saremo per sempre tuoi amici

Sto sgusciando come una biscia nel traffico quando passo davanti alla sede di Forza Italia, abbandonata da anni se non per le vetrine, e colgo qualcosa di nuovo.
Mi fermo e fotografo.

È chiaramente una minaccia. Una minaccia vera. E il cuore servirebbe a sviare ma, nel mio caso, non fa altro che acuire il senso di pericolo. Come il partito dell’amore di allora, ugualeuguale.

a Grazzano giocavi alle bocce

Badoglio, che gran porcaccion, la Badoglieide.

Raro caso di canzone nata in ambito partigiano, una sera nella compagnia di Nuto Revelli, che viene cantata con soddisfazione anche in ambiti fascisti con poche e piccole modifiche, vedi la fine. Visto il successo trasversale del porcaccione.
(Coi quattrini della canzone, tra l’altro, fece la speculazione edilizia in zona archeologica del condominio in cui abito io, com’è piccola la storia. E tanto successo riscosse Renzi che divenne oggetto di una Renzeide, su stessa musica).

open to meraviglia/l’estate sta finendo

E per finire in bellezza, la meraviglia di ‘Open to meraviglia’ non è nemmeno iniziata, risalendo a fine giugno l’ultimo intervento in tema. Social fermi, tutto morto, la campagna del Ministero per la promozione turistica del paese è defunta ancora prima di vivere. Chi l’avrebbe detto? Il tutto, tra l’altro, durante la stagione estiva, irrilevante. Chiedere ancora a Santanchè. La Corte dei Conti indaga, nulla di nuovo fin dall’inizio.

Mai una sorpresa in questo tipo di cose.

L’ultimo cenno, fine giugno. La faccia del vaso accostata alla faccia di lei è proprio ridicola, oltre tutto.
(Aggiornamento del 30/8: è riapparsa su Instagram, evidentemente le polemiche in rete, sui giornali e l’indagine della Corte dei Conti l’hanno svegliata).

live at Pompeii al tempo della destra stracciona

Nell’anfiteatro di Pompei, sì, quell‘anfiteatro, si sono riuniti ieri i rappresentanti del governo per promuovere la cucina italiana, sì, come bene unitario, alla tutela dell’Unesco. Ci saranno andati col treno mensile?

La pompa è magna, ops, perché si presentano in formazione il Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, signora mia come si mangia in Italia, ci sono anche amministratori delegati, viceministri, direttori di museo, come mancare?
Il concetto è poverello, nel senso che non si ragiona di un settore, degli sviluppi futuri e dello stato delle cose, bensì di quelle che a destra chiamano sempre ‘eccellenze italiane’, vere o supposte, tra cui la cucina è regina, e che devono in sostanza essere oggetto di vendita al resto del mondo. La resa grafica, quindi, dell’assenza di idee risente dello stesso problema. Ecco il logo che non lo è:

Realizzato dagli allievi della Scuola della Medaglia dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, chiaramente non è un logo ed è, anzi, la solita accozzaglia di luoghi comuni italici, pomodori e ponte di Rialto, Leonardo, Verdi, Montalcini e nutella, prosecco e una pizza pepperoni abbastanza ridicola. Non è un logo, è una rappresentazione grafica e come tale abbastanza inutile. Il claim è il solito di quest’epoca destroidina, tutto maiuscolo e con i cuoricini con bandiera italiana al posto delle ‘o’: i🖤 am🖤 la cucina italiana, non ce la faccio a scrivere tutto maiuscolo, non è che siano morti dei creativi per lo sforzo.

Il pensiero corre, gioioso, a Open to meraviglia e bisogna tenersi forte, avere coraggio da vendere e grande coscienza di sé per sapere, e poi ammettere, che lo stesso concetto di ‘cucina italiana’ è farlocco, ha sì e no cinquant’anni, le nostre specialità sono perlopiù recenti e per dare uno sguardo realistico – grazie signor L. – c’è il bel podcast DOI – Denominazione di Origine Inventata di Grandi e Soffiati. Così qualcosina in più si sa, oltre a Dante in padella col pomodoro pachino.

la brutta abitudine di fare i conti in tasca agli altri senza dirla tutta

E senza guardare i propri, di conti e di tasche.
Buffo che a tutti i giornali italiani di questo agosto non sia sfuggita la notizia dell’aumento del prezzo del Guggenheim a New York, da venticinque a trenta dollari, che segue quello del MET, del Whitney, del MoMA e del Museo di Storia Naturale da un anno a questa parte. Inflazione, diminuzione dei visitatori, cose così. I commenti dei giornali italiani sono salacetti: «Per il turista venuto dall’Italia il nuovo tariffario appare da capogiro soprattutto se confrontato a quello di altri musei della penisola: se l’ingresso agli Uffizi costa 26 euro (più quattro euro di prenotazione), i Musei Vaticani si fanno pagare 17 Euro, la Pinacoteca di Brera 16, mentre al Mann di Napoli 23 euro permettono una visita di due giorni». Perché si fanno i paragoni e sono curiosi, perché agli Uffizi il 26+4 fa proprio trenta, e si dimenticano di citare le facilitazioni di là: residenti e coloro che studiano in città non pagano un biglietto, lasciano un’offerta libera, e le riduzioni a 22 dollari per gli anziani e 17 per gli studenti al MET, per dire. E al Guggenheim con 75 dollari, tutti deducibili, si diventa membri e si entra quando si vuole e si vede ogni mostra aggratis. Ovvio puntino su quello e scoraggino le visite occasionali. Ma è più bello non dirlo. Verrebbero a questo punto confronti sui musei stessi che non si faranno perché siam pur sempre dei signori.

