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trivigante.it presenta:
Breve compendio di letteratura
corso accelerato
capitolo 1 - la tenzone poetica nel Medioevo
prima lezione: la tenzone contra omnes

Nella lezione di oggi, andiamo dunque a presentare il risultato di lunghe e fruttuose ricerche in ambito filologico che ci hanno permesso, finalmente, di riportare alla luce numerosi testi poetici finora inediti.

Si tratta di un'antologia di brevi invettive in volgare riferibili all'ambito padano e settentrionale.

Le invettive sono databili con certezza alla seconda metà del Trecento e appartengono al genere della tenzone contra omnes, vale a dire un dibattito polemico cui partecipano diversi autori scagliandosi indifferentemente contro uno o l'altro per pura vis polemica.

 

Poiché vi partecipano numerosi poeti, il tono dei componimenti oscilla tra l'aulico e il greve insulto, spesso infarcito di metafore sessuali abbastanza esplicite, a seconda della formazione e della sensibilità dell'autore.
Talora si sfocia nel triviale, componente imprescindibile nelle tenzoni medievali tra poeti vernacolari dilettanti, dediti al consumo massivo di vino nelle taverne e a pratiche sessuali quantomeno discutibili.
La metrica è variabile, raramente vengono utilizzate le forme retoriche consuete, più che altro ci troviamo in presenza di unità ritmiche libere in rima alternata.

 
i testi
La tenzone prende certamente avvio da una polemica tra due delle "tre corone" del Trecento, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio.
Non siamo a conoscenza della causa scatenante la polemica, probabilmente un'allusione sconcia di
Boccaccio alla virtù di Laura, andata perduta (l'allusione, non la virtù).
Il componimento che dà la stura alla tenzone è un'invettiva di
Petrarca, rivolta direttamente al poeta certaldese:
 
  O gran B.ischero di un certaldese,
perché non ti vai tosto a quel paese
per proferir sgradevoli parole
hai forse faccia dove non c'è sole?

Te che hai dovuto ripiegar
su tette, culi ed escrementi
perché ti stessero ad ascoltar
vacci pur tu a lauràr
1
(componimento B.P. 364)

note: componimento databile attorno al 1363, a seguito dell'incontro veneziano tra i due. Si noti il doppio riferimento a Boccaccio ("certaldese", con minuscolo polemico, e la "B" puntata che sottende certamente al cognome dell'avversario) e l'inconsueta rima AABB CDCD.
1: brescianismo, 'lavorare', rarissimo in Petrarca.

 

A margine del componimento, autografo, vi è una nota di pugno di Petrarca che allude nuovamente a Boccaccio, di cui, però, non siamo ancora riusciti a comprendere il significato. Tale nota, per completezza filologica, è: "http://www.boccaccio.it/".

 

Boccaccio risponde prontamente con una quartina polemica, difendendo la propria arte a discapito delle attività del poeta aretino:

 
  Tette, culi ed escrementi
son la parte bella di noi dementi,
sempre meglio il sesso anale
che correr dietro alla palla ovale.
(componimento B.P. 365)


note: componimento databile attorno al 1363, incomprensibile il riferimento dell'ultimo verso.

 

Anche Boccaccio, a margine, annota un riferimento che, probabilmente, potrebbe spiegare il verso "che correr dietro alla palla ovale": "http://www.petrarcarugby.it".

 

Boccaccio non lascia intermezzi e rilancia, pochi giorni dopo, con un'altra quartina in cui discute l'arte poetica del rivale:

 
  Dunque, che fai, Petrarcacca?
Componi versi a sbraco
dando banane e sugo di vacca
al tuo amanuense macaco?
(componimento B.P. 366)


note: l'allusione alla scimmia amanuense è un topos ricorrente nelle invettive poetiche. Più insolito il riferimento alla frutta esotica, forse una metafora sessuale. Piuttosto infantile il gioco di parole del primo verso.

 

Petrarca passa a vie di fatto e insulta direttamente l'antagonista, minacciandolo di stupro, in risposta alla quartina B.P. 365:

 
  Se meglio sia anale
lo scoprirai solamente
mio bel demente
1
quando t'ottunderò il canale
2
(componimento B.P. 367)


note: componimento databile attorno alla fine del 1363, si noti la rima ABBA.
1: latinismo.
2: esplicita metafora sessuale.

 

La risposta satirica di Boccaccio non si fa attendere e il poeta certaldese si affida a un "ottetto" a rima alternata, cioè due terzine e una coppia di versi a chiusa:

 
  Caro poeta dal tratto veniale,
bisogna saper come e dove
per trovar un buio canale:

mi par che di buchi, orendo bove
1,
pochi ne abbiate visti e male,
se di raspon
2 fate gran prove.

Orsu, continuate a drizzar torti,
orendo poeta squartamorti
3.
(componimento B.P. 368)

note: inizio 1364, si noti la ripresa identica al terzo verso della quartina petrarchesca.
1: epiteto ripreso dal mondo agricolo e rurale;
2: raspon: allusione alle note pratiche onanistiche del poeta aretino.
3: allusione polemica al processo per necrofilia intentato a
Petrarca nel 1360.

