the b. site of the moon
sbrodolata finto-casuale di b.cose.
A Stalingrado non passano e, nel suo piccolo, neanche nel b.site. In ogni caso, rimane sempre il piano B.

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luglio duemilaesette

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magazzino:
giugno duemilaesette

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giugno duemilaesei
maggio duemilaesei

aprile duemilaesei
marzo duemilaesei

letturine del mese:
Gianni Rodari
Turista in Cina
Bohumil Hrabal
Ho servito il re d'Inghilterra
Kurt Vonnegut
Un uomo senza patria
Nick Hornby
Non buttiamoci giù

biggest contest ever:
dal 24/7 abbiamo iscritto pazoozo alle seguenti niusletter:
comodo
PD val camonica
carabinieri
la margherita
swiss info
parmalat
canottieri lazio
camera dei deputati
governo
beyoncé
maison facile
partito liberale canadese
ristorante la rivista
danza
fossili e minerali
rotary club di bari
elaborare la tua prinz
yacht club padova (?)
valtellina e valchiavenna
campi da golf italiani
amici del maiale
cucina thailandese
amici del belgio
amici del presepio
the sabaoth pub
osho
nautilus club privé
club dell'economia
beauty club estetica lodi
cartier
campeggiatori romani
inter club forlì
il mondo del flipper
mondo birra
il pesce surgelato
il meteo in liguria
dj francesco
il mondo delle terme
musica country americana
ornella vanoni
sponge bob
amici di ratzinger
la verità sulle mestruazioni
museo delle scarpe
viva la fisa
sexy culo
circolo subbaquo archeo-bio
tennis a cattolica
imprenditoria femminile VA
viaggiare in caravan
ballare al cocoricò
italiani in texas
tutela legale
pendolari di bra e alba
coil coating in italia (?)
comunione e liberazione
sommeliers
cacciatori veneti
marina militare italiana
gesù ti ama
avventisti della domenica
la chiesa di cristo
per un mondo pulito
carrelli e trattori
wrestling a pacchi
nostra signora di lourdes
bambini di satana
heavy metal magazine
barbie da collezione
il negozio di cavalli
anelli per buchi
cesare ragazzi
scuole di ballo
ferramenta online
la bella mortadella
scotti in casa tua
il moige (oddio!)
loggia har tzion montesion
il club dei puffi
devoti a padre pio
skoda
ufficio turismo las vegas
blob di blog
arte moderna a lugano
patrimonio industriale
membro dell'a-team
centro funerali
tutto sui dinosauri
per i capelli
rossini
festa dei vicini di casa
bikini senza atollo
novità sulle molecole
doktor von guggenberg
sotheby's nostrano
le castagne di carducci
la bibbia è in casa
adolescenti puzzoni
voglio i miei diritti
sempre informato
amo silvio
doktor knodel
cesso pulito
datemi un martello
dimentico
amo il barbecue
una casetta piccolina
avevo il commodore 64
rieduchescional
come è umano... lei
(cfr. b.site 24/07/07 e foro)

rassegna stampa:
Bush regala un coso al Papa

tizi che mi piacciono:
alexandre jacob
antonio gardoni

i pendolari dell'IC 515
il borzacchini
il romanticone aziz
li wei
kurt vonnegut
lasino
peter schickele
stephen hawking così

trofimov

cose che mi piacciono:
acronyma
armadillo run
bad art museum
il GIT
gli incipit
gonfiare banane giganti
guide to mars
i titoli dei film porno
il papa
le canzoni brevissime
le professioni assurde
orco
pravda
radio aut
sankt pauli fc
stirare
stolen ideas

gli eroi sempiterni:
giovanni pesce
libero grassi
luisa minazzi
ragnuomo J.
roberto saviano

scempi ed empi:
abbigliamento proletario
buttiglione
dio dopo internet
il paragrafo 175
mastellablog

siti notevoli:
flashy swarm
get a first life
jacques tati
line rider
lodger.tv
pagebull
polygen
the brick testament
the lady killigrew cafè
the raconteurs
vitra design museum
web 2.0

trivigante in 27 luoghi:
uno, due,
tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove, venti, ventuno, ventidue, ventitre, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventisette

i giri a Roma di trivigante:
15/02: termini
17/02: attorno a termini

26/03: repubblica
21/06: barberini

la letteratura di trivigante:
la tenzone poetica pt. 1

musei interessanti:
bad art museum
del cervello
del cesso
delle copertine dei dischi
del grattacielo
del tagliaerba
del vetro
dell'asfalto
della banana
della Guerra Fredda
della mestruazione
della satira
della tecnologia del sec. XX
della vulva
dello Zeppelin
di Hitler
Lele Luzzati


trivigante 2006

trenta

Aggiornamento Biggest Contest Ever (cfr. b.site 24/07/07).

Prosegue senza sosta lo scontro tra trivigante e trofimov, il cui scopo è iscrivere l'amico demone pazoozo a tutte le newsletters più interessanti e gioconde della rete.
I colpi bassi non si contano, ne trovate un resoconto qui nella colonna di sinistra e nel foro. In totale, le iscrizioni hanno raggiunto quota 98 e proseguono senza posa. Naturalmente, si accettano laidi suggerimenti e diaboliche dritte, si dirà il peccato ma non l'ascoso suggeritore.
A titolo di aggiornamento, qui sotto il risultato di una delle ultime iscrizioni ma, posso assicurare, ne sono state fatte di molto molto migliori:

Onore al comandante.

Il comandante Giovanni Pesce è morto venerdì, dopo una vita in cui non ha conosciuto e non ha concesso tregua, la lotta non ha mai conosciuto pause, il valore del suo pensiero e dei suoi racconti, che continuava ad andare a fare di persona nelle scuole e nelle assemblee, non è mai venuto meno.
Il comandante era un vero capo, uno di quelli che i propri dubbi se li tiene per sé, uno di quelli che sarebbe bello avere a fianco, uno di quelli che quando c'era da sparare a una spia non si tirava certo indietro: faceva quello che un capo dovrebbe fare. Sempre.
Avevo già parlato altre volte di Pesce, per consigliare la lettura di "Senza tregua. La guerra dei GAP", libro bellissimo che mi ha insegnato il significato della lotta nella sua accezione più saggia e più dura.
Qualcuno, tempo fa, aveva spinto per la sua elezione a senatore a vita, aveva promosso un sito per la raccolta di firme, non se ne è fatto niente. Questo sito esiste ancora e oggi raccoglie i messaggi di chi gli ha voluto bene che, fortunatamente, sono tanti. E si può lasciare un ricordo.
Io, come ho già fatto un'altra volta, voglio riportare la prefazione, sua, a "Senza tregua", perché contiene tutto quello che c'è da dire e tutto quello che, in futuro, c'è da fare. Nessuna tregua, nessun riposo.