Facciamo allora le comparazioni con altri settori, sempre gli stessi giornali:

E allora io dico che per me un Guggenheim a un prosciutto e melone e mezzo va benone, lascio questo e piglio senz’altro quello, senza esitazioni. A Forte dei Marmi manco ci vado e perché dovrei, quando posso andare a New York spendendo meno?

Peraltro nella foto l’ombrellone non ce l’ha nessuno. Sarà per il costo?

finalmente libero

E nel momento più inatteso.

Ma che cazzo ringrazi, Meloni? Sul serio: perché? Al Sisi è il dittatore che lo deteneva ingiustamente, lo si sa, sì? Quindi perché ringraziare il carnefice?
Detto questo, Meloni cerca di intestarsi una liberazione con cui non ha nulla a che fare – e infatti Zaki non sarà in Italia domani – e a sinistra farneticano di baratti con il caso Regeni. Ma perché, anche qui? Al Sisi poteva benissimo continuare a sbattersene e dell’uno e dell’altro, come negli ultimi tre (e sette) anni ha serenamente fatto.
Su, dai.

vai, caro, vai

E qui, finalmente, la chiudiamo con Berlusconi, dopo la bulimica indigestione di questi giorni e l’inenarrabile rottura delle ultime decadi.

Una piazza che si riempie dei suoi, come da regia mista Mediaset e prefettura, ultras del Milan e pregiudicati in permesso, Verdini, cori da stadio e signore labbronate in preda a mistiche visioni, non sfugge il gesto della primogenita Marina che tiene per mano la simil-vedova, probabilmente per un facile calcolo che convenga farsela amica per quote per ridurre ai minimi i tre fratelli minori nella partita che già si è aperta per il controllo delle società. Non disprezzabile la riflessione dell’arcivescovo che non si appiattisce e, anzi, non ne dice granché, se non altro.

Un paio di cose per chiudere, definitivamente. Il riepilogone di Travaglio, un coccodrillo azzeccato per chi avesse la memoria raffreddata (e bisognerà pure trovare una nuova occupazione al giornalista, adesso):

Non entrerò mai in politica. Scendo in campo. Il Paese che amo. Un nuovo miracolo italiano. L’Italia come il Milan. Basta ladri di Stato. L’amico Craxi. L’amico Gelli. L’amico Dell’Utri. L’amico Mangano. L’amico Previti. L’amico Squillante. L’amico Metta. Il lodo Mondadori. La rivoluzione liberale. L’uomo del fare. La villa fregata all’orfana. Da giovane ero anch’io donnino di casa. Mamma Rosa. Il mausoleo di Arcore. Il Polo delle Libertà. Voglio Di Pietro ministro degli Interni. Il decreto Biondi. Giuro sulla testa dei miei figli. Mai pagato tangenti. Milano negli anni 70 era un calvario, dovevi far passare la pratica da un ufficio all’altro con l’assegno in bocca. Vendo le mie tv. Lasciatemi lavorare. Sono l’unto del Signore. Mai detto che sono l’Unto del Signore. Cribbio. Mi consenta. Il ribaltone. Dini e Scalfaro comunisti. Prodi utile idiota dei comunisti. D’Alema comunista. L’amico Massimo. La Bicamerale. La Costituzione comunista. Le toghe rosse. La Casa delle Libertà. Chi vota a sinistra è coglione. Le mie tv hanno una linea editoriale autonoma all’85%. I miei giornalisti sono tutti di sinistra. Fede è un eroe. Putin è un amico fraterno, un dono del Signore, ha sentimenti delicati, un vero democratico. L’amico George W.. Ai consìder sdesd ov Iunade Steiz nos onli a fleg ov e cantri…

