la torre di Parigi che pende, che pende e che mai cascherà

E se poi uno cercasse calamite da frigo a poco prezzo, trasgredendo la regola per la quale le calamite si comprano sul posto, allora potrebbe fare ottimi acquisti dai cinesi.
Le calamite della torre di Parigi, per esempio («Eiffel Tower Metal Fridge Refrigerator Magnets»), eccole qua:

Ci metto anche il link, in caso qualcuno volesse comprare la più bella tra tutte.

addio, Cassini

Tra meno di un’ora, alle tredici e cinquantaquattro ora italiana-europea-terrestre, la sonda Cassini – dopo vent’anni di onorabilissimo servizio di cui dovremmo tutti esserle molto grati – si schianterà su Saturno, alla fine della propria, gloriosa, nobile missione di conoscenza.

A dirla bene, si disintegrerà tra le gassosità del gigante, a un miliardo e mezzo di chilometri da noi, nel solitario, gelido, silenzioso spazio. Grazie Cassini, ti ricorderemo. E grazie per le bellissime fotografie in tutti questi anni.
[La morte di Cassini sarà in diretta dallo spazio: qui].

2,17 euro per metro cubo

Eh, volevo scriverlo per poi ricordarmelo: le ditte produttrici di acqua in bottiglia pagano – per la concessione – in media 2,17 euro per metro cubo, che è, meglio ricordarlo, mille dicasi 1.000 litri di acqua. 0,00217 euro a litro, se non sbaglio i conti. Ovvio che poi hanno un sacco di soldi per la pubblicità. Ed è un calcolo errato perché, curiosamente, le aziende pagano in base all’estensione di superficie della concessione e non in base ai volumi di acqua prelevati. Assurdo? Sì.
Ma perché pagano così poco? La ragione sono le concessioni secolari mai aggiornate e un vuoto normativo che lascia irregolato un intero settore, come spiega molto bene un dossier di Legambiente.

27 marzo 1968, in morte di Jurij Gagarin

Un articolo di Gianni Brera dai curiosi toni, stranamente personali e lirici con quel nome italianizzato che lascia un po’ così, scritto in morte del cosmonauta. Lo riporto perché mi ha colpito, non me l’aspettavo da Brera.

 Giorgio Gagarin è morto. Era stato il primo messaggero degli uomini nel cosmo: l’eroe che esprimeva l’ansia di tutti noi, improvvisamente umiliati dalla pochezza del nostro mondo. Quando un grande eroe perisce, l’uomo appena degno di questo nome sente ingroppirsi la gola. Non valgono parole a celebrarlo. Tanto meno le parole di un umile artigiano della penna. Giorgio Gagarin aveva nel volto chiaro e onesto la serena innocenza del predestinato. Per singolare destino, gli eroi veri sono candidi: i loro occhi esprimono mite purezza: sono puliti fino a commuovere.
Giorgio Gagarin assurge ora a simbolo d’un nobile popolo pervenuto alla ribalta della storia traverso inenarrabili sacrifici. Voi potete pensarla come volete a proposito di socialismo. Ricordando Giorgio Gagarin non dovete macchiarvi di calcoli banali, troppo bassi per lui e per la sua gloria. Giorgio Gagarin era un contadino russo. Con venti copechi si è iscritto a un Aereo Club e ha conseguito il brevetto di pilota d’aereo. Quando si ricercavano astronauti per la conquista del cosmo, Giorgio Gagarin si è presentato ed è toccata a lui la fortuna di precedere tutti.
Era un individuo perfetto. Aveva tanto coraggio da accettare il rischio con superumana calma. È così entrato nel novero dei pochissimi che aiutano i loro simili – in apparenza – a sentirsi uomini, cioè superiori alle bestie. Tra questi pochissimi potete includere alcuni santi soavi ed eroici, alcuni sublimi artisti, alcuni scienziati. Giorgio Gagarin era egli pure un santo, incoronato di un’aureola scientifica: è in effetti l’ultimo santo della nostra religione assurta a filosofia, dunque a scienza.
Non vi sono molti modi di rendere omaggio a un santo che aiutandoci a vivere ci onora. Io sono sopraffatto da queste espressioni che mi vengono dritte dal cuore e da una cultura che purtroppo ignora le rampe dei lanci interplanetari. Avrei semplicemente voglia di piangere e penso che se fossi a Mosca andrei al funerale di Giorgio Gagarin sentendomi per una volta esaltato di vivere in tempi che si onorano di lui.
La vita non è solo rifugio di vili se esprime uomini come Giorgio Gagarin: ma poiché la nostra natura è mediocre, io da pover’uomo mediocre annoto in questo diario che la terra era troppo bassa per quell’anima grande e serena. La limpida fantasia dei primitivi era meno ingombra di simboli distorti: i loro eroi venivano rapiti in cielo: la memoria di essi era mito.
Un epicedio di Giorgio Gagarin è veramente valido se viene composto di sole lacrime virili. Addio, dunque, Giorgio Gagarin di Mosca. Domani, non veduto, coglierò un fiore e pronuncerò il tuo nome: forse pianterò un albero, un umile salice di riva, che ti ricordi a ogni frusciare di foglie. Solleverò una zolla come per gettarla sulla tua tomba. La mia mano tozza di contadino stringerà e tratterrà quella zolla per un istante. Nessuno dovrà sapere con quanta fierezza compirò simile gesto, io contadino come te, Giorgio Gagarin di Mosca.