"Il titolo di questo libro — modesta opera che dedico a mia figlia Tiziana e ai giovani che, oggi impegnati nello studio e nel lavoro, si preparano ad essere gli uomini e le donne di domani — consacra l'impegno di chi vuole andare avanti.
I gappisti, gli uomini dei quali si racconta in questo volume, non si fermarono mai davanti a nessun ostacolo, a nessun pericolo. Le loro gesta occupano un posto di rilievo nella storia della Resistenza popolare contro nazisti e fascisti.
Chi furono i gappisti?
Potremmo dire che furono "commandos." Ma questo termine non è esatto. Essi furono qualcosa di più e di diverso di semplici "commandos." Furono gruppi di patrioti che non diedero mai "tregua" al nemico: lo colpirono sempre, in ogni circostanza, di giorno e di notte, nelle strade delle città e nel cuore dei suoi fortilizi.
Con la loro azione i gappisti sconvolsero più e più volte l'organizzazione nemica, giustiziando gli ufficiali nazisti e repubblichini e le spie, attaccando convogli stradali, distruggendo interi parchi di locomotori, incendiando gli aerei sui campi di aviazione. Ancora non sappiamo chi erano i gappisti.
Sono coloro che dopo l'8 settembre ruppero con l'attendismo e scesero nelle strade a dare battaglia, iniziarono una lotta dura, spietata, senza tregua contro i nazisti che ci avevano portato la guerra in casa e contro i fascisti che avevano ceduto la patria all'invasore, per conservare qualche briciola di potere.
Gli episodi più straordinari e meno conosciuti di questa lotta si svolsero nelle grandi città, dove il gappista lottava solo e braccato contro forze schiaccianti e implacabili; sono coloro che colpirono subito i nazisti sfatando il mito della loro supremazia e ricreando fiducia negli incerti e nei titubanti i quali ripresero le armi in pugno.
I gappisti non furono mai molti: alcuni erano giovanissimi, altri avevano dietro di sé l'esperienza della guerra di Spagna e la severa disciplina della cospirazione, del carcere fascista e del confino. Tutti, nel difficile momento dell'azione, nelle giornate drammatiche della reazione più violenta, quando la vita era sospesa a un filo, a una delazione, a una retata occasionale, tutti, giovani e anziani, seppero trovare la forza e la coscienza di non fermarsi. Soprattutto, i gappisti furono uomini che amavano la vita, la giustizia; credevano profondamente nella libertà, aspiravano a un avvenire di pace, non erano spronati da ambizione personale, da arrivismo, da calcoli meschini.
Erano dei "superuomini"? No di certo. Erano soltanto degli uomini, ma degli uomini dominati dalla volontà di non dare mai tregua al nemico. Il loro orgoglio aveva radici profonde: coscienti del sacrificio di tutti coloro che avevano sofferto impavidi carcere, persecuzioni, sevizie ne rivendicavano la grandezza e l'insegnamento. Senza l'autorità dei vecchi militanti che avevano sofferto galera, confino, ed esilio, durante il ventennio fascista, ai dirigenti non sarebbe stato possibile esigere dai gappisti, dai partigiani la disciplina più severa che conduceva spesso alla morte più straziante, né ai combattenti avere il cuore saldo per affrontarla. Era soltanto orgoglio ed entusiasmo lo spirito che animò i gappisti? Era un legame di reciproca fiducia tra i vecchi militanti e i giovani, tra coloro che avevano dimostrato di saper resistere sulla via giusta prendo nuove prospettive e coloro che si inserivano in una lotta che era la lotta eterna contro la sopraffazione, il privilegio, la schiavitù. Senza gli antichi legami del presente oscuro col passato glorioso, davvero non vi sarebbe stata la guerra di liberazione, non avremmo riscattato l'onta del fascismo, "non avremmo conquistato il diritto di essere un popolo libero e indipendente."
Nel libro sono dedicate alcune pagine alla guerra di Spagna. Se è vero che in terra spagnola il fascismo fece la prova generale della successiva aggressione all'Europa è altrettanto vero che in Spagna si formarono, si temprarono i valorosi combattenti della Resistenza italiana ed europea. Combatterono il fascismo in Spagna gli organizzatori e i comandanti gappisti come Barontini, Garemo, Rubini, Bonciani, Leone, Bardini, Roda, Spada ed altri. Ed è proprio in virtù degli antifascisti italiani delle Brigate Internazionali che la Resistenza italiana poté contare, fin dall'inizio, su molti uomini politicamente e militarmente preparati, pronti cioè ad affrontare con mezzi di fortuna un nemico bene organizzato.
Via via questi stessi uomini seppero raccogliere attorno a sé altri combattenti che si buttarono con decisione nella mischia e lottarono con intelligenza e coraggio fino alla Liberazione.
Il racconto delle loro gesta non vuole essere soltanto un'ampia elencazione o illustrazione di episodi di guerra. "Senza tregua" ha una morale profondissima, valida oggi come ieri. È un insegnamento che gli uomini, i giovani che furono impegnati in drammatiche battaglie, hanno consegnato ad altri uomini, ad altri giovani, oggi impegnati nel lavoro o nello studio, perché sappiano lottare per le libere istituzioni, la giustizia, la libertà, la democrazia. Anche ora si devono infrangere le resistenze al progresso, si deve conquistare maggiore democrazia nelle fabbriche e nelle scuole; anche ora si deve lottare per la pace nel mondo; anche ora è dunque necessario lottare senza tregua.
I morti e i vivi si affollano nelle pagine del libro. Sono volti sempre nuovi, pochi diventano familiari perché pochi scampano. Sembra di averli lasciati all'angolo di una strada e di ritrovarli dopo. Li ritroviamo oggi. Riemergono nell'abisso della memoria i molti che la morte ha ingoiato. Gli altri sono diventati diversi: la vita "normale" ha disperso quelli che un periodo di vita eccezionale aveva riunito una volta.
Il tempo di "Senza tregua" è diventato leggenda. Alcuni dei suoi eroi militano in differenti uniformi o addirittura non militano affatto. Che è rimasto dell'eroismo degli uomini? Soltanto la cara memoria dei martiri e il ricordo dei migliori? Gli uomini creano e scompaiono. E le loro opere?
E l'opera più solida è l'Italia antifascista, la pace, la fratellanza dei popoli. E l'opera dei protagonisti di Senza tregua. Tocca ai giovani continuare sulla strada maestra, ai giovani continuare la Resistenza".

ventisette

Il MIT? Poca roba. Il GIT è la vera scuola.

