minidiario scritto un po’ così di un breve giro per verificare se la semiotica strutturale delle origini è ancora praticata: uno, blocco 138, un primo sguardo, qua fuori ci sono i colori

La giornata è eccezionale, il cielo terso e il sole caldo, il vento è fresco e mai meno che piacevole, la natura è esplosa e sta germogliando a più non posso, dickensianamente all’ombra è inverno e al sole estate, i fiumi sono abbastanza gonfi d’acqua, si mangia fuori ma di notte fa freddo. Insomma, tutto è perfetto dal punto di vista del contesto. Con una giornata così, anche i casermoni che ho di fronte diventano tutto sommato non male, sono circondati da prati, alberi, spazi di vegetazione spontanea, il verde e l’azzurro attorno al grigio fanno molto. Non sono condominii, sono proprio blocchi brutalisti di abitazioni ciascuno numerato su un fianco o su una facciata, tutti davvero uguali e, se non per il numero, per me indistinguibili. Alcuni sono collegati da archi, altri sono su piccole colline, altri in basso in linea, sono arrivato al 138 e non ne vedo la fine, è un quartiere che è una città, ovviamente un lascito sovietico. Nonostante la giornata sia splendida, il posto dà da pensare e mette i brividi, perché sono a Pryp”jat, la città morta dopo lo scoppio di Černobyl.

Non è vero, non sono a Pryp”jat. Sarei deficiente se lo fossi, primo perché è un luogo contaminato, secondo perché trovo stupido fare turismo in una città devastata e abbandonata per un incidente nucleare. Nonostante, credo di non dire nulla di nuovo, in realtà il turismo lì imperversi eccome. Comunque no, io sono a Fabijoniškės, il distretto di Vilnius che ha impersonato Pryp”jat nella strepitosa serie HBO Chernobyl. È talmente sovietico e intoccato che è stato scelto come set di tutta la serie, ambientata ovviamente nel 1986. La centrale, invece, l’ha impersonata la sua gemella lituana, la centrale elettronucleare di Ignalina, Ignalinos Atominė Elektrinė, che ha lo stesso tipo di reattori. Una delle clausole di entrata della Lituania nell’UE riguardava proprio lo spegnimento di Ignalina. Che, a seguito della serie, è una meta turistica molto richiesta.

A Fabijoniškės credo ci vivano almeno alcune centinaia di migliaia di persone e non è che Milano 2 sia meglio, eh, e lo ZEN di Palermo, per dire, è imparagonabile per svantaggio. In realtà, a parte la ripetizione inquietante dell’architettura sovietica, il distretto è molto appetibile, per spazi verdi, quiete, posizione. Non è raro vedere parcheggiate BMW e Audi che convivono con la signora di una certa età che fa ancora l’orto ai piedi del blocco fumando tzigarra bucuresti e che potrebbe così com’è fare la comparsa nella serie.

Questo però è un distretto esterno di una grande città, oltre settecentomila abitanti, il cui centro è sulla confluenza tra Neris e Vilnia e appoggiato su dolci colline boscose. Se Riga e Tallin sono più belle, più omogenee e armoniche, Vilnius è in una gran posizione, alterna barocco a neoclassico a residenziale povero otto e novecentesco in via di recupero a brutalismo a edilizia dirigenziale dei nostri anni. Certe casone mitteleuropee a due piani, simili in Romania, Bulgaria, Polonia, spesso vicine al centro e con giardino, sono in vendita, calcolare il completo rifacimento. Le case povere, agricole, che chiamare di ringhiera sotto il socialismo reale sarebbe davvero eccessivo, come le case georgiane in legno vanno invece sparendo. Una delle cose che si nota nelle repubbliche baltiche, per stare in Europa, è l’età media della popolazione, bassa per i nostri standard, senza però che i giovani sembrino avere accesso più di tanto alle risorse, problema diffuso. Air Jordan, telefono bello, spesa in accessori e quasi tutto il resto in economia. Tutte e tre le repubbliche puntano molto sulla digitalizzazione, la Lettonia più di tutte, importano ed esportano apparecchiature informatiche e ospitano senz’altro sedi più o meno reali di aziende di tutto il mondo, si sono inventati l’identità digitale, che è una cosa realmente e concettualmente davvero complicata. Non pensate alla SPID. Eppure le linee non sono velocissime, almeno non lo sono quelle cui riesco a collegarmi io per scrivere questo minidiario.

Bene, sono di nuovo in giro e questo conta per me, anche se brevemente. Ma perché me ne vado in giro? Qual è il senso e quale il significato? È viaggio è turismo? Cosa cerco? E soprattutto cosa trovo? Vabbè, domande, io un po’ di risposte le ho già, sarei sciocco non ci fossi arrivato nel tempo, non son cose che comunque importano qui. Ci sono una o due cose utili da dire ma non ora. Ora una domanda potrebbe essere: vale la pena visitare Vilnius? Certo, per me varrebbe la pena visitare anche una fogna di Calcutta, sapendo però cosa si stia vedendo. Ne vale la pena, non v’e dubbio, magari avendo già visto alcuni posti con somiglianze comparabili. Dico: Cracovia, Riga, Tallin, Padova, Bordeaux, Tubingen, Ratisbona, Dresda, Weimar, Timisoara. Ecco, per dirne.


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