domenica ti porterò sul lago

Ottima occasione per passare una serata estiva al lago, brezza e salamina, il concerto degli I hate my village.

Ne dissi già, sono una tra le novità più interessanti dell’anno a parer mio. Essendo un supergruppo, da Calibro 35, Bud Spencer Blues Explosion, Jennifer Gentle, Verdena, il grado di abilità è molto alto e la facilità nei movimenti è evidente.

Di bello, c’è che rispetto al disco i suoni sono più grezzi e meno pulitini, il tutto ne guadagna in vitalità e ritmo, notevole davvero. Di meno bello, c’è che la conformazione audio è da festival e, quindi, troppo alti i livelli delle due chitarre che soffocano batteria e basso, sarebbero da sentire di più.
Ma son sciocchezze, concerto bello, con cover finale dei Jackson 5, in tutto divertente e coinvolgente. Consiglio.

gli Intoccabili a Mantova

Palazzo Tè, e già a me va bene quasi qualunque cosa.

Il pretesto è il penultimo concerto, final, di Ennio Morricone: orchestra sontuosa di novanta elementi più una trentina di coristi, più alcuni solisti di primo piano, non si può dire che gli imponenti mezzi non siano spiegati.
Pubblico molto pagante delle grandi occasioni, le prime file ben vestite e desiderose di interagire con standing ovations davvero frequenti. E Morricone, giustamente, gli applausi li desidera e se li prende proprio tutti, esecuzione per esecuzione.
Alcune sensazionali, Gli Intoccabili e Mission, molte altre che io non conoscevo, che so: La tenda rossa, Altri, dopo di noi, Olmo e Alfredo, Ostinato ricercare per un’immagine, Aboliçao e così via, un concerto che sono contento di aver visto, una volta nella vita. E non credo saranno gli ultimi, lui pare in forma, cammina e dirige bene, scommetto su altre esibizioni.

tornare ad avere vent’anni non avendoli più

Al Carroponte di Sesto San Giovanni, nei luoghi del lavoro che furono Falk e Pirelli, ho finalmente visto (sentito) gli Ska-P. Appropriato.

Da segnalare per il contesto, cinquanta gradi nella bolgia – perché lo ska si balla e ci si agita – e disorganizzazione sensibile dalla gestione degli spazi fino alla vendita della birra, ovvero un’ora di coda con lo spillatore che sgocciolava sudore direttamente nel bicchiere, facendo diventare la birra un adatto gatorade ricco di sali minerali.
Musicalmente, concerto notevole, movimentato ed elettrico, chiaramente incoerente tra musica, veloce e danzerina, e testi, politicamente impegnati e drammatici: è lo ska che è così, non gli Ska-P. Però balza sempre agli occhi.

La musica è un’arte curiosa: è l’unica che mi viene in mente che costringa l’artista a cantare a ogni concerto anche le canzoni che ha scritto quando aveva vent’anni ed era ribelle, incazzato e, magari, superficiale. Mostrando di condividere ancora il messaggio. La letteratura, per dirne una, non costringe lo scrittore a rileggere in pubblico ogni volta il successo dei suoi vent’anni, per fortuna (nostra e dello scrittore).
Cosa succede, quindi? Succede che gli Ska-P hanno cinquant’anni e cantano ancora le canzoni su Genova, sulla legalizzazione, sulla rivolta permanente. Niente di male, per carità, ma le parole e i concetti hanno trent’anni e sulla bocca, loro, e nelle orecchie, mie, non fanno un gran bell’effetto dopo così tanto tempo. Siamo cresciuti, dovremmo dire e fare cose più strutturate.

E così la comparsa sul palco dei NO TAV e della rappresentanza del popolo Mapuche che lotta contro lo sfruttamento di Benetton delle risorse della Patagonia risulta un filino anacronistica, a parer mio: signori, la lotta contro le multinazionali l’abbiamo persa, possiamo dirlo? Benetton non fa più i maglioni da vent’anni, ora investe globalmente e non manutiene i ponti, e l’Argentina è fallita un paio di volte nel frattempo. Ora dobbiamo lottare in modo differente contro nemici molto diversi da allora.

Detto questo, saltare tutti insieme è stato ed è sempre spassoso, non passa con l’età. Un’altra cosa che andava finalmente fatta, dopo tutti questi anni.