Gheddafi è un leader di libertà. Le tangenti alla Guardia di Finanza, nel sentire della gente, non sono considerate reato. Dell’Utri è persona di così profonda moralità e religiosità da non poter essere connivente, non ha attaccamento al denaro, molte volte gli dico: non fare come Giorgio Washington che curava gli interessi dello Stato e mandava in malora la famiglia. Non farò condoni. Concordato e scudo fiscale. Condono fiscale ed edilizio. All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto. Signor Schulz, la suggerirò per il ruolo di kapò. Siete turisti della democrazia. Romolo e Remolo. L’Islam civiltà inferiore. Tutta colpa dell’euro. Le corna. il cucù alla Merkel. La mafia, poche centinaia di persone. Gli ellepì con Apicella. L’elisir di Scapagnini. Rasmussen è meglio di Cacciari, gli presenterò mia moglie. Mangano è un eroe, non ha parlato: si comportava bene,faceva la comunione nella cappella di Arcore. Il Contratto con gli italiani. Un milione di posti di lavoro. Meno tasse per tutti. Le grandi opere. Il Ponte sullo Stretto. Sono stato frainteso. Biagi, Santoro e come si chiama l’altro… Luttazzi hanno fatto un uso criminoso della televisione pagata coi soldi di tutti. Montanelli e Biagi erano invidiosi di me. La Piovra rovina l’Italia all’estero. Il falso in bilancio. La Cirami. Il lodo Maccanico. Il lodo Schifani. La Cirielli. Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po’ più uguale degli altri.

Ciampi comunista. La legge Gasparri. Il salva-Rete4. L’Economist comunista. Signora, che ne direbbe di una ciulatina? Bertolaso uomo della Provvidenza. Mussolini non ha mai ucciso nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino. Sarò felicissimo di conoscere il papà dei fratelli Cervi, a cui va tutta la mia ammirazione. Caro Blair, sono laburista anch’io. La giustizia a orologeria. I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Telekom Serbia è tutta una tangente. La Mitrokhin. I brogli di Prodi. I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime. Farò sparire la spazzatura da Napoli in tre giorni. Ho 109 processi con mille giudici. Sono sempre stato assolto. Chi scrive di mafia lo strangolerei con le mie mani. Il Popolo della Libertà. La bandana e il trapianto pilifero. Obama è bello e abbronzato. Il miracolo dell’Aquila. Evadere è un diritto naturale nel cuore degli uomini. Le mani nelle tasche degli italiani. La magistratura è un cancro da estirpare, peggio delle Br, come la banda della Uno bianca. Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo tombeur de femmes.
Agostino, la Antonella: sta diventando pericolosa, s’è messa a dire cose pazzesche in giro. Il lodo Alfano. La prescrizione breve. Il processo breve. Il legittimo impedimento. La Consulta comunista. Il Partito dell’Amore e la sinistra dell’odio. Mai frequentato minorenni. Il padre di Noemi Letizia era l’autista di Craxi. La signora Lario mente. Patrizia, tu devi toccarti. La statuetta ad altezza Duomo. Dottor Fede, cioè volevo dire Vespa. Gli amici Gianpi, Lavitola, De Gregorio e Lele. Nicole Minetti è un’igienista dentale. Ruby è la nipote di Mubarak. Il Bunga bunga. Ho una fidanzatina. Solo cene eleganti. Siamo tutti intercettati. Pagavo Ruby perché non si prostituisse. Pagavo le ragazze perché i pm le hanno rovinate. Santità, siamo i difensori della civiltà cristiana e della famiglia tradizionale. Ho otto zie suore di Maria Consolatrice. Il Family Day. Ragazze, mi toccate il culo? La culona inchiavabile. La mia condanna è un golpe. L’uveite. La pompetta. Mister Obamaaaaa! La sapete quella della mela? E quella degli ebrei e i campi di sterminio? Sono il miglior premier degli ultimi 150 anni. Non mi dimetterò mai. Mi dimetto. I grillini li mandiamo a pulire i cessi di Mediaset. Le finte nozze. Il mio Covid aveva la carica virale più alta del mondo. La signora Meloni è supponente, prepotente, arrogante, offensiva, ridicola. Putin voleva solo sostituire il signor Zelensky con persone perbene. Bisogna convincere Zagrebelsky a trattare. Vi mando un pullman di troie. Ho fatto finire la guerra fredda e ottenuto in Europa i miliardi del Pnrr. Ricordo le mie riforme del 208. Tik Tok Taaaaak. Vi tulipano tutti. Me ne vado da questo Paese di merda. (qui)

E un paio di considerazioni conclusive tratte da “Il brodo delle undici” di Franco Cordero:

(…) manifesta presto caratteri congeniali all’Italia del miracolo economico: ciarlone, bugiardo, blagueur, istrione nel modulo pianto-riso-ringhio; la qualità scenica specifica è una mimica logorroica (i bagalún del lüster vendevano lucido da scarpe nelle fiere); può anche riuscire simpatico.

Domineddio dev’essersi dimenticato d’infondergli l’anima (…).

Tornando a B., gli manca l’organo della vita intellettuale, etica, estetica. In compenso ha un apparato percettivo e motorio adatto alla caccia: animale monstre, del genere caimano o squalo, diversamente dai quali allarga le ganasce nel riso, scherza, parla come le fontane buttano acqua, suona, balla; e l’ascendente ilare moltiplica le prede.

E ora, se iddio vuole, lo stesso dell’anima qui sopra che adesso se lo goda lui, sempre troppo tardivamente basta.