A metà tra Harvard e il MIT c'è un supermercato. Come in tutti i supermercati, c'è la cassa rapida per chi acquista fino a dieci pezzi. E' piuttosto frequente che a questa cassa si presentino studenti con litri e litri di birra, patatine, vaccate e tutto quanto serve per una serata di studio profondo, cioè più di dieci pezzi.
La cassiera, che ci è abituata, pone sempre la stessa domanda: "Ragazzuoli, forse che siete del MIT e non sapete leggere cosa c'è scritto sul cartello, dieci pezzi, oppure siete di Harvard e non sapete contare?".
Una gag consumata. Però io, che fino a pochi anni fa ero Rettore supremo del MIT e Magnifico Fondatore di Harvard, cioè non sapevo nemmeno leggere i numeri, soffrivo tanto per questa battuta, che metteva in luce le mie lagune educationali. Così ho mollato tutto e mi sono iscritto a una scuola vera, di quelle che offrono una professionalità reale: il GIT, il Guitar Institute of Technology. Non il KIT, il Keyboard Institute of Technology, o il VIT, il Vocal Institute of Technology, ma il GIT. Mi piace la chitarrabestia.
Fondato nel 1977, anni bellissimi quelli, ora sono seduto a fianco di John Frusciante, che continua a ripetere il giro di do che non riesce a memorizzare, e il maestro, Paul Gilbert, ex-Racer X, è noto per essere il più veloce chitarrista hard rock vivente. Noi tutti lo veneriamo.
Oggi pomeriggio, per darvi un'idea della scuola che faccio, ho una lezione di un corso da due crediti, "Start & run your own record label", alle 16.30 ho due ore di "Introduction to Salsa" e questa sera un seminario per imparare a portare in scioltezza i sombreros giganti. Come fa Vicente Fernandez.
Alla luce della mia esperienza, dunque, vi dò un consiglio: se desiderate andare a dormire in qualche scuola, fatelo in una scuola davvero ganza, non andate dalle suore. E non credete alla favola del pezzo di carta.

ventisei

Mastella Bella (chedduepalle).

Il ministro Mastella, titolare della stella della Giustizia, ha secreto un blog da qualche giorno nel quale cadauna al popolo le proprie opinioni in libertà. In sostanza, fa lo sceriffo doroteo, blogga come un adolescente rincretinito e vive in un fantastico mondo popolato di fatine che assiedono pimpanti sul trono fatato della presidenza del consiglio regionale della Campania. Campaniellino. Comunque, secerne post nelle ore più adatte, prima delle otto e dopo le otto, così che si capisca che è oberato dal trabacco fastidioso. Per esempio: "Ora basta, è necessario scrivere poche parole subito, sia pur tra cento cose da fare". Oppure: "Per essere stanco sono stanco. Stasera sono veramente stanco". E' stanco.
O, almeno, così faceva all'inizio, ora commenta e posta alle ore più disparate. Soprattutto se gli urge il nervoso pensando a Di Pietro. Che, secondo Mastella, è più o meno un minchione con 'a capa colma di pastiera: "E' possibile che Di Pietro abbia passato più tempo di me sui libri giuridici e sui testi di diritto. Il punto è che pur studiando più di me non li ha capiti. Io invece credo di aver afferrato il senso di quello che ho letto". Ma non è questo che mi interessa. Non sto accozzando questo post(ino) per belinare sulle isolette di Di Pietro e amenità affini, mi interessa di più bighellonare. Pare ormai assodato, visto l'andamento degli spazi in rete, che la maggior parte di coloro che hanno un blog per uso personale e la maggior parte di coloro che hanno un blog per uso commerciale (aziende) non sia in grado di gestirlo. Tanto meno un uomo politico non riuscirà mai a far fronte alla mole di commenti (o insulti) che pervengono al suo diarietto di bordo. Non ce l'ha fatta Flavia Vento, che in quanto a tempo libero e conoscenze informatiche è di certo superiore a Mastella, figuriamoci uno che dovrebbe - apparentemente - fare un lavoro piuttosto complicato. E allora? Durerà poco, questo è certo.
Immagino che qualcuno gliel'abbia detto, prima, che avrebbe avuto qualche difficoltà, magari Pecoraro Scanio, già travolto tempo fa. Eppure no, l'ha fatto lo stesso, il blog. Ecco perché: "Nè so se ho capito bene il significato di un blog. (...) Come ho spiegato in un post precedente mi sono solo interessato a questa nuova forma di comunicazione, che mi consente di essere diretto e spiegare in maniera semplice come vedo le cose. (...) Più che per pubblicizzare le mie ragioni insomma ho aperto il blog per avere un contributo ulteriore dall'esterno e, di conseguenza, per pubblicizzare le vostre ragioni. La politica non è questo?". No, non è questo, la politica non è questo. Scherziamo? Tanto desideroso di avvicinarsi ai cittadini e di "pubblicizzare" le loro ragioni, Mastella si smarca addirittura da sé stesso: "Non sono un politico di professione, ma soltanto un cittadino che fa politica da anni perchè viene eletto da altri cittadini. Se loro mi "licenzieranno", come è un loro diritto, non sarò più un parlamentare". Ridicolo. Ridicolo, un po', anch'io, che non riesco a trovare il punto di questo post. Mastella mi manda in confusione.
Quindi, in conclusione: dò un mese di vita al blog di Mastella e riverso un po' di disapprovazione su di me, che parlo di cose senza esserne capace. Ma durerò più di lui.

