Uno fa un’impresa simile a vincere la coppa alla bocciofila ARCI senza le mane e meno di un anno dopo lo mandano via? Ma che brutto mondo, ‘ngrato.
(Oggi mi vengon sportive, non so…).
Uno fa un’impresa simile a vincere la coppa alla bocciofila ARCI senza le mane e meno di un anno dopo lo mandano via? Ma che brutto mondo, ‘ngrato.
(Oggi mi vengon sportive, non so…).
Ah, la cronaca locale.
La birra sarebbe una cosa seria. Ma se cade in mano ai ragazzini col kit della birra artigianale, succedono queste cose qui:
Cultura, senz’altro.
Non sono i primi a sfruttare la trasversalità e il richiamo delle serie ma sono tra i più bravi ad averlo fatto, modellando in 3d i set a scopo promozionale, trattandosi di un’agenzia di servizi per il settore immobiliare piuttosto grossa:
Ingrandire cliccando sulle immagini. Il che a me serve anche come pretesto per segnalare tre serie, tipologia sit-com più o meno, divertenti e oneste.
Non male il racconto di Claudio Magris, datato 19 luglio 1999, che narra lo scatto d’orgoglio di Hilmar Kopper, presidente del consiglio di sorveglianza della Deutsche Bank: un esempio per tutti coloro che si sentono prigionieri e hanno la testa della sostanza di una banana molla.
Il banchiere tedesco Hilmar Kopper lascia la moglie Irene, dopo trentotto anni di matrimonio, per mettersi con Brigitte Seebacher, vedova di Willy Brandt. Non ci sarebbe nulla da dire, se il banchiere, presidente del consiglio di sorveglianza della Deutsche Bank, non fornisse una giustificazione involontariamente esilarante del proprio abbandono del tetto coniugale: anziché stare zitto – giacché sono affari suoi e di sua moglie – o, tutt’al più, dire che la sua storia con la signora Irene è finita, così come possono finire e talora finiscono le storie anche intense e durature e occorre tirarne le conseguenze, proclama: “Voglio fare quello che voglio ed essere finalmente libero. E se la sera non ho voglia di mangiare, voglio anche non mangiare.”
Povero presidente, che vita miseranda deve avere condotto fino adesso, se ha aspettato trentott’anni per alzare la testa, se per 13.879 sere ha accettato di mandar giù bocconi che gli restavano sul gozzo. C’è d’augurarsi che nella sua attività bancaria, di alta responsabilità, sia più deciso. Se la signora Irene è stata una tale piaga d’Egitto, il presidente non deve avere una grande esperienza delle donne e dell’amore se non se n’è accorto in tempo. E deve averne ancor meno se lei invece non lo è stata ed egli non sa capire l’avventura, la libertà, il gioco, il rischio, l’intensità dell’esistenza condivisa, la confidenza amorosa che si accresce ogni volta di più, l’odissea del vivere, dormire, invecchiare e soprattutto scoprire e amare il mondo insieme. L’inesperto presidente evidentemente non sa condividere l’esistenza senza obbedire e, ritenendosi improvvisamente libero, pesta i piedi come un bambino e ripete: voglio, voglio, voglio! Ma chi gli assicura che la signora Brigitte Seebacher non lo ingozzerà anche lei, visto che lui è così arrendevole?
Le dichiarazioni da fotoromanzo di quest’ultima, sull’amore a prima vista e la vita che naturalmente è bella, non promettono granché. Eppure Brigitte Seebacher è stata moglie di Brandt, l’uomo che ha combattuto il nazismo e si è inginocchiato nel ghetto di Varsavia… Come scrive Baudelaire nei Fiori del male, parlando di Andromaca, la vedova di Ettore, l’eroe troiano, della sua vita di prigioniera ed esule dopo la caduta di Troia e del suo nuovo legame col modesto Eleno? “Ahimè, or donna d’Eleno e già d’Ettore sposa!”
Da Istantanee, 2016, Milano.
Dove vanno a morire i cassonetti quando comincia la raccolta differenziata porta a porta?
Oddio, morire… Magari stanno insieme e sono contenti.
Pronti per partire per una lunga vacanza all’est, forse.
La vera foto scattata alla conferenza di Jalta:
E non la solita di Roosevelt, Churchill e Stalin tramandata dalla storiografia.
Il che getta certamente una nuova luce sull’accordo fra Tito e Šubašić in Jugoslavia, sulla fusione fra il governo comunista e quello in esilio. È l’interesse dell’Impero?
[La prima foto è di Agan Harahap]
Il più grande di tutti, sempre.
A un anno dalla morte, la Royal Mail ha pubblicato una serie di francobolli commemorativi di David Bowie (qui il sito), con sei sterline e mezzo ci si porta via il pacchettino completo.
Al di là dell’interesse specifico del collezionista, secondo me potevano fare di meglio: scegliere le copertine e basta sarebbe potuta essere una soluzione accettabile per un’artista diverso, ma con Bowie che ha proposto travestimenti, trucchi e buffalmacchi per tutta la vita pare francamente pochino. Infatti, ne esistono di più belli di altri paesi, più fantasiosi.
Il primo ha una lingua tennologica tutta sua, l’altro forse proprio non ha capito.
Questo, invece, accusa un’infarinatura a orecchio (o è inglese?).