con la cultura non si mangia (a cosa serve davvero Google maps)

Com’è noto, Google maps utilizza le fotografie degli utenti per illustrare i luoghi segnati sulle proprie mappe. Non solo, anche le recensioni, le risposte, l’aggiunta di luoghi, la modifica e l’inserimento di informazioni e tutto quanto di proprio gli utenti, liberalmente, decidono di devolvere a favore di Google.
Attivando l’opzione di contribuzione, è possibile caricare fotografie su Google maps: impressionanti gli algoritmi di individuazione, che non ne sbagliano quasi una e se lo fanno lo fanno di cinque metri, e impressionanti gli algoritmi che identificano una buona foto e fanno partire la richiesta di caricamento. Poi Google blandisce con gagliardetti di guide ed esperti e, intanto, incamera tutto, golosamente.

Per provare e capire come funziona, ho aderito al programma: sono Local Guide di livello 3 (esticazzi) e ho diritto, credo, a una spilletta virtuale o una cosa così. Comunque, ho caricato alcune fotografie lo stesso giorno, tra cui una di un luogo in cui mangiare in superprovincia e una del più famoso e meglio conservato monumento di epoca romana esistente.
Ecco le statistiche di visualizzazione delle due fotografie:

Certo, del Pantheon ci sono più foto, vero. Ma il che spiega senza dubbio a cosa serve davvero Google maps. E qual è la nostra ossessione nazionale.

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