ventiquattro

Biggest contest ever!
  Il nostro amico pazoozo, demone sopraffino, parte e se ne va in vacanza. Buon per lui, si dovrebbe dire, ma altrettanto si dovrebbe dire che andare via e lasciare incustodite le proprie cose, alla mercé di amici-iene come trivigante e trofimov, forse non è la migliore delle idee.
Lui parte e noi ci dedichiamo beati al Newsletter contest.
Come funziona? Funziona così. Da qui all'11 agosto, data di scadenza del Big contest, trivigante e trofimov si dedicheranno a iscrivere pazoozo a tutte le newsletters più interessanti e gioconde della rete, scegliendo accuratamente argomento e trattazione.
Naturalmente verrà dato conto di ogni singola registrazione in un apposito post sul foro di trivigante.it.
Al suo ritorno, pazoozo darà il suo insindacabile giudizio su quale newsletter si sia rivelata più utile, quale più interessante, quale più sofisticata e così via.
Ovviamente, trattasi di giuoco bellissimo per chi resta e giuoca, non certo per chi parte e subisce. Ma cosa vogliamo farci? Siamo imbestemmiati, non riusciamo a fare giochi semplici e delicati come raccogliere fiorellini di campo... eh già, siam fatti male, che dire?
Come opportuna informazione, a parte l'indirizzo di posta elettronica reale, che non divulgo, i dati di registrazione alle newsletters saranno:

Nome e cognome: Altero Pazoozo; Città di residenza: Frosinone; Età: 76; Titolo di studio: master (preso di recente); Professione: pensionato. Questo dovrebbe essere sufficiente, il resto a improvvisazione.
Direi che si può partire, dunque. Al foro! Oppure, riassuntone nella colonna di sinistra, senza commenti.

venti

Il mistero dei libri più venduti.
Vagolo in qualche classifica dei libri più venduti della settimana dal 9 al 15 luglio, un po' per vedere l'effetto che fa e un po' per vedere se ne esce qualcosa di interessante. Via con il confronto.

Feltrinelli, per esempio, propone:

1. Khaled Hosseini, Mille splendidi soli

2. Andrea Camilleri, La pista di sabbia
3. Jonathan Coe, La pioggia prima che cada
4. Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, La casta
5. Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni.

IBS, tanto per sceglierne una online:
1. Andrea Camilleri, La pista di sabbia
2. Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, La casta

3. Khaled Hosseini, Mille splendidi soli
4. Andrea Camilleri, La pista di sabbia
5. Carr Allen, È facile smettere di fumare se sai come farlo.


Arianna
, stessa settimana, invece:
1
. Khaled Hosseini, Mille splendidi soli
2. Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, La casta
3. Andrea Camilleri, La pista di sabbia
4. Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni
5. Jonathan Coe, La pioggia prima che cada.

Invertendo i fattori il risultato non cambia, in sostanza la cinquina è quella, con differenze rilevanti soltanto nella posizione in classifica. Ora, c'è una differenza sostanziale tra Feltrinelli, IBS e Arianna, poiché i primi due rilevano semplicemente quanti libri hanno venduto nelle proprie librerie o sul sito internet, il terzo, Arianna, cerca invece di stilare una classifica nazionale dei libri più venduti di settimana in settimana. Il che significa, grossomodo e con l'accetta, che ha circa 230 librerie campione cui, ogni settimana, rivolge la fatidica domanda: "quali sono i dieci libri più venduti?".
E ora la tesi, esposta con l'elegante prosa di trivigante: le classifiche dei libri più venduti su base settimanale sono una gran cagata. Essenzialmente per due motivi.
Il primo: suppongo che la settimana di Natale sia la settimana in cui si vendono più libri nel corso dell'anno e, di conseguenza, il libro più venduto di quella settimana avrà venduto almeno, che so?, centomila copie, tanto per dire un numero a caso. Viceversa, probabilmente il libro più venduto nella settimana di ferragosto venderà, immagino, ottomila copie su base nazionale o, magari, pure meno. Sempre numeri a caso, ovvio.
Questo significa che, comunque, risulteranno entrambi in classifica in periodi diversi dell'anno, sfruttando in ogni caso l'effetto-traino della classifica. Cacchio, se è al primo posto in classifica dev'essere buono!
Il secondo: un libro a caso, tipo - per esempio - Il piccolo principe di Saint-Exupéry, vale a dire uno di quei libri che da quando è uscito non ha mai smesso di vendere. Presumibilmente, essendosi ormai assestato, potrebbe vendere una copia ogni due settimane in ogni punto vendita italiano, che son ventunomilacinquecento, suppergiù. Il che, su base annua, significa più o meno cinquecentomila copie.
Non male. Soprattutto perché non finirà mai in nessuna classifica dei libri più venduti dove, invece, saranno citati libri che hanno venduto molto meno ma in modo più concentrato in qualche settimana. Qualche minchiata di Vespa, per esempio. Nessun libraio citerà mai tra i libri più venduti un libro che vende poco ma in modo costante. Peraltro, non rientra nemmeno tra gli interessi di una casa editrice promuovere via classifica un libro non nuovo che si mantiene costante nelle vendite.
Ne consegue, in sostanza, che le classifiche registrano bruschi successi e movimenti improvvisi, entusiasmi passeggeri e mode momentanee, spesso dovute al Maurizio Costanzo Sciò, mona pure lui. Non offrono, invece, dati importanti come le tirature, le vendite complessive, il numero di edizioni e così via.
Le classifiche, quindi, sembrano registrazioni neutrali, in realtà - di fatto - servono ad altro. Amen.

