one of the UK’s most photographed homes

Repubblica lancia l’allarme (il 23) denunciando la distruzione di Spy Boot, una delle più belle opere di Banksy, mio prediletto.

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Non esiste più, non esiste più. E giù lacrimoni (mica tanto a dire il vero, più una questione di soldi e di valore dell’opera, direi).
Peccato, io mi dico, spiace ma – tutto sommato – sono opere che Banksy stesso ha concepito come temporanee, se no mica le avrebbe dipinte in quel modo. Questa, poi, è (era) su un angolo di una casa a Cheltenham, vicino alla sede della GCHQ. Ecco com’è (era):

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Per vedere la parabola, vedere la cabina telefonica e connetterle insieme in qualche modo bisogna essere – non mi stancherò mai di dirlo – un genio con grandi occhi. Era il 2014, lo scandalo-intercettazioni di Snowden era all’ordine del giorno e vualà, l’intuizione. Che poi il bellissimo dell’opera è (era) quando uno ci entra a telefonare, ovviamente:

E poi, però, la bella notizia: Repubblica (anche) stavolta non ha letto gli articoli dei giornali inglesi fino in fondo: Spy Boot è salva. Rimossa e salva. Forse, pare. O forse no. Ci si interroga. Io penso, un po’, a chi ha comprato la casa (210.000 sterline), chissà se ci teneva o non se ne è accorto, chissà. In ogni modo, è bella da guardare anche in fotografia e riderci su, se possibile.
Perché il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Poi non deve durare, non fa parte della sua natura, basta conservarne la memoria.

architettura stradale

In Uruguay, precisamente nella Laguna Garzón, là dove prima un traghetto univa le due rive ora c’è una strada. Ma non una strada normale.

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Una rotondona disegnata dall’architetto uruguagio Rafael Viñoly. Lo scopo è sostanzialmente duplice: inserire una forma armonica nel territorio, richiamando in qualche modo le coste e, non secondario, costringere gli automobilisti a rallentare, con la forma circolare.

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Rafael Viñoly è anche l’autore del matitone 432 Park Avenue a Manhatthan e del Walkie-Talkie skyscraper a Londra (così chiamato per via della sua forma ricurva), conosciuto anche come grattacielo ustorio per il fatto che tende a riflettere e concentrare i raggi solari sul lato opposto della strada sottostante, causando pare alcuni danni.

iddio benedica il polygen: prodotti

Alcuni prodotti strepitosi, dal meraviglioso Polygen (che gli dei lo proteggano sempre):

Meliconi:
Il GumGody SvitaTivu’ Meliconi
Il CumBody AccomodaGomma Meliconi
Lo SchiacciaComputer Meliconi (con accessori)
Il GumKiody Meliconi

Ponti:
Finocchiogusto Ponti
Asparagodi Ponti
Pisellizia Ponti
Verzalizia Ponti
Condighiotto Ponti

Beghelli:
Il TeleMiglioraPompieri 626 Beghelli
Il TeleSalvaCefalo Beghelli
Il ControllaPiffero 626 Beghelli

completisti del mondo, unitevi

Anche la completezza è un valore. Se, dunque, per natale desiderate regalare un valore sappiate che a novembre uscirà un cofanettone bestiale con 27, dicasi ventisette, dischi dei Pink Floyd. 11 ore di musica, 14 ore di materiale video, il cui titolo è “The Early Years Box Set: 1965 – 1972“.

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Materiali inediti, live, rarità, sessions, ristampe (i primi 7″ della band), outtakes, il tutto dal 1965 al 1972, alla modicissima cifra di soli 550 dollari. Il pre-order e il trailer della faccenda, per chi ne avesse (costosa) voluttà.

iddio benedica il polygen: recensioni snob di musica indie

Due plausibilissime recensioni di musica indie (che non vuol dire un cazzo), dal meraviglioso Polygen (che gli dei lo proteggano sempre):

The Iraqi Americans – Deep Funks Of The Biafra In Blowjob (4XLP, Past, 2004)

Dolcezza arsty. New wave. New wave-(new) wave. No wave.
C’e’ lo zampino di Dj Hell nel collaudato trio formato da Dj Hell (turntable), Devendra Banhart (tuba) e Pharaoah Sanders (clavicembalo).
Eclettico fino alla nausea, il disco amalgama diafanamente cinghie di trasmissione math, new wave-new wave da camera, no(w) wave, new wave-post wave tradizionalista, cimbali milanesi, no(w) wave, e no wave decadente, perfetto per stupri on the road again.
Il riferimento alle Spice Girls e’ oggettivamente ridicolo.
(new) wave dunque. New wave-valzer, olocausto disinvolto dunque elettricamente amaro, per un disco che inserisce un hard-core chiaroscurale e cosmico in un mondo assolutamente no wave.
Una delle perle dell’anno.

(10) per l’idea, (0) per il disco.

E l’altro disco, che vorrei davvero avere:

Hitlers Over The City of Canterbury – S/t (2Xmini-CD, Black7 Records, 2007)

Nu wave-new wave. Il Rock è vivo. Spirale.
Puntuale nuova uscita della Black7 Records, che mette a segno un nuovo colpo con questo gruppo nato dall’incontro tra Michael Stipe e Otomo Oyuhide.
S/t e’ una perfezione improvvisamente free-gay e massimalista che indica fragranze kitsch e pedanti, adatto a scalate attraverso lande desolate.
Il riferimento potrebbe essere uno scontro tra John Cage e John Coltrane.
Lampi e armonia si alternano affrontando estraneamente delle bombe derivativamente finlandesi.
Tonico.