una pizza in cattedrale?

Tutta la faccenda delle recensioni in rete ha aspetti positivi e tanti, tantissimi, aspetti negativi. Tra essi, la spinta alla recensione anche là dove nulla se ne sa e il fatto che c’è in giro un sacco di gente che, per davvero, non ha idea né decenza. Tra essi, di recente, il signore qui sotto, che ingrassetta i termini importanti della sua propria recensione a un museo, non importa nemmeno quale.

Se è un essere umano, dentro è bot.
A fianco ma non indietro, una coppia di altre che ho visto da poco, mentre ero in piazza a Reggio Emilia. Si parla della cattedrale di Reggio e se la prima recensione lascia perplessi ma si immagina l’errore, la seconda è devastante (di un certo Giovanni Costa) che sente, comunque, forte forte la spinta a scrivere qualcosa in ogni caso. Bravissimo, grazie per avercelo detto.

Bello anche il suo pezzo: «Bella Piazza rettangolare con Cattedrale di sicura antichità».

vièqquarcuno?

Toc toc? Sono Gesù, il principe della pace.

Ah, sei tu che bussavi?
Esatto.
ONU, che posto occupo nella tua vita?

Eh, se parli da dietro la finestra non si capisce niente.

Toc toc?
Sei sempre Gesù?
Esatto.

La mia opera preferita di Harry Anderson. Non è che sia molto più rassicurante di Godzilla, se posso essere sincero.

life in the fast lane

Lars fa un sito semplicino in cui inserisce un calcolatore di velocità, per dimostrare che se anche si accelera non è che poi si guadagni granché. Meglio andar piano, quindi, con tutti i vantaggi connessi.
D’accordo, Lars, proviamo. Io devo fare cento chilometri per andare a trovare mia nonna, a sessanta all’ora ci metto un’ora e quaranta. Ma se accelero, vediamo:

Eccazzo, Lars, no. Se accelero un pelino di più, ci metto quattro minuti. Quattro. E risparmio più di un’ora e mezza che posso passare in più con mia nonna, mangiando una fetta di torta stantia conservata per un anno dietro un calorifero. Quindi?
Accelerate, che arrivate prima. E giù quel pedale.

gissette

Ma che bello che si divertono.

Boris è alla decima pinta, si vede, ma è anche l’unico modo per poterci parlare. Chissà stasera che risate. Che poi parecchi deqquesti so’rregazzi.

Aiuto: Mario Draghi (IT), Ursula von der Leyen (EU), Joe Biden (USA), Olaf Scholz (GER), Boris Johnson (UK), Justin Trudeau (CAN), Fumio Kishida (JAP), Emmanuel Macron (FRA), Charles Michel (EU).

Legenda, da sinistra: il proprietario della tenuta; la nonna e il nonno; il terapista; lo zio scapolo su cui non puoi mai contare; un fratello che pensa che sia divertente; un altro fratello che subisce il divertimento del primo; il terzo fratello presentabile; un cugino di seconda chiaramente adottato. Succession.

featuring: Kool G Rap, Left Lane Didon

Scopro oggi, colpa mia, che è uscito il nuovo disco di Alonzo Fibonacci.

È uno che fa hip hop ed è chiaro che è ultranipote di quel Fibonacci là. Alonzo perché dev’essere capitato di far qualche giro più lungo che Fiesole.
Ascolto i tre pezzi del disco 3, un numero ovviamente, Dream, Clear It Out, What You Want, colgo perfettamente i numeri anche in essi e penso che l’ultranonno sarà orgoglioso.
Aspetto fremente il nuovo disco di Carmelino Russell, tutto sull’etica, e di Munununu Magnesio Newton, anche stavolta sulla gravità dei corpi celesti.

we’re doomed

L’India, com’è ovvio per un enorme paese tecnologicamente avanzato e fucina di ingegneri, matematici e scienziati, ha un proprio programma di studio in Antartide, avendo sottoscritto l’Antarctic Treaty System. Il programma è iniziato nel 1981, con la costruzione due anni dopo della prima base, la Dakshin Gangotri. Che, vista nella foto, pare un po’ piccolina, ehm, quasi a uso individuale.

Non volevo essere irrispettoso, è chiaramente la foto fatta sul tetto, sotto c’è la base. Lo scienziato ritratto è Mohammed Ghous Uzzaman, che appare anche nella foto sotto, con M. Vyghreswara Rao, nel gennaio 1988 durante la settima missione antartica indiana, in un momento di evidente divertito relax.

Nel 1989, l’India inaugurò una seconda base, la Maitri e, poi, nel 2012, la terza, la Bharati, che è quella che piace a me. Eccola.

Difficile immaginare se vi sia stata più una collaborazione con l’Impero della Morte Nera o con un’azienda produttrice di console per videogiochi degli anni Novanta.
Io propendo per una base segreta del cattivone di turno, di quelli col gatto sulle gambe. Ma sia chiaro, amici indiani, ovviamente si fa per celia. Hanno anche scoperto un muschio sconosciuto, eddai. Eccazzo, l’ho fatto di nuovo, sono un cretino. Scusate.