il quarantaquattresimo dodici dicembre

Stessa data, stessa foto, stesso post, sempre la stessa cosa, dannati a una memoria che nessuno voleva avere.
E ci è andata pure bene, che poteva capitare un nome su una lapide.
Tocca essere contenti della normalità, di questi tempi.

il genio, puro, quando lo vedo lo ammiro rapito

E’ morto Mandela, viva Mandela.
Alla commemorazione, nello stadio di Pretoria, grande parata di persone importanti, molte delle quali hanno parlato sul palco, commossi, retorici e banali al tempo stesso.
Al loro fianco, un distinto signore ben vestito con il compito, giusto, di tradurre le parole nella lingua dei segni, così che il messaggio sia davvero universale.
Nel video lo speaker traduce quello che l’interprete dice con i gesti.

Infatti: non significa assolutamente nulla, parole a caso. Con una perseveranza davvero lodevole. E io dico: genio.
Perché il genio è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione, e qui c’è tutto, condensato nel gesto atletico di riuscire a imbucarsi e mantenersi impassibile per ore, vaniloquendo a gesti senza mettersi a ridere e scappare via.
Sono rapito.

forse non tutti sanno che: il london bridge

Il London Bridge, quello di Geordie e dei cervi del parco del re, quello che cade, fu l’unico ponte di Londra per un sacchissimo di tempo, prima romano e poi medievale.
Probabilmente è il più famoso ponte sul Tamigi e se state pensando a delle torri, allora state pensando al Tower Bridge, più famoso oggi ma molto più recente.

Comunque, essendo ormai inservibile il vecchio ponte medievale, causa ridotte dimensioni e una notevole superfetazione di edifici sul ponte stesso, nel 1824 si decise di costruirne uno nuovo in luogo di quello storico, e così fu. Anche il nuovo ponte, il cosiddetto ‘Ponte di Rennie‘, si rivelò presto inadeguato, perché ebbe la malaugurata idea di cominciare a sprofondare nelle limacciosità del fiume. E fu così che negli anni Sessanta, ieri, fu inaugurato il terzo ponte, il London Bridge di oggi.
Che uno quando va a Londra e gli vien voglia di vedere il famoso London Bridge delle canzoni ci va e poi commenta: “apperò, bel cesso, me lo immaginavo meglio“.

Il ‘Ponte di Rennie’ non fu però distrutto, ma smontato, numerato accuratamente e rivenduto nel 1968 al signor americano McCulloch, il signore delle motoseghe.
Il signor McCulloch se lo portò via pezzo per pezzo e lo rimontò in Arizona, a Lake Havasu. Narra la leggenda che il signor McCulloch fosse convinto di aver comprato il Tower Bridge e che abbia scoperto l’errore solo una voltà là, ma l’interessato (ovviamente) nega e va bene americano ma pirla del tutto forse è davvero eccessivo.

Il London Bridge fa bella mostra di sè oggi in Arizona, come detto, in una bella cornice per nulla appariscente ed elegante invero:

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Qui dal vivo. Americanata? Forse, anzi probabile. Gli è che il signor McCulloch non si limitò al ponte ma ci costruì attorno tutta una cosa tipo parco tematico in stile inglese – e per stile inglese si intenda il poco coerente stile Tudor – che oggi è la seconda attrazione dell’Arizona, battuta solo dal Gran Canyon. Imperdibile il London Bridge Resort, con vista sul ponte: ecco qua.
E fu così che il ponte che viaggiò per 8774 chilometri si gode ora la sua nuova celebrità come maggiore attrazione di uno splendido parco tematico per ritardati amanti della vecchia Europa.

ciao

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Ma ci vorrà ancora un bel po’ perché ci decada dalle balle, come dice il duca che c’è in me.

è uscito l’aifon sei, accorri

D’accordo, è persino troppo facile prendere per il culo i melomani. Però il video è divertente e ben fatto, e i piccoletti quando si rimbambiscono sono un vero spasso.

intercettazioni: e quindi?

Non comprendo tutto questo stupore per lo scoprirsi intercettati (o meglio: spiati), visto che conosco James Bond da quando sono nato e che le spie esistono da sempre e servono un po’ a quello. O no?
Come che sia, la migliore sul tema è questa:

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Vorrei a questo punto rivolgere un appello: potete intercettare anche me, per favore? Altrimenti, che figura ci faccio con gli amici, che sembro uno da poco?

allora serve il necrologio

In questa sfilza di persone care che se ne sono andate ieri, non riesco a trattenere me stesso e devo citare il necrologio più spassoso che io abbia mai letto.
Occhei, eccolo che arriva:

“Amore, riposa in pace fino al giorno in cui ti verrò a raggiungere”.

Magni: il mio prediletto

anno del Signore (Custom)

Nell’anno del signore, film di una bellezza commovente con un Manfredi-Pasquino inarrivabile, grazie signor Magni. Che la terra gli sia lieve.

“L’unica è volesse bene. L’ideale sarebbe pure de volesse bene in due ma, siccome questo nun ze po’ pretende’, accontentamose: uno vo’ bene e l’artro fa’ compagnia”.

Reed: la mia prediletta

Grazie, signor Reed. Certo che anche tutto ‘New York’, porcocane, averne di cose belle così.
Che la terra gli sia lieve.

priebke: mai che si vada al punto

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Ma non si poteva cremarlo in un forno industriale e gettarne i resti in una buca?
Lui di certo ne sarebbe stato entusiasta.