Michella Raffaella Gabriella

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Adelgonda di Braganza, qui nell’unico ritratto conosciuto (da me), fu la quinta figlia di Michele del Portogallo – re dal 1828 al 1834 – e della moglie Adelaide di Löwenstein-Wertheim-Rosenberg. Principalmente è nota per essere stata tra il 1920 ed il 1928 reggente al trono portoghese per conto del nipote Duarte Nuno, duca di Braganza, che non divenne mai re; lei poi si ritirò in Svizzera dove morì nel 1946.

Il nome completo di Adelgonda di Braganza era Adelgonda di Gesù Maria Francesca d’Assisi e di Paola Adelaide Eulalia Leopoldina Carlotta Michela Raffaella Gabriella Gonzaga Agnese Isabella Avelina Anna Stanislaa Sofia Bernardina. Alla fine Stanislaa passa pure via.

«… ai sensi dell’articolo 53, …» leggasi: «… ai sensi dell’articolo 54, …»

Per citarne alcuni:

dove è scritto: «… i requisitigli elaborati …» leggasi: «… i requisiti e gli elaborati …»

dove è scritto: «… e di cui all’articolo 24, comma 1, lettere d), e), f), g), h) ed i), » leggasi: «… e di cui all’articolo 46, comma 1,»

dove è scritto: «… ai sensi del comma 7.» leggasi: «… ai
sensi del comma 6»

dove è scritto: «… avvero della decadenza dell’autorizzazione.» leggasi: «… ovvero della decadenza dell’autorizzazione.»

Sono solo quattro dei 181 errori (181!) contenuti nel testo del nuovo Codice degli appalti, il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 recante: «Attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto…». Una bazzeccola di legge.
181 errori su 220 articoli, una percentuale da encomio, non si trattasse, come al solito, di sciatteria e incompetenza in luogo (e atto) pubblico: un altro funzionario, evidentemente più bravo, ha rimesso in fila tutti gli errori e li ha emendati, sulla Gazzetta Ufficiale: qui. Mai che qualcuno provi vergogna.
(L’articolo di Stella sul Corriere).

obelischi, obelischi (forse non tutti sanno che)

Delle 2498 persone ghigliottinate durante la Rivoluzione francese, 1119 furono giustiziate in piazza della Rivoluzione, come si chiamava allora place de la Concorde a Parigi.
Nel 1836 – in occasione del rifacimento di tutta la zona – venne finalmente issato l’obelisco che ancora oggi sta al centro della piazza, donato nel 1831 dal viceré d’Egitto, Mehemet-Ali.

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In realtà il viceré fu ancor più magnanimo, offrendo in dono alla Francia non solo questo obelisco ma anche il suo gemello, ovvero la coppia posta all’ingresso del tempio di Luxor, in Egitto, risalente a tremiladuecento anni fa. Per un qualche motivo il re di Francia Luigi-Filippo I ne fece portare via solo uno e il secondo rimase lì, a guardia del tempio, come ben si vede qui sotto.

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Che peccato, simmetria rovinata. Solo negli anni Novanta Mitterrand rinunciò ufficialmente al dono e l’obelisco rimanente rimase al suo posto. Fortuna.
Quello di place de la Concorde è un monolito di granito rosso alto 23 metri, compreso il basamento, e pesa 227 tonnellate; i geroglifici scolpiti narrano le imprese di Ramses II e sul piedistallo sono disegnati i macchinari usati per il trasporto e l’erezione. Il pyramidion di sommità fu probabilmente rubato nel VI secolo a.C. e il governo francese lo sostituì nel 1998 con una piramidina dorata sproporzionata. Potevano rubarsi l’altro, a questo punto.

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Nel 1999, Alain Robert, l’uomo-ragno franzoso, scalò l’obelisco in libera, una mattina che aveva poco da fare. Qui il video.

L’obelisco di Washington (città) – o, meglio, il monumento a Washington (presidente) – è una sleppa di oltre 169 metri di marmo, granito e arenaria. La sua costruzione cominciò nel 1848, come tributo al primo presidente, e in questa foto si vedono, oltre alle fondazioni, le baracche che allora ricoprivano lo spazio che oggi chiamano National mall.

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Nel 1854, a causa dell’esaurimento dei fondi e della guerra civile americana, la costruzione fu interrotta a circa un terzo. Nel 1879 si riprese: fu però impossibile ritrovare la stessa cava di pietra usata all’inizio dei lavori per cui si decise di usare un’altro tipo di pietra, per quanto somigliante. Si vede? Sì, si vede: la riga è mia (nel riquadrino l’obelisco a lavori interrotti) e segna il colore più scuro e la diversa grana della pietra superiore. Dal vivo si nota parecchio.

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Nel 1888, a lavori ultimati, era la costruzione più alta del mondo. Ovviamente non è un monolito, come gli obelischi antichi, ma è in muratura: il suo architetto-progettista, Robert Mills, ideò e costruì anche la Colonna di Washington, o Washington Monument, di Baltimora, un altro pistolone di cinquanta e più metri che testimonia anch’esso la predilezione per i monumenti belli dritti e per Washington del suo ideatore.

democratica?

Le donne adorano il leader supremo della Repubblica Popolare Democratica di Corea, il segretario del Partito del Lavoro di Corea e presidente della Commissione di Difesa Nazionale, il presidente della Commissione militare centrale e comandante supremo dell’Armata Popolare Coreana.

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Da pochi giorni anche Presidente della commissione degli Affari di Stato della Repubblica Popolare Democratica di Corea, bravo.
Meno fortunato con le donne (forse?) ma molto più abile nel golf era suo padre Kim Jong-il, qui sotto in un bel ritratto di Stato.

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Gli annali della Federazione Democratica Golf Nordcoreana ricordano che a ogni partita di golf il supremo leader, nonché tuttora “presidente eterno“, faceva abitualmente almeno tre buche in un tiro solo e in una leggendaria partita fece cinque-dico-cinque buche in uno e chiuse 38 colpi sotto il par. Il che equivale a essere il più grande golfista della storia universale. Si sapeva, i testimoni sono molti e tutti morti, d’altronde ha anche scritto Imagine e sei opere liriche bellissime.
David J. Hand, in Il caso non esiste. Perché le cose più incredibili accadono tutti i giorni, ne fa un interessante esempio di come accadano di fatto le cose più improbabili, anche se il calcolo delle probabilità non lo suggerisce. Una buona lettura.