minidiario scritto un po’ così delle cose recidive, ovvero perseverare nella pandemia: gennaio, entro, entro, entro, i ragazzi sono il nostro futuro, fortuna che al governo tutto a posto

Se fin dall’inizio mi fossi messo a raccogliere le previsioni sui tempi di vaccinazione in Italia sentite finora – non l’ho fatto consapevolmente, perché poi mi viene il sangue amarone – avrei raccolto un catalogo clamoroso di scemenze sparate a caso. «Entro giugno metà degli italiani sarà vaccinata» (Ricciardi), «entro la fine dell’estate offriremo il vaccino a tutti i residenti del nostro Paese» (Locatelli), «entro settembre 2021 tutti gli italiani potranno essere vaccinati» (Arcuri), «i primi 2 o 3 milioni di dosi potrebbero essere disponibili già prima della fine dell’anno» (Conte che parla ovviamente del 2020), «noi già dal 1 aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati e così avremmo già raggiunto la Fase Uno» (Speranza). Potrei andare avanti per molto ma il concetto è chiaro. A oggi, secondo il sito ufficiale, siamo a 927.099 vaccinati. Attenzione, primo giro, servirà il richiamo in qualche settimana. E al momento è relativamente facile, perché gli operatori sanitari e i governatori di regione sai dove trovarli, dopo sarà più complicato. Quindi, facendo un po’ di tara e calcolando che ciascuno dovrà ricevere due iniezioni, ai ritmi attuali ci dovremmo mettere sessanta mesi per vaccinare l’intera popolazione italiana, cioè cinque anni. Oh, magari non sto seduto accanto al campanello aspettando che mi chiamino.
E se ci mettessimo in mezzo una crisi di governo? Ci metteremmo meno o ci metteremmo di più? E se andassimo al voto? Beh, sarebbe stupendo, in un batter d’occhio ci potremmo mettere, sei, sette, dieci anni, sempre che, naturalmente, di crisi e di cambio di governo non se ne mettano in mezzo altre. Ma che vado a pensare? Chi sarebbe così scellerato e scimunito a causare una crisi di governo in questo momento? In mezzo a una pandemia? Maddai, impossibile. Irrealistico, per fortuna.
Che pensieri che mi vengono. Si fa più forte la spinta per la riapertura delle scuole superiori, genitori, studenti, docenti, e forse qualcosa accadrà, chissà. D’altronde tra i due estremi, sentiti di continuo – cioè: la scuola è un’enorme fonte di contagio; la scuola è sicura – ci può stare di tutto e nessuno sa, davvero, come stiano le cose. Ma vuoi mettere la commozione quando studentelli con occhi di cerbiatto dicono che «gli stanno rubando il futuro?». Mica si può restare insensibili. Se la pandemia fosse esplosa quand’ero adolescente io, ci saremmo contagiati alle cabine telefoniche per colpa del duplex a casa. Si fa forte anche la spinta dei ristoratori per la riapertura o per l’erogazione di altri sussidi (e i liberisti? E quelli che sostenevano il mercato sopra tutto contro l’intervento dello Stato? E voi baristi che li avete votati e li votate e voterete?) e, quindi, protestano oggi tenendo aperto. Sarà che tutto ’sto parlare di soldi del MES e del recovery fund sta facendo girare la testa e crescere il desiderio collettivo di accaparrarsene un po’.

Pippo. Pippa. Pippone. Pappardella. Poppone. Popolopopo. Popoppopopopopooo.
Siamo in attesa del DPCM, ancora, che stabilirà come ce la passeremo nei prossimi due mesi o giù di lì. La ridda di ipotesi tiene banco sui giornali, i quali vergognosamente (il Corriere su tutti) le presentano come fatti e non come supposizioni, creando ulteriore confusione oltre a quella, non poca, che già c’è. Si potrà sciare? Si potrà andare a visitare gli amici in regione? Si potrà invitare a cena degli amici? Andare nelle seconde case? Che rottura di balle. A corollario, oggi saranno ripristinati i colori differenziati a seconda della regione, con la novità che sono state abbassate le soglie per cui sarà più facile essere rossi. Perché le cose non vanno mica tanto bene, i dati sono in crescita (chi l’avrebbe detto, dopo natale e capodanno?), l’occupazione ospedaliera anche, i morti continuano implacabili. E in Europa anche peggio, Inghilterra e Germania particolarmente male, forse un’anticipazione di dove stiamo andando anche noi. Tra i paesi UE ora è sufficiente un tampone rapido, non serve più nemmeno la quarantena. Immagino sia perché, ormai, il contagio è ovunque in maniera uniforme o quasi. Presumibilmente, la maggior parte delle regioni sarà arancione, una manciata rosse e poche poche gialle. È istituita anche una zona bianca, in cui si potrà fare di tutto e anche di più, ma resta incerta l’applicazione, al momento. Sarà assegnata ad Atlantide? A Eldorado? Al paese dei balocchi? A Fantasilandia? Alla montagna del sapone?
Fortuna che non abbiamo anche una crisi di governo tra i piedi.


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