sedici

Un racconto breve.
Davanti alla legge
di Franz Kafka (1914)
Davanti alla legge c'è un guardiano. Davanti a lui viene un uomo di campagna e chiede di entrare nella legge. Ma il guardiano gli dice che ora non gli può concedere di entrare. L'uomo riflette e chiede se almeno potrà entrare più tardi. Può darsi" risponde il guardiano, "ma per ora no".
Siccome la porta che conduce alla legge è aperta come sempre e il custode si fa da parte, l'uomo si china per dare un'occhiata, dalla porta, nell'interno. Quando se ne accorge, il guardiano si mette a ridere: "Se ne hai tanta voglia prova pure a entrare nonostante la mia proibizione. Bada, però: io sono potente, e sono soltanto l'infimo dei guardiani. Davanti ad ogni sala sta un guardiano, uno più potente dell’altro. Già la vista del terzo non riesco a sopportarla nemmeno io".
L'uomo di campagna non si aspettava tali difficoltà; la legge, pensa, dovrebbe pur essere accessibile a tutti e sempre, ma a guardar bene il guardiano avvolto nel cappotto di pelliccia, il suo lungo naso a punta, la lunga barba tartara, nera e rada, decide di attendere piuttosto finché non abbia ottenuto il permesso di entrare. Il guardiano gli dà uno sgabello e lo fa sedere di fianco alla porta. Là rimane seduto per giorni e anni. Fa numerosi tentativi per passare e stanca il guardiano con le sue richieste. Il guardiano istituisce più volte brevi interrogatori, gli chiede notizie della sua patria e di molte altre cose, ma sono domande prive di interesse come le fanno i gran signori, e alla fine gli ripete sempre che ancora non lo può far entrare. L'uomo che per il viaggio si è provveduto di molte cose dà fondo a tutto per quanto prezioso sia, tentando di corrompere il guardiano. Questi accetta ogni cosa, ma osserva: "Lo accetto soltanto perché tu non creda dì aver trascurato qualcosa".
Durante tutti quegli anni l'uomo osserva il guardiano quasi senza interruzione. Dimentica gli altri guardiani e solo il primo gli sembra l'unico ostacolo all'ingresso della legge. Egli maledice il caso disgraziato, nei primi anni ad alta voce, poi quando invecchia si limita a brontolare tra sé. Rimbambisce e siccome studiando per anni il guardiano conosce ormai anche le pulci del suo bavero di pelliccia, implora anche queste di aiutarlo e di far cambiare opinione al guardiano. Infine il lume degli occhi gli si indebolisce ed egli non sa se veramente fa più buio intorno a lui o se soltanto gli occhi lo ingannano. Ma ancora distingue nell'oscurità uno splendore che erompe inestinguibile dalla porta della legge.
Ormai non vive più a lungo. Prima di morire tutte le esperienze di quel tempo si condensano nella sua testa in una domanda che finora non ha rivolto al guardiano. Gli fa un cenno poiché non può ergere il corpo che si sta irrigidendo. E il guardiano è costretto a piegarsi profondamente verso di lui, poiché la differenza di statura è mutata molto a sfavore dell'uomo di campagna.
"Che cosa vuoi sapere ancora?" chiede il guardiano, "sei insaziabile". L'uomo risponde: "Tutti tendono verso la legge, come mai in tutti questi anni nessun altro ha chiesto di entrare?".
Il guardiano si rende conto che l'uomo è giunto alla fine e per farsi intendere ancora da quelle orecchie che stanno per diventare insensibili, grida: "Nessun altro poteva entrare qui perché questo ingresso era destinato soltanto a te. Ora vado a chiuderlo".