Michele, l’intenditore e Kurt, il Vile

«Pubblico di intenditori da grandi occasioni», dice un recensore, e io confermo: perché c’ero. E perché, modestamente, intendo.
Kurt il Vile & the Violators a Milano, serata di giugno, calda e bella, i due amici dei concerti, tutto giusto e al proprio posto, come dev’essere.

foto di Oriana Spadaro per www.rockon.it

Concerto eccellente, davvero, perché l’ultimo disco (Bottle it in) è molto bello, perché gli arrangiamenti da concerto prevedono anche un po’ di elettronica che si sposa ottimamente, perché lui con quell’aria da uno che deve ancora svegliarsi ci mette il giusto, perché musica e niente chiacchiere.
Perfetto.

l’estate prossima vado in vacanza su Marte

L’anno prossimo la NASA invierà su Marte il rover Mars 2020, allo scopo di capire meglio le condizioni del pianeta e, soprattutto, stabilire con ragionevole approssimazione se abbia mai ospitato la vita.
L’aspetto curioso è che, in qualche maniera, sarà possibile partecipare alla missione: compilando questo form, si otterrà la carta di imbarco. Questa è la mia:

Tutti i nomi dei partecipanti verranno incisi su un chip di qualche metallo nobile, forse silicio, in formato nanometrico (75, un millesimo di un capello umano) e via, sul rover. Partenza: luglio o agosto 2020, tenersi liberi.
Al momento siamo più di sette milioni, pare ci sia posto fino al 30 settembre 2019. Ci vediamo all’imbarco, venite un paio d’ore prima.

Questo sarà il punto di atterraggio, il cratere Jezero:

Portate scarpe comode.

apertura di stagione

A Milano, all’aperto come si conviene in stagione ancora formalmente primaverile, il concerto di apertura del mio estate-autunno musicale: i Dream Syndicate.

(foto Musicattitude)

Concerto strepitoso, come ogni volta con loro, in stato di grazia semi-perenne. Qualcuno ha constatato “lo scarso ricambio generazionale nel loro pubblico, in larghissima parte composto da gente con diverse primavere sulle spalle”, esatto: sono io, ed è anche quello il bello: siamo sempre gli stessi, un centinaio suppergiù, sia che ci troviamo al Bloom d’inverno o al Magnolia d’estate, un anno o l’altro. Sarà che i giovani non ne capiscono? Certo.
Una pecca, grossa: gli ultimi due pezzi fatti con Manuel Agnelli, strappone imbarazzante, abbastanza inutile sul palco visto che nulla di buono ha aggiunto. Mah, misteri dell’amicizia.
Per il resto, bel disco nuovo, bel concerto, bella gente, bella birra, bel caldo, e il mio suggerimento, come spesso dal 1988 ad oggi, è mettere su Ghost stories.

belpaese

Il signor Franco Alfieri è diventato il nuovo sindaco di Capaccio Paestum.
Per festeggiare, qualche giorno fa, un bel corteo di ambulanze lampeggianti.

Amenità da bel Paese? Può darsi, ma c’è di meglio.
Alfieri, detto «il re del pesce fritto», è già stato sindaco di altri due paesoni del Cilento (sindaco professionista, quindi, figura da considerare per il futuro), è consulente del governatore De Luca per l’agricoltura, caccia e pesca, ed è indagato per «voto di scambio politico-mafioso con l’aggravante del metodo mafioso».

Non male.
Sostenuto da otto liste senza simboli riconoscibili (il PD, intendo, e le amicizie deluchiane), cosa che si fa solitamente quando si possiede il territorio, ha stretto apparentamenti anche con Lega e Fratelliditalia, andando a vincere. Ed ecco le ambulanze festanti.
Le ambulanze sono del suo amico Roberto Squecco, condannato in via definitiva per «tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso» e la cui moglie è stata eletta nella lista di Alfieri. Doppia festa, quindi.
Ma se le ambulanze sono in giro a festeggiare allora la gente muore? Sì, ma va tutto bene: anche le pompe funebri di Capaccio Paestum sono del buon amico Squecco, quindi ciò che esce da una mano rientra nell’altra.
Il trucco è chiaro: basta gestire il sistema di qua e di là, badando a fornire tutti i servizi. Così si vince sempre.

Occhio, quindi: qui non è una questione di destra o di sinistra, anche se Alfieri di casa abita sufficientemente vicino al PD, ma di paese reale, che si muove – legalmente il più delle volte, se non è proprio necessario forzare la mano – a seconda dell’opportunità del momento senza mai squassarsi. Istruttivo.