Hans Rosling, il mondo in via di sviluppo e le statistiche fichissime

Nel 2006 questa conferenza di Hans Rosling per TED ebbe una grande risonanza: sia per i contenuti, molto interessanti, che rivedono del tutto la visione di un “mondo in via di sviluppo” sia perché le infografiche di Rosling erano di tipi mai visti, nuove, colorate e accattivanti, mai banali. Da allora le infografiche si fanno così. Ecco la conferenza, venti minuti davvero da seguire.

È possibile scegliere i sottotitoli con il pulsante in basso a destra.

confondere i Booker T.

In una pagina imprecisata (ho letto l’ebook) del suo America perduta. In viaggio attraverso gli Usa (orig.: The lost continent), al capitolo 11, Bill Bryson scrive:

Mi stavo dirigendo verso il Booker T. Washington National Monument, una piantagione vicino a Roanoke, dove Booker T. Washington era cresciuto. Un grand’uomo: schiavo, in seguito liberato e autodidatta, si dedicò all’insegnamento, fondò il Tuskegee Institute in Alabama, il primo college per neri in America.

E fin qui tutto bene. Poi prosegue di seguito:

Non ancora contento del suo operato, terminò la sua carriera come musicista soul, mietendo, negli anni Sessanta, una serie di grossi successi musicali con la casa discografica Stax del gruppo MGs. Come già detto, un grand’uomo.

No, momento: no. Il primo è Booker T. Washington, educatore, scrittore e oratore, morto nel 1915 (i Sessanta erano da venire, eccome). Il secondo, invece, con cui Bryson si confonde, è Booker T. Jones, nato nel 1944, lui sì uomo di punta della Stax e di certo mai schiavo.
Entrambi grandi uomini, certamente, per motivi piuttosto diversi.

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Il libro di Bryson, comunque, è molto divertente, come tutti i suoi, e si legge volentieri. Ora provo a scrivergli, chissà mai. Nel frattempo, un grandissimo classico di Booker T. Jones, per chi vuole.

la stupidità al potere

Entra in vigore l’ora solare in tutta Europa e limitrofi, in Turchia no.
Perché Erdogan ha deciso così, ha bisogno che il giorno del voto, l’8 novembre, ci sia un’ora di luce in più. Poi, forse, si passerà all’ora solare.
Peccato che in Turchia qualsiasi pc, qualsiasi smartphone, qualsiasi tablet, qualsiasi smartwatch, qualsiasi sveglia evoluta, persino qualche forno a microonde, non siano d’accordo con lui e abbiano spostato indietro l’ora. Che ora è in Turchia?

ascoltare un film? meraviglioso

Una domenica di inizio agosto, verso sera, di ritorno da Aquileia, in autostrada.
Fa piuttosto caldo, per ingannare il tempo del viaggio accendo la radio e smanetto un po’, finché non capito su un serrato dialogo tra due donne, intenso, angoscioso, tra una madre – pianista, concertista – e una figlia, che recrimina nei confronti della madre nel corso di un’intera notte. Strepitoso, non parliamo più in auto, non stacchiamo le orecchie, rapiti dalla vicenda, non ci fermiamo nemmeno all’autogrill per il Positano di rito talmente l’ascolto è appassionante.

Dopo un po’, grazie ad alcune note di spiegazione del conduttore tra un dialogo e l’altro, capiamo che si tratta di un film, ‘Sinfonia d’autunno’ di Bergman con Bergman (le voci in effetti erano particolari), e la trasmissione non fa altro che ritrasmettere il film nelle parti salienti intervallate da alcune brevi spiegazioni di contesto e utili a comprendere meglio.
La trasmissione, scopro poi, si intitola ‘Il cinema alla radio‘, ovvio, è una parte della trasmissione sul cinema di Radio3, Hollywood Party, e va in onda la domenica sera.

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Qui tutte le puntate in podcast, ovvero una-puntata-un-film, io per esempio in questo momento sto ascoltando (fa effetto dirlo) ‘Good Bye, Lenin!‘, nel momento in cui appare Rainer, il fidanzato della sorella di Alex e nemico del popolo. Questa cosa dei film alla radio è meravigliosa, un’intuizione davvero notevole, considerando poi che io, per dire, non mi sarei mai sognato di guardare ‘Sinfonia d’autunno‘ di Bergman, no di certo. Ascoltato, invece, è stato appassionante. Consiglio caldissimamente (la trasmissione e i film, non Bergman).

jump up, jump up and get down!

Philippe Halsman è stato un fotografo noto per i ritratti, le foto di moda, i reportage, le pubblicità e per la sua intensa collaborazione, tra gli altri, con Dalí.
Uno dei progetti che lo videro impegnato, e che conquistò le copertine di Life e Vogue, è ‘Jumpology‘, ovvero: lui diceva «salta» e i soggetti saltavano, perché «se chiedi a una persona di saltare la sua attenzione è più che altro rivolta all’atto di saltare, quindi qualsiasi maschera cade».

La foto che preferisco ritrae, salta!, gli ex-regalissimi Duca e la Duchessa di Windsor, meglio noti come Edoardo VIII e Wallis Simpson, noti per la vicenda clamorosa dell’abdicazione dalla corona inglese. L’anno della foto è il 1956 e i calzini di lui, oltre alla scalzitudine di lei, sono bellissimi. I signori regali più simpatici da invitare a casa.

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Le foto di Philippe Halsman sono in mostra al Jeu de Paume a Parigi fino a gennaio.