certo il rapporto tra cacciatore e cacciato si basa sull’equità, o perlomeno su una certa parvenza di essa, sulla sfida fisica, atletica, sull’astuzia della preda e del predatore e là dove la preda supera in velocità o altro il cacciatore, è giusto che abbia la libertà che si è guadagnata, a fronte di una situazione senza mezzi troppo impari. Infatti.
Volete fare i safari, o idioti? Massimo con un bastone e a piedi, maledetti. Poi vediamo.
La famiglia Bignotti-Bistazzoni nella loro casa di Muro Lucano in Oclaoma in posa di fronte alla propria collezione di strumenti da difesa, in caso il vicino, il perfido Mignazzi, osi entrare nella loro proprietà o ripitturargli il barbecue.
I figli, orgogliosi, apprendono.
Onofrio Lindenburg mostra orgoglioso nel salotto della propria casa familiare a Oliveto Citra in Tècsas le fotografie dei suoi figli e la sua nuova cassaforte, una Liberty ovviamente.
In caso di apocalisse zombi, Onofrio è a posto.
Biggim Gustafson e Canasta Vitaminic nel proprio monolocale al centro di Calvello, Uaioming, conducono una tranquilla vita familiare ricca di soddisfazioni e di attenzioni reciproche, ovviamente fino alla vittoria finale.
Il loro frigorifero Yeti è stato opportunamente modificato, spiegano fieri.
Mumununu Ghiazzi e i suoi due figli hanno appena adornato il vialetto di ingresso della propria abitazione a Garaguso in Pensilvania con graziosi mattoni forati avanzati dalla costruzione della casa, una delle poche della contea non in legno.
I figli da grandi vorrebbero diventare proprio come il loro papà.
Non c’è niente di bello come il tempo passato in famiglia. Ameriguns, un progetto fotografico di Gabriele Galimberti.
Domenica 20 comincia il mondiale di calcio. Organizzato in Qatar in inverno perché d’estate fa troppo caldo. Gli stadi, comunque, saranno chiusi e avranno l’aria condizionata, mentre voi prendete la biciclettina per inquinare meno. Al momento dell’assegnazione, il Qatar non aveva alcuna struttura disponibile per disputare il mondiale. Per costruirle, dal 2010 il paese ha assoldato operai indiani, bengalesi, nepalesi, pakistani e singalesi spesso nemmeno regolarizzati senza alcuna attenzione per le condizioni di lavoro. Ne sono morti 6.751 secondo il Guardian, 15.021 secondo Amnesty International: 8,11 morti per giocatore secondo la prima stima, 18,05 per la seconda.
Il Qatar ha ottenuto l’assegnazione del mondiale 2022 corrompendo svariati membri della FIFA, come numerose indagini hanno ormai appurato. E nulla dico della proibizione alle donne di guidare e che non sono permessi partiti politici, per dirne due. Che dire oltre? Beh, buon campionato.
Lo so, ma non riesco a trattenermi. Il neoministro della cultura Sangiuliano, parlando della solita dittatura della sinistra in tema cultura, lamenta la mancanza di serie tv o film di altro tipo: «Fino ad oggi non è stato possibile. Un esempio? La Rai ha fatto una fiction sul ‘sindaco dei migranti’ Lucano ma non su Gabriele D’Annunzio, Oriana Fallaci, Indro Montanelli o Luigi Pirandello». Giusto. L’Oriana (2015) con Vittoria Puccini nel ruolo della Fallaci, su Raiplay. La stranezza, film di Roberto Andò con Toni Servillo e Ficarra e Picone, su Pirandello, è al cinema proprio ora. Il cattivo poeta (2020) di Gianluca Jodice con Sergio Castellitto che interpreta D’Annunzio. Indro, l’uomo che scriveva sull’acqua (2016) documentario su Montanelli con alcuni suoi scritti portati in scena da Roberto Herlitzka, su Nexo+ e Rakuten Tv. Quattro su quattro. Aggiunge Sangiuliano, non contento: «Se qualcuno vuole fare un film su D’Annunzio o su Pirandello, deve poterlo fare liberamente». Giusto, come non essere d’accordo? Qualcuno suggerisce che bisognerebbe essere anche liberi di istituire una manifestazione canora in Liguria, bella idea o, dico io, di comprare alcuni grandi immobili e rendere visibili lì i resti romani così che tutti possano apprezzarli. Bisogna essere liberi, sì. Il neoministro della difesa Crosetto in un fuorionda a proprosito di Giuseppe Conte, m5s, dice «Ho a che fare con un deficiente». Poi si scusa, dicendo «chiedo scusa a Giuseppe Conte per un fuorionda poco elegante ma usato in modo del tutto falso, scorretto e decontestualizzato». Decontestualizzato, certo. Vorrebbe ricontestualizzare, ministro? Perché farebbe ancor più ridere.
Diciamo che mentre il PD lombardo valuta con procedura sacrosantamente democratica se e come sostenere Letizia Moratti, candidata di Renzi e Calenda alle prossime elezioni regionali, io al momento mi sento politicamente come il signore in secondo piano.
Ma poi passa, lo so.
facciamo 'sta cosa
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