autogatto e topomini

Repubblica.it lancia una rubrica, di quelle a basso costo fatte in sostanza dai lettori, e svariona nel sottotitolo: ormai è come sparare su un panda che attraversa l’autostrada, ma non è questo il punto.

La rubrica vorrebbe raccogliere i toponimi (più correttamente: l’odonomastica) delle vie italiane più curiose. La sintesi viene affidata a Bartezzaghi, intelligenza affidabile, che aveva già fatto qualcosa di simile: se non ricordo male, anni fa raccolse le segnalazioni dei lettori riguardo ai nomi delle vie costituiti da una data (20 settembre, 4 novembre etc.) per provare a completare tutto il calendario solare. Ce la fecero, 365 nomi di vie (più una?).
Buffo, per cominciare, il caso del patriota Ruggero Settimo, popolarmente riportato come Ruggero VII, immaginario re normanno. O piazza Paolo VI, papa, che viene letto Paolovi, e così via.
Da quanto capisco, riferendosi a carneadi, Bartezzaghi vorrebbe raccogliere antroponimi (a proposito, ecco la proporzione: su cento, 96 nomi di via sono intitolati a uomini, 4 a donne), io ne ho pronti due che non rientrano nella casistica ma che a me piacciono:


Tanto non le mando. I vicoli sono i migliori.

capre e toteme

Mi chiedo come sia un hotel e le recensioni degli utenti mi vengono prontamente in aiuto: non ci vado, le capre piene di polvere non mi piacciono. Piccole magari, ma polverose no.

Repubblica.it, invece, commenta appropriatamente l’inizio degli scritti di maturità: il totema si fa largo tra gli studenti e, forse, non è colpa di Caproni. Io il totema non l’ho patito, fortuna mia, spero poi passi.

delirium veganorum (forse non tutti sanno che)

No, non è perché uno poi lo mangi. E nemmeno perché il materasso non mangia cibi di provenienza animale. E neppure perché essi vengono da Vega, come i nostri nemici. Ma perché «forse non tutti sanno che la moderna terminologia “VEGANO” non si riferisce esclusivamente all’ambito della nutrizione» spiega Riccardo Corredi, che fa i materassi vegani certificati.

Alga e soia, entrambi veganok, che dire? Ovvio: mai più senza.