Da Gianni Brera, Il principe della zolla.

uno e trino, e anche di più (gioie contemporanee)

La prima, contemporanea, reincarnazione di Gesù che vorrei prendere in considerazione è Vissarion, noto all’anagrafe come Sergej Anatol’evič Torop, che nel segreto del suo salotto è stato visitato dallo Spirito Santo che gli ha comunicato la lieta novella, ovvero di essere la reincarnazione proprio di Lui.

È anche quello più attento alla sua immagine, che cura con attenzione. Cinquemila devoti nel cuore della Siberia, rigidamente vegani, guida la «Chiesa dell’Ultimo Testamento» e la sua opera consta finora di sedici volumoni.
La seconda reincarnazione, in ordine, è uno dei miei preferiti: «Il Signor Parola di Dio», noto anche come Gesù di Kitwe.

Più informale, «Il Signor Parola di Dio» vive in Zambia, ha ricevuto la rivelazione di essere Gesù a ventiquattro anni, attualmente nel tempo libero dalla professione principale guida il taxi e vive con la sua numerosa famiglia. Non è noto il numero di fedeli, ultimamente pare sia stato picchiato da dei signori che si sono qualificati come «Veri Cristiani». Se la Sua vendetta sarà terribile lo vedremo a breve.
Infiltratosi tra gli shintoisti, il Gesù giapponese, il giappoGesù, si chiama Jesus Matayoshi, noto anche come «Il solo Dio», ma con modestia.

È anche una delle figure più interessanti perché lui mira a raggiungere il potere per poi mettere in pratica il volere di Dio attraverso un processo democratico: si è quindi candidato più volte alle elezioni, una volta ha anche raccolto oltre seimila voti, e punta a diventare il segretario dell’ONU.
E quarto ma non fuori dalla trinità, Moses Hlongwane, noto anche come «Il Re dei Re», «Signore dei Signori» o più semplicemente «Gesù», ha fatto il rappresentante di gioielli in Sudafrica fino al 1992, quando è venuto a conoscenza da Dio in persona della propria natura soprannaturale.

Al momento, i discepoli sono solo quaranta (comunque più dei dodici di quello là) e celebra matrimoni in provincia, ma lui dice che è solo questione di tempo.
Infine, ecco INRI che si fa portare sullo scranno dalle giovani fanciulle con cui vive a Brasilia e che costituiscono le sue discepole. Rivelatosi nel 1979, ora a sessantanove anni si è costruito una bella casa che, giustamente, protegge con filo spinato e allarme. Perché non si sa mai, anche se sei Gesù.

Non siamo soli, in ogni continente Gesù si prende cura di noi. Io, per esempio, l’avevo incontrato a Budrio, ma chissà quanti altri ce ne sono: è quindi vero, e ora a tutti comprensibile, il fatto che sia dappertutto.
[Grazie a National geographic. Le foto sono tratte dal libro “The Last Testament” di Jonas Bendiksen].

Hula senza hoop

Hula, al secolo Sean Yoro, è uno street artist (‘nzomma…) che dipinge figure femminili che emergono da specchi d’acqua, possibilmente urbani tra pareti di cemento. Semi-water artist, quindi. Non esclusivamente ma, insomma, in gran parte ora produce opere di questo genere, ampiamente visibili sul suo sito. Sarò sincero: non mi entusiasmano molto.
C’è però una cosa che ha fatto che mi piace, molto. Eccola:

C’è il gioco nel gioco, cioè il messaggio che, a sua volta, è riflesso nell’acqua e diventa leggibile, specificando ancor più l’idea della prospettiva personale. Insomma, notevole. E i pesci? Come fanno i pesci?