e se è una femmina si chiamerà Futura

Paul Renner studiò pittura a Berlino, Monaco e Karlsruhe; dal 1925 al 1926 insegnò grafica pubblicitaria e tipografia alla scuola di arte di Francoforte e dal 1927 divenne direttore delle scuole grafiche di formazione professionale a Monaco.
Nel 1928 iniziò a disegnare un set di caratteri, basandosi pare su un progetto di un suo alunno, che avrebbe fatto storia: Futura. Derivando lo stile e l’idea di progettazione dal Bauhaus, dagli stencil e da alcuni concetti del costruttivismo, nei successivi quattro anni lavorò a uno dei font più duraturi della storia moderna.

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Fu un successo pazzesco, sebbene Renner avesse commesso l’ingenuità di mostrare il proprio lavoro ad alcuni colleghi prima della presentazione ufficiale (nacquero così alcuni set di caratteri molto simili, per fortuna poi surclassati) e nonostante i nazisti nel 1933 l’abbiano allontanato dall’insegnamento.
Ma ormai Futura aveva preso il largo.

Futura conobbe (e conosce tuttora) numerosissime varianti – per esempio: Futura Condensed, Demibold, Display, Black, Steile Futura, Inline, ND, ND Alternate, PT, Futuris, Eugenia, Bukra, URW++ e così via – ha superato indenne il processo di digitalizzazione ed è servito come base per altri numerosi font, come: Kabel, Metro, Vogue, Spartan, Twentieth Century, Airport, Nobel, Super Grotesk, Avenir (uno dei più belli, a parer mio), Gotham, Toronto Subway Font eccetera.
Il successo di Futura è senza freni ed avviene, in particolare, in ambito aziendale e industriale, per la chiarezza, la leggibilità, la precisione del disegno, l’idea di efficienza che trasmette. Ma non solo. Per fare l’esempio più eclatante, la placca commemorativa lasciata da Armstrong e Aldrin sulla Luna è scritta in Futura:

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In ambiti meno grandiosi, Futura era il font di Ikea fino al 2009 (ne ho parlato qui) e lo è nelle sue variazioni (VAG Rounded) di Volkswagen o di Royal Dutch Shell, per non parlare delle pubblicità di Supreme, Party City, Crayola, HP eccetera.

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Non meno, anche in altri ambiti Futura spopola, per esempio in ambito cinematografico (il genere prediletto pare essere la fantascienza ma non solo), come invece televisivo (Doug, Lost, Warehouse 13, Sesame Street, Love Boat, per dire), fumettistico (V for Vendetta, Watchmen), sportivo (i banners dei Boston Celtics, CBS Sports fino al 1996, il logo delle Olimpiadi di Mosca del 1980), videoludico (Wolfenstein: The New Order) e chissà quanti altri.

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In ambito musicale, invece, dei veri appassionati di Futura sono i Vampire Weekend (anche se il font mi pare meno sfruttato nel settore):

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E da noi, alla periferia dell’impero? Sì, è arrivato anche da noi, tanto che se ne sono accorti alcuni colossi nostrani, quando hanno deciso di darsi una bella ripulita: dentro una bella corporate identity rinnovata e avanti con il Futura che, come dicevo prima, dà quel bel senso di efficienza che tanto manca da noi.
La prima bella ripulita è stata questa:

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Anche nella doppia versione, bold e light (ovvero, a parer mio, come riuscire a non usare nessuna delle versioni più belle):

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E l’altra bella ripulitona è stata questa, in tutte le declinazioni delle reti, delle divisioni e tutto quanto attenga all’azienda:

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Quanto poi la bellezza, l’ordine, la pulizia e la precisione del font corrispondano alla realtà è da vedere caso per caso, ognun valuti ciò che crede. Futura resiste ormai da novant’anni e pare avere ancora un brillante avvenire davanti a sé.

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