dodici

Accanimento contra personam. Colpirne uno per sfancularne uno.
Oggi, in modo del tutto consapevole, mi accanisco contro un tizio, uno solo.
Non so chi sia, non so che faccia abbia, mai visto. Il mio è accanimento disinteressato.
Per quale motivo? Per allenamento sportivo mio personale, per il gusto di farlo, perché - pur non commettendo nulla di illegale, fino a prova contraria - il tizio occupa un po' troppe poltrone, secondo italico costume. E questa cosa a me riesce fastidiosa oltre ogni limite, infatti l'ubiquità del culo flaccidamente appoggiato su diverse poltrone riflette in modo direttamente proporzionale la moltiplicazione invereconda delle società statali, degli Enti pubblici, delle società create ad hoc proprio per dare una congrua pagnotta e una sedia comoda a questa categoria di stronzi: gli occupa-poltrone professionisti.
In questo, sono stato stimolato all'indagine dall'articolo di oggi di Antonello Caporale su Repubblica.
Ed ecco il tizio: Massimo Monzani, nato il 21/06/1954 a Osio di Sotto (Bg), diploma in ragioneria come vetta più alta del curriculum studiorum. Cominciamo bene, complimenti.
Ora, vado a elencare le poltrone su cui appoggia le sue poco auguste chiappe o, almeno, quelle che io ho rintracciato smanettando banalmente in rete muovendomi di azienda in azienda. Parto soft e calo i carichi pesanti in fondo, se ne vedono di interessanti. Di sicuro, deve avere giornate da ottantadue ore, lui.
Uno: ha un suo studio di commercialista, lo studio Monzani Commercialisti Associati, appunto, via Pignolo, 27, Bergamo – Tel. 035.240402, Codice Fiscale e Partita IVA 03253240166, dati pubblici. Per professione, è revisore contabile di una miriade di organizzazioni come, per esempio, Bergamo Mercati, ma queste non sono conteggiabili come poltrone, fa parte della voce uno.
Due: dal 13 giugno 2004 è assessore al Bilancio, senza essere consigliere, del comune di Osio di Sopra (Bg), giunta di centrodestra, il cui sindaco Cologni è, sul sito della Lega, un "fiero e impavido guerriero padano". Di bene in meglio.
Tre: esercita la professione di docente per l'ANREV, Associazione Nazionale Revisori Contabili, a Como, sul tema "Controllo societario e revisione dei conti", come da locandina di esempio.
Niente di eclatante, almeno per questa voce.
Quattro: dal 2000 è presidente e legale rappresentante dell'Associazione Casa Amica di Bergamo, organizzazione che si occupa di housing sociale, dopo esserne stato vicepresidente e tesoriere. La base sociale dell'Associazione è molto interessante, una specie di grosse koalition locale: tra gli altri, Provincia di Bergamo, Comune di Bergamo, i Comuni di Albino, Albano Sant’Alessandro, Costa Volpino, Dalmine, Lovere e Osio Sotto, associazione Costruttori edili Bergamo, associazione Diakonia onlus della Caritas diocesana, associazione NordSud di Cgil, Cisl e Uil Bergamo, Opera Pia Misericordia Maggiore, associazione Burkinabè lombarda, associazione Ivoriani a Bergamo, associazione Senegalesi bergamaschi, Società Mutuo Soccorso tra Senegalesi a Bergamo. Insomma, Cgil, Caritas, Acli, Enti pubblici, edili, opere pie e - pure! - i misteriosi senegalesi bergamaschi. Una discreta potenza che riceve finanziamenti anche dal Ministero della Solidarietà sociale.
Cinque: collegato alla carica di presidente di Casa Amica, Monzani ricopre il ruolo di presidente della Commissione Alloggi del Consiglio Territoriale per l'Immigrazione della Prefettura di Bergamo, ente previsto dal decreto 394 del 31 agosto 1999. Non si trascuri questa informazione, visto che da un lato Monzani decide per la Prefettura la ripartizione degli alloggi sul territorio, dall'altra, con l'associazione, li costruisce e li assegna. Sempre cosa legale, per carità.
Sei: è consigliere di amministrazione di Infracom Italia SpA, azienda di Verona che si occupa di servizi di TLC, IT, di outsourcing alle imprese, di infrastrutture tecnologiche e dei servizi di telecomunicazioni per gli operatori autostradali. A livello aggregato, il Gruppo Infracom ha 863 dipendenti e oltre 5.000 aziende clienti. Attenzione alla questione "autostrade", tra poco avrà significato.
Sette: ora vengo ai carichi pesanti; è consigliere di amministrazione e membro del Comitato direttivo della società Autostrada Brescia - Verona - Vicenza - Padova "Serenissima" S.p.A., il cui scopo è la "costruzione ed esercizio dell'omonima Autostrada e di quelle o tratti di esse contigue, complementari o comunque tra loro connesse" in concessione dallo Stato. Le cariche sono attualmente in rinnovo, quanto detto, però, vale almeno fino a ieri. Comunque, la società gestisce l'autostrada Brescia-Padova e Monzani, con Infracom (poltrona 6), le vende le infrastrutture tecnologiche e i servizi di telecomunicazioni. Bravo, davvero.
Ora, tra le società partecipate e controllate da "Serenissima" S.p.A. ve ne sono tre interessanti: la prima è Infragruppo S.p.A. che controlla a sua volta totalmente la società Infracom Italia SpA, di cui Monzani è consigliere di amministrazione (poltrona 6), guarda caso (qui la dichiarazione di acquisizione); la seconda e la terza sono Serenissima Investimenti e Serenissima Trading S.p.A.. Tutte e tre ci rimandano direttamente ai punti seguenti, incasinando le cose con il giochetto delle scatole cinesi.
Otto: tra le società direttamente controllate da "Serenissima" S.p.A., vi è la Serenissima Investimenti S.r.l., di cui Monzani è amministratore unico, nominato con atto del 13 febbraio 2006 a tempo indeterminato. La società si occupa di coordinamento e gestione di alcune partecipazioni del Gruppo. Quali partecipazioni?
Nove: la prima è Serenissima Trading S.p.A., che si occupa di valorizzazione delle aree di servizio e di sosta, nonché dei servizi resi all'utenza; manco a dirlo, Monzani è nominato presidente e consigliere con atto del 10 maggio 2005.
Dieci: la seconda è Res Bergamo srl, società costituita con la finalità di acquisto, vendita, permuta, costruzione, ristrutturazione, gestione e amministrazione di beni immobili. E, ma che sorpresa!, l'amministratore unico è Monzani, nominato con atto del 21 dicembre 2004 finché la nomina non è stata revocata di recente.
Undici: la già citata Infragruppo S.p.A., che controlla totalmente la società Infracom Italia SpA (poltrone 6 e 7), fino alla revoca del 19 dicembre 2005 vedeva come amministratore unico Monzani, anche qui. Quando Infragruppo S.p.A. ha comprato Infracom Italia SpA, Monzani è andato a fare il consigliere nella seconda.
Dodici: una controllata indiretta di Serenissima Investimenti è la società Res Abano Terme srl, società costituita per sviluppare un'iniziativa immobiliare in Abano Terme (PD); amministratore unico? Monzani, fino al 31/12/2005.
Tredici: un'altra controllata indiretta di Serenissima Investimenti è la società La Giada Spa, di cui Monzani è nominato consigliere con atto del 20 aprile 2006. La società si occupa della manutenzione del verde, tra cui anche lo scarso verde ai margini dell'autostrada Brescia-Padova.
Quattordici: e ancora: un'altra controllata indiretta di Serenissima Investimenti è Ristop srl, che si occupa di grande distribuzione, cioè - in soldoni - porta la merce agli autogrill, tra le altre cose. Fino all'approvazione del bilancio 31 dicembre 2007, Monzani è consigliere di amministrazione.
Quindici: ma se gli abitanti del Veneto si lamentano perché l'autostrada produce un rumore infernale, a chi si rivolge Serenissima Investimenti? Ovviamente a una sua partecipata, alla Acufon Spa. Il 20 aprile 2006, giornata memorabile per Monzani, sempre lui viene eletto consigliere di amministrazione.
Per fortuna di Monzani, buona parte di queste società controllanti e controllate stanno fisicamente nello stesso posto, come è possibile vedere in questa mappetta. Gli basta attraversare un paio di vialetti e cambiare poltrona, per fortuna sua la cosa non dev'essere particolarmente complessa.
Ma non è del tutto finita, anche se ormai qui si sfocia nel folklore:
Sedici: fino a poco tempo fa, Monzani era presidente di Blu Basket, società di pallacanestro di Treviglio (Bg), unitasi alla squadra di Osio Sotto, paese natale del Monzani, appunto. Furono gli anni duri, quelli della serie B, ma anche qui una poltrona c'era sempre.
Brevi conclusioni: sono abbastanza certo di non essere riuscito a esaurire tutte le cariche che Monzani riveste, poiché la galassia societaria di "Serenissima" S.p.A. è davvero intricata, fatto dimostrato anche dalle due interrogazioni parlamentari, una al Senato del 2004 e una alla Camera del 2007, che chiedono proprio di chiarire le partecipazioni e i ruoli societari di parecchi personaggi, tra cui - appunto - Monzani.
Perché sui giornali non si parla di questo tipo di persone? Perché non scandalizza nessuno che uno possa - come minimo - stare in dodici consigli di amministrazione e in un consiglio comunale?
Non ho parole, Monzani fanculo, una tra le cose che mi spiace di più è non essere riuscito a trovare una sua fotografia, anche sfuggente; se qualcuno la trovasse, vi prego, inviatemela. Devo capire. Non posso continuare a immaginarmelo, dovrà pure avere una faccia, no? Non inviatemi foto di culi e chiappone in bella mostra, grazie, quello già lo so.

undici

L'ora dell'aneddoto (politico): Fantozzi, è lei?
Aldo Moro aveva un segretario particolare, Sereno Freato (qui la sua ultima intervista, buffo quando racconta la prima volta che sentì il nome di Berlusconi, tra l'altro), che a sua volta aveva un portaborse che, anche lui, aveva un segretario. Quest'ultimo segretario, un devoto giornalista di cui è ormai difficile rintracciare il nome, era uso chinarsi di 45 gradi quando Moro arrivava in macchina a Palazzo Chigi, per rendergli gli onori. Raccontano le cronache di palazzo che una mattina ci fu un minuscolo scarto di tempi tra l’inchino del giornalista e l’apertura della portiera dell'auto di Moro. E la porta finì col colpire violentemente la fronte del tizio in questione. Un attimo di mancamento, mentre sulla fronte si gonfiava un bozzo, poi il giornalista, ansiosissimo, si rivolse a Moro così: "Fatto danno alla carrozzeria, Eccellenza?".

