a Washington nell’estate del ’63

Il 28 agosto 1963 si tenne la marcia su Washington per i diritti civili. O, per dirla in modo ufficiale, la “Marcia su Washington per il lavoro e la libertà”. La segregazione razziale, ovvero la separazione fisica tra neri e bianchi, sancita dalle cosiddette leggi “Jim Crow”, era ancora realtà effettiva e la marcia organizzata da Martin Luther King e dal movimento per i diritti civili era sicuramente la manifestazione più ambiziosa di quel periodo.

Quello fu il giorno del discorso “I have a dream“, quello fu il giorno in cui i bianchi si spaventarono fin dal mattino e si chiusero in casa e chiusero gli uffici, così che Washington apparve irrealmente vuota. Il luogo del raduno era stato fissato intorno al Washington Monument (l’obeliscone, per capirci), la marcia – con Bob Dylan, Joan Baez e Mahalia Jackson in testa a suonare e cantare, Marlon Brando e Charlton Heston nel gruppo – percorse metà del National Mall fino al Lincoln Memorial, dove i leader del movimento tennero il comizio. Ecco cosa si vedeva quel giorno dal palco.

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Un anno e mezzo fa ci sono stato anch’io, emozionato, ecco com’è oggi.

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La marcia fu un successo e le rivendicazioni di quel giorno (la fine della segregazione razziale nelle scuole, la protezione dagli abusi della polizia per gli attivisti, uno stipendio minimo di 2 dollari all’ora per tutti i lavoratori e una efficace legiferazione sul tema dei diritti civili) portarono effettivamente alla fine della segregazione e all’approvazione delle leggi sull’uguaglianza, quali per esempio il Voting Rights Act e il Civil Rights Act. Fu un giorno straordinario, del quale non tutti compresero la portata.


Uno dei punti a tutt’oggi irrisolti, e del quale viene fatta una severa critica all’amministrazione Obama, è la disparità economica tra neri e bianchi: se già il giorno della manifestazione dal palco furono dette queste parole

«La lotta ha avuto inizio con il problema degli autobus, in una parola, con il problema della dignità. Ma dal momento che le radici della discriminazione sono economiche, a lungo andare, gli afroamericani, come tutti gli altri, non potranno raggiungere la dignità senza un lavoro. Le questioni economiche sono destinate ad emergere, con implicazioni di vasta portata»

a oggi la situazione non è molto differente: nel 1963, un afroamericano guadagnava 55 centesimi per ogni dollaro guadagnato dai bianchi, nel 2011 il guadagno è salito a soli 66 centesimi per ogni dollaro. Pochino e ingiusto.

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