la valle dei templi stilosi

1236870000186_00e92c6eLa Repubblica, edizione di Palermo, dà conto di uno studio effettuato dall’Ente Parco della Valle dei Templi di Agrigento sui resti dei templi, appunto, il quale studio stabilisce un fatto archeologico, non nuovo peraltro: i templi erano dipinti anche all’esterno e presentavano numerose varianti cromatiche a seconda della funzione. Il fatto ha una sua qualche rilevanza e merita considerazione.
Ma ancor il fatto è ancor più rilevante e straordinario se a raccontarlo è un redattore glam-superfescion invasato di parole allo sbraco e figlio di un dizionario copiato. Ecco il risultato: “Ritorna il colore nella valle dei Templi”. Dio, per fortuna è tornato (e questa è la classica apertura di un qualsiasi servizio di moda). “Glorificati dalla storia col loro tono ocra molto nature, in realtà i templi (…) non furono innalzati e lasciati così come appaiono, in pietra nuda”. E qui, al tono ocra molto nature, io già comincio ad armare il cane e ad accusare vertigini.
1236870000513_00e92c80Non dorico, non corinzio ma “Erano a modo loro templi già moderni, più fashion, ammantati di una patina colorata” e io, pur non facendomi sfuggire il paternalista “a modo loro”, mi immagino un leggendario architetto greco tipo Gattinoni o Cavalli sovrintendere ai lavori vestito di lima da unghie. Perché questi non sono templi, sono meravigliosi sfondi per la cultura della moda e del fascino, e gli dei altro non sono che feticci dell’eleganza.
Il fecondo redattore prosegue con un piccolo svarione (“condotto dall’ente del Parco archeologici di Agrigento”) e conclude magistralmente le sei righe sei con la frase: “c’è anche un pannello a colori in scala 1 a 1 appoggiato al tempio in pietra calcarea che colpisce come un flash lo sguardo stranito di chi ammira”. Flash, a-aah! E il pezzo è già finito. Peccato. Vado a farmi il casco, ciao.

  • siu
    Mar 16th, 2009 at 10:53 | #1

    Nessuno, nessuno, nessuno (tre volte) riuscirà mai, mai, mai (tre volte) a convincermi che se questo Paese va come sta andando (mi riferisco a qualche trascurabile inezia come ad esempio la fine della divisione dei Poteri, lo svuotamento della Costituzione e la soppressione di qualche principio e valore tipo l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge o la solidarietà), la responsabilità non sia anche, e in misura ben altro che trascurabile, del fatto che i giornalisti italiani sono questa roba qua. Salvo un ridottissimo numero di eccezioni, che immediatamente e quasi automaticamente assurgono al ruolo di eroi. Per altro non aver fatto che bene, magari anche molto bene, il loro mestiere.
    C’è una specie di differenza genetica, tra questi pochissimi e la stragrande maggioranza dei loro colleghi (sto pensando alla collocazione di questi ultimi rispetto al potere, perfettamente compenetrata con la loro sciatteria); e assomiglia, ma tanto, a quella che distingue i cani da guardia dai gatti da salotto.
    Se sono cattiva forse a sproposito con questo “flashato” dei “templi già fashion”, è probabilmente anche perchè nessuno, colpevolmente in questo Paese, lo è mai nei confronti dei suoi colleghi che avrebbero dovuto occuparsi, e ufficialmente si occupano (fatemi ridere…) di politica. Che a casa mia vuol dire mordere il culo ai potenti. Ma forte. Da fargli male, e possibilmente mandarli (quando lo meritano) a casa. Difficile probabilmente ormai anche solo da immaginare, per uno standard medio di giornalismo che da troppo tempo sembra (non) agire al confortevolissimo motto che riassumerei in “Squallore e Disfatta”.

  • trivigante
    Mar 16th, 2009 at 17:34 | #2

    Concordo, anche io penso che una certa stampa dovrebbe mettere la mordacchia a certi costumi politici oggi davvero denegerati e condivido con Siu tutta l’incazzatura; il mio post puntava sull’impreparazione diffusa che caratterizza la categoria, incoscienza di sé e del proprio (possibile) ruolo. Invece no, marchettone e incoscienza.
    La domanda che mi pongo, ancora, è: come siamo arrivati a questo? Voglio dire, una certa abitudine e indifferenza popolare al malcostume ha liberato i giornalisti dal proprio ruolo e dalle proprie responsabilità? La degenerazione della categoria è a monte del disinteresse pubblico per la politica? Di chi è la colpa di questo, dei padroni dei giornali? Della collusione tra poteri? Dell’impreparazione che regna sovrana nel nostro paese?

  • Mar 17th, 2009 at 10:07 | #3

    …io vorrei riportare l’attenzione sulla radice giornalistica della notizia.
    Fashion.
    Quest’anno finalmente il grande ritorno del peplo con nuovi tessuti naturali. Per Cavalli e Just, che rilanciano la crocchia e il sandalo, emozioni classiche per leggiadre contemporaneità, nuove tendenze nel segno del colore ritrovato.
    A fondo. Stiamo andando tutti a fondo e possiamo solo sperare che la pietra legata al collo sia la più pesante possibile…

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