L'ora dell'aneddoto (politico): Radiorepubblica.
Il 27 ottobre del 1946 un decreto del presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, promuove un concorso per ideare l’emblema della Repubblica nata dal referendum del 2 giugno. Si costituisce una commissione di costituenti, si lanciano annunci sui giornali e per radio, arrivano 197 disegni di 96 artisti, disegnatori, persone qualsiasi.
Uno tra i loghi proposti per il concorso era sì fatto: "un microfono radiofonico che manda raggi di luce porporina tutt’intorno e che contiene l’emblema dell’antica Roma, cioè la lupa che allatta i due bambini". Magari, che meraviglia sarebbe stata! Oggi andrei davvero fiero del mio passaporto e continuerei a comprare marche da bollo per capacitarmi del microfono.
Peccato, vinse il pittore Paolo Paschetto, abitante in Roma, via Eleonora Pimentel, 2, e così ci becchiamo la stella con l'ingranaggio turrito e tutto il resto che si sa. Pizzoso.

L'ora dell'aneddoto (politico): Renato, Gianni, Johnny, Kiki, Gaia e sailcazzoancora in Senato.
Il Senato della Repubblica spiegato ai bambini, sul sito del Senato. Ora, visto che non potrebbe importare di meno agli adulti, mi interrogo sull'utilità di una spiegazione ai bambini che, mi auguro, dovrebbero essere altrove. Ovunque ma altrove. Comunque, il metodo didattico (anno 2005) propone nell'ordine: un fumetto così concepito: "Johnny torna nel 21° secolo per cominciare la sua ricerca scolastica sul Senato italiano: l’insegnante-droide di educazione civica è molto esigente, così il nostro cronauta si fa guidare da Gianni all’interno di Palazzo Madama, dove grazie al suo computer da polso può elaborare le schede riassuntive sul Senato. Grazie alla macchina per l’invisibilità i ragazzi entrano nel Senato: tutto dovrebbe andare liscio, ma non si sa mai quando c’è Kiki di mezzo!". Ma che spasso, ma che divertisment, ora prendete il vostro Fruttolo, cacatevi in braghe e guardate qui. O porcozzio, c'è anche una seconda puntatona, qui. Divertimento senza fine. Fiiico, c'è anche il video con l'animazione bulgara!
Vabbuò, non sono mica soddisfatto, voglio capire meglio come funziona 'sto Senato. Ecco Renato, l'assistente al Senato, qui. Maddai, che rincojoniti!, non può essere vero... Renato? Sì, Renato: "Ehilà! Mi chiamo Renato e sono assistente parlamentare in Senato. Il mio lavoro consiste nel dare una mano ai senatori, agli altri dipendenti del Senato e a tutte le persone che vengono in visita come te". Questo filmato in flash, almeno, esteticamente è più interessante e rivelatorio; infatti, spiega come fanno i senatori a ricordarsi come utilizzare i pulsanti per il voto: "Gaia: Guarda Renato, c’è un asino che vola! Renato: Ma no… E’ solo un modo per insegnare ai senatori il significato dei pulsanti del sistema di votazione elettronica. La scritta si ferma al centro dello schermo, si scompone e diventa A-SI-NO. A per astenuto, SI per votare a favore, NO per votare a sfavore". Complimenti ai senatori, ecco perché volevano il gelato alla buvette.
Alla fine, sempre per educare i nostri giovanetti al funzionamento istituzionale, c'è pure una roba pallosissima che al confronto l'intervallo RAI era un rave party da sturbo: qui.
Tutta questa bella paccottiglia, la potete trovare qui. Occhio che serve un adsl da cronauti (sic!) del futuro. Naturalmente, io preferisco non conoscere l'entità dell'investimento. Poi va a finire che scopro che li ha disegnati Lunardi e mi va di traverso il fruttolo.

otto

Il paradosso della sentinella.
Un forestiero incontra Sancho Panza e gli pone quella che è conosciuta come la prima versione del paradosso della sentinella:
forestiero: "Signore, un largo fiume divideva due province d'un medesimo stato. Stia bene attenta la Signoria Vostra, perché il caso è di grande importanza e un po' difficile. Dico dunque che sopra questo fiume c'era un ponte, e in cima a questo ponte una forca e un tribunale, dove di solito stavano quattro giudici, che giudicavano secondo la legge fatta dal padrone del fiume, del ponte e dello stato; la qual legge era cosi formulata: "Se uno passa su questo ponte da una riva all'altra, deve prima dichiarare con giuramento dove va e quel che va a fare. Se giura il vero, sia lasciato passare, ma se mente, sia impiccato sulla forca qui inalzata senza alcuna remissione". Conosciuta questa legge e la rigorosa condizione, molti passavano lo stesso, perché dopo che s'era riscontrato che quanto dichiaravano sotto giuramento era perfettamente vero, i giudici li lasciavano passare liberamente.
Ora accadde una volta che un tale, invitato a giurare, giurò e disse: "Giuro che passo di qui per andare a morire su quella forca laggiù, e non per altra ragione".
I giudici rifletterono a questo giuramento e dissero: "Se quest'uomo lo lasciamo passare liberamente, ha giurato il falso e secondo la legge deve morire; ma se noi l'appicchiamo, siccome egli ha giurato che passava per andare a morire su quella forca, allora ha detto verità, e secondo la stessa legge, avendo giurato la verità, deve esser lasciato libero".
Ora, si domanda alla Signoria Vostra, signor governatore, che cosa faranno i giudici di quest'uomo? Poiché essi sono ancora lì, incerti e dubitosi. Siccome son venuti a conoscere l'acuta ed elevata intelligenza della Signoria Vostra, mi hanno inviato a supplicarla da parte loro a voler dare il suo parere in un caso cosi intricato e dubbio".
Sancho Panza: "Quei signori giudici avrebbero potuto risparmiarsi l'incomodo perché io son uomo più rozzo che fino. Tuttavia, ripetetemi il caso in maniera che lo intenda bene, e chissà che non possa dar nel segno".
L'uomo è ancora lì che attende di conoscere la propria sorte, con evidenza, se sarà appiccato o se sarà lasciato libero, così come il Don Chisciotte resta un eccezionale serbatoio di incongruenze, di riflessi, di realtà dinamica che sposta il punto di vista del lettore. Questo post è per ricordarmi che esistono libri meravigliosi che non vanno dimenticati. Leggere o rileggere.

