
E non sono °F, sono °C. Un numero a caso, tra l’altro.

E non sono °F, sono °C. Un numero a caso, tra l’altro.
Eccone un bel po’ interessanti.

Era su tutti i giornali tre anni fa, ora ci siamo: arriva anche l’idrogeno.
La parte più bella erano le schede tecniche. Sempre lo stesso giornale e articolista, due anni prima: «La scheda tecnica fa impressione: zero emissioni, autonomia variabile da 800 a 1200 km, 15 minuti per fare un pieno». Quindici minuti. E poi, per dire: «più di 1.000 CV e 2.712 Nm di coppia, ossia – per capirci – il doppio della potenza di qualsiasi semirimorchio in circolazione. Le batterie sono da 320 kWh e tanta meraviglia, battezzata ufficialmente “autocarro elettrico a lunga percorrenza” è stata appena presentata dalla Nikola Motor Company e dalla Bosch». E nessuno che facesse la domanda giusta. Che è sempre un po’ la solita: «che cazzo dici?».
Per chi volesse approfondire, un bel podcast: Mele marce. E l’istruttiva puntata proprio su Nikola e il cattivone Trevor Milton, ottima storia contemporanea che tante cose belle insegna. Perché se si muove con l’elettrico, allora il riferimento d’obbligo è Nikola Tesla, non si scappa.
Anche per il raggio della morte, in effetti. Che anche quello servirebbe assai.
Come Festivus, anche Ascanio è una festa comandata del mio calendario.
Lasciatelo entrare.
Qualcuno devi pure aver disturbato.

Qualcuno ben dotato di chiavi o cacciavite. Italian graffiti.
Ed ecco che un parco pranzo di natale si trasforma in un semidramma gastronomico:

Cioccolatini moldavi dal nome esplicativo dell’effetto (bellissima la traduzione “caramella di meteorite“), basterebbe vederne i valori nutritivi esagerati:

Ahah, ma non basta. Perché li abbiamo accompagnati al liquore adatto, di medesima provenienza, che ha innescato la reazione fatale.
Ed ecco che una domenica normale diventa improvvisamente una lunga domenica di passioni.
Eh, niente, ieri a notte abbastanza fonda sblocco il telefono e sorpresa: qualcuno lo sta usando e non sono io. Si aprono app, si copiano password, cambiano le schede, volano autorizzazioni. Macello.

Oserei dire, se non è espressione eccessiva, che si è trattato di una forma di stupro informatico. Il senso di violazione, infatti, nel vedere il proprio telefono usato da un misterioso figuro nascosto chissà dove, è stato davvero profondo. Non mi perdo d’animo, tento di spegnere il telefono ma non ci riesco, dato che è una lotta tra me e lui (sì, lo penso maschio e facciadimerda, preferisco), lui tira, io scorro, lui chiude, io apro. Alla fine, riesco a sfruttare un suo rallentamento nell’azione e spengo. Occhei. Aspetto un paio d’ore, sperando che si sia rivolto ad altro, accendo e formatto il telefono. E via, il resto da allora a ora e per un po’, è tutta una reimpostazione del telefono, riassociazione e rimozione dei dispositivi, ovviamente cambio password superesteso.
Chissà da quanto tempo vagolava sereno nel mio telefono, sfruttando il fuso orario: ho infatti capito che si collegava dal Canada – ah, quindi proprio stronzi oltre alla colpa per CelinDion – ed evidentemente ravanava proprio nelle ore in cui il telefono era inattivo ma acceso sul comodino. Qualche segnale era arrivato da google, che mi aveva avvisato di qualche tentativo di intrusione nell’account da luogo inaspettato, avevo cambiato la password e avevo rivolto la mia attenzione ai pc. Cosa invece del tutto inutile, essendo il telefono. Avevo in effetti fatto qualche operazione ardita volendo raggiungere un nas via vpn e scaricando qualche explorer di troppo, fatale.
Mah, vediamo. Ammetto che anche ora ogni tanto sblocco il telefono e lo sto a guardare come un ebete, per vedere se faccia qualcosa da solo. Finora no, non dovrebbe. La cosa mi ha dato da pensare, non tanto alla vicenda, pazienza, ma a ciò che sta nel telefono e cosa il numero telefonico effettivamente significhi oggi, in tempo di autorizzazioni e conferme in due passaggi. Troppa roba in un posto solo, direi, in linea generale. Computo alla fine del tutto o, almeno, fino ad adesso? Mi ha fregato definitivamente un account falso e vuoto di facebook, che mi serviva per lavoro per vedere i profili altrui, che non posso più recuperare essendo un’azienda cretina. Tanto manco avevo amici, sarà deluso. E nient’altro, mi pare. Almeno fino al prossimo estratto conto o volo aereo o prenotazione alberghiera o acquisto su amazon o cancellazione di siti a mio carico.
Ah, ecco, infine: buon natale dal Canada. Ahah, ma benedetto tizio, avevi mica dei parenti con cui mangiare un panettone canadese?

Auguri.
Però basta tagliare alberi, d’accordo?
Vado a preparare la mia famosa zuppa di natale, che scalda i cuori oltre che gli stomaci in questo bel giorno.

Da domani basta scassamento.
Beh, vivere in Europa ha i suoi lati positivi, anche nella corruzione.

Certo, soldi per favori, ma vuoi mettere la cultura che ci portiamo dietro? E se lei è greca e, quindi, certe cose le sa, Panzeri che può dire? Salvo D’Acquisto? Mmm, non pertinente. Orlando? Non italico. Enea? Ma va’. Inutile cercare di rivaleggiare con loro, negli eroi tragici sono imbattibili. Panzeri resta quindi un pitocco locale, malandrino senza però meritare compassione, perché ha rovinato il lavoro di molti. Cipolla, a ragione, lo collocherebbe nei banditi.
Chiariamo: i castelli sono una menata.
Possederli, aggiustarli, custodirli, tetti, imposte, umidità, diritti di passaggio, travi.
Il massimo sarebbe averli in comodato gratuito che se poi si rompe una tegola si avvisa il proprietario e ciao. Ecco, questo castelletto in comodato gratuito lo prenderei volentieri.

Giuste dimensioni e proporzioni. Château de la Motte, Château-Renard, Centre-Val-de-Loire.