Grande notizia.
E' tornata, è tornata, ora so cosa devo fare e cosa devo dire (sempre testuale, amo questa donna, ehm, naif): "ciao ragazzi,sono tornata!!!so che vi sono mancata tanto..e quindi eccomi qui di nuovo!! vi scrivo questo post,perche' la mia guerra contro chi fa del male verso gli animali,e' appena cominciata.  ho scoperto che ai poveri cavalli che corrono nelle gare gli viene somministrato qualsiasi tipo di droga e tranquillanti. un orrore i cavalli impazziscono e sono costretti a vivere con questo tipo di trattamento finche'non vanno al macello. vi prego di aiutarmi a raccogliere delle firme per poi fare una grande denuncia". http://flaviavento.leonardo.it/blog
Naturalmente, hanno ripreso anche a prenderla per il culo. Non si fa, cacchio, non si fa.

due

La bicamerale che funziona.
Esordio populista: quale è stata nel 2004 l'istituzione pubblica con il più alto tasso di assenze per malattia? Secondo la Corte dei Conti, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con più di un mese di assenza pro capite per ogni dipendente della Presidenza. Forse non hanno cambiato i filtri dei condizionatori, oppure c'è stata una mousse avariata alla mensa, che dire? Inutile pretendere un paese diverso, se dalla cima scendono rivoli che invitano, come minimo, alla timida emulazione.
Venendo ad altro, interessante è il caso di una cooperativa milanese, Movicoop.
Fondata nei primi anni Ottanta dal cossuttiano Ruggero Parisio, Movicoop assume via via la gestione dei magazzini Fininvest, ora Mediaset, e fornisce alla società televisiva manodopera nel settore della produzione televisiva, diventando, di fatto, una cooperativa in regime di monofornitura.
In un'interessante interrogazione parlamentare dell'11 dicembre 1996 (!), alcuni deputati spiegano che Movicoop "dal 1984 ha ampliato il proprio oggetto sociale, come si desume dallo statuto sociale, dal facchinaggio ad «attività di movimentazione scenografica, attività di allestimento delle scenografie, attività che comportino l'uso di elettricisti, aiuto-macchinisti, servizi cameramen e riprese audio, telefoniste, hostess, telemarketing, servizi di receptionist, segretariato per produzioni e redazioni televisive», soprattutto a favore del gruppo Mediaset".
In pratica, fin da allora, Mediaset ha esternalizzato dipendenti, attrezzature, magazzini e servizi a una cooperativa ultra-rossa, di area cossuttiana, come viene rilevato sempre nell'interrogazione: "del collegio dei sindaci di questa cooperativa hanno fino a pochi mesi fa fatto parte membri dirigenti della Camera del lavoro metropolitana di Milano (Cgil), mentre nel consiglio di amministrazione sono presenti aderenti al partito di rifondazione comunista". L'integrazione tra la cooperativa e la società televisiva è pressoché totale: "Movicoop partecipa in modo integrato al ciclo produttivo di Fininvest/Mediaset attraverso la prestazione professionale dei propri soci (che sono circa duecento), che di fatto vanno ad intermodularsi e/o a sostituirsi ai dipendenti di quel gruppo televisivo, di cui utilizzano i mezzi tecnici (dollies, elettrogruppi, eccetera) e dai cui dirigenti sono gerarchicamente comandati, e rispettano gli orari di lavoro e delle produzioni del gruppo in modo continuativo da oltre dieci anni circa". E sono bei soldi, una crescita continua: il fatturato, infatti, è di "6.200 milioni nel 1990, lire 8.000 milioni nel 1991, lire 10.700 milioni nel 1992, lire 12.100 nel 1993, lire 10.905 nel 1994, lire 12.935 nel 1995".
Non c'è che dire, una bella bicamerale che resiste solida da oltre vent'anni. Intendiamoci, mica nulla di illegale, ci mancherebbe, sempre solo una questione di opportunità. Non credo, infatti, a chi sostiene che "il lavoro è lavoro", tantomeno a chi pensa che l'importante sia lavorare, non importa per chi.
Importa eccome, invece.
Perché questa storiella su Movicoop? Al di là del fatto curioso in sé, i nemici che lavorano a braccetto senza mai uno screzio, sapere che una cooperativa rossa, rossissima, di fatto lavora e viene comandata da Mediaset, aiuta a chiarire alcune dichiarazioni sibilline altrimenti non così lampanti, come per esempio quella di Marco Rizzo (comunisti italiani, cossuttiano) sull'eventuale riduzione di una rete dell'impero Mediaset: "Sul resto Bertinotti sbaglia. E' assurdo, infatti, pensare o desiderare un qualunque dimagrimento dell'azienda Mediaset che correrebbe soltanto il rischio di essere pagato prima di tutto dai lavoratori". Vero, almeno adesso so esattamente di chi sta parlando. Bertinotti (Rifondazione) attacca Mediaset, Rizzo (Comunisti italiani) la difende. Tutto chiaro, no? In fin dei conti, se Retequattro da dodici anni è illegale e nessuno fa nulla, qualche motivo c'è, nulla accade mai per caso. Oliviero Diliberto sul Corriere, 28 marzo 2006: "Ringrazio pubblicamente Mentana per la centesima volta. Dopo il duello a Matrix ho ricevuto una quantità di segnali che non avevo mai avuto nella vita. Nei tre giorni successivi il sito online del Pdci ha registrato 1500 richieste di iscrizione, una cosa pazzesca. È il potere della tv".
Ed è il paradosso: Berlusconi attacca le coop rosse, con cui lavora con profitto, a sinistra difendono Mediaset, la fabbrichetta del nemico giurato. Interessante, davvero.

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