 

I toni trascendono e l'invettiva muta in lite.
Petrarca, nel componimento in risposta, ribadisce le minacce di sottomissione sessuale ai danni del rivale, esplicitando alquanto il modo:

 
  Se grande prova do
del solitar sollazzo,
far scempio ciò non esclude
ch'io possa fare, col mio mazzo,
laddove l'interiora vostra schiude.

Guardatevi le terga,
ch'arriva tosta la mia verga
1.
(componimento B.P. 369)

note: di pochi giorni successivo, è un raro caso di quartina a cinque versi con rima ABCBC e coppia DD.
1: coppia di versi ricorrente in Petrarca, pare l'avesse fatta incidere anche sull'assale del carro con cui era solito recarsi a Padova da Arquà.

 

Nel vivace alterco si inserisce un terzo poeta, B.onsuar de Provence, che scrive cinque distici attaccando Petrarca sullo stesso terreno delle ultime invettive.
B.onsuar de Provence, attivo a Castegnato (Bs) nella seconda metà del Trecento, a dispetto del nome, è segnalato come uno dei più arguti e colti polemisti del periodo, sempre pronto ad attaccare briga, anche a nome e per conto altrui:

 

  Fatto tu1 fosti a viver come bruto
perché lo culo avesti fatto ad imbuto
2,

prendon speranza coloro che entràno
essendoci pure scale e corrimano.

Ricordo pure, senza venir meno,
che una volta ci entrò pure un treno
3.

Non esser triste, povero aretino
se per strada ti gridan "culatino"
4,

aver in sorte un ano sfondato
può esser comodo, per farci il mercato.

(componimento B.P. 370)

note: a rima baciata il componimento non ha precedenti daL punto di vista metrico.
1: forma insolita rispetto alla consueta seconda persona plurale, probabilmente utilizzata per enfatizzare lo sdegno rivolto al rivale;
2: citazione dantesca evidente, quasi letterale;
3:
B.onsuar de Provence era un precursore, rispetto ai suoi tempi;
4: brescianismo, frequente nella lingua dell'autore.

 

Petrarca si rifiuta decisamente di rispondere a questa invettiva irrispettosa (cfr. Epistolae Seniles XXIV, hrsg. v. Florian Neumann. 1097) e incarica un giovane poeta che gli faceva da segretario in quegli anni, A.ulico da Basiglio, di rispondere, letteralmente, per le rime. Il giovane A.ulico, non tragga in inganno il nome, non si fece pregare e compose una sestina e un distico dal tono analogo:

 

  Se 'l mio è mercato,
pure il tuo
1 cresce
se è noto che, senz'aver cacato,
ti c'entra un pesce
2.
Non sempre, è appurato,
che tutto cio che v'entra, esce.

Restituite
3, orsù, il maltolto
ch'avete già nel culo molto.
(componimento B.P. 371)

1: in risposta al tono colloquiale tenuto da B.onsuar;
2: non pare corretta l'interpretazione del
Von Fottermann (So tutto io, Torino, 1996, p. 23), che vi legge un riferimento biblico;
3: si noti il ritorno alla forma plurale.

 

Bisogna attendere l'autunno del 1364 perché uno sconosciuto poeta, F.unghetto da San Gemignano, esponente della sagace scuola toscana, riprenda le fila della tenzone e indirizzi una rima in quartine alla volta di A.ulico da Basiglio.
Si noti il fatto, importante, che nella tenzone poetica contra omnes ogni partecipante assume gli epiteti precedenti come rivolti alla propria persona, espediente narrativo per poter intervenire in medias res e con l'autorità che il coinvolgimento diretto gli concede.

 

  Vero è ciò che il vostro verso attesta1:
possiedo, infatti, nelle profondità
quel poco poco poco
2 che resta
della vostra, unta, dignità.

Volete, dunque, che ve la ridia?
Mi sembra giusto, v'appartiene!
Stando nel mio antro, senza pene,
di certo sarà ripulita più che pria.
(componimento B.P. 372)

1: si noti il riferimento diretto;
2: triplice ripetizione polemica.

 

Meno di una settimana dopo, stando alle note a margine del manoscritto, A.rchisandro di Patrasso, chierico di corte della Regina di Cipro e di Malta, più noto come autore di liriche amorose di stampo petrarchesco che come polemista, compone due quartine alla volta di F.unghetto, con il quale - come sappiamo dalla Storia del Trecento cavata dalle Croniche di quel tempo di Fra' Salmastro da Venegono (2.Croniche, 9) - ebbe un diverbio a proposito di una donna.
Non stupiscono, dunque, la vena polemica e le allusioni sconce.

 

  Restituitemela1 senza frappor indugio
che tanto so ch'è monda.
Laddove passa spesso punta tonda
2,
si sa che lascia intonso ogni pertugio.

Non è pero candore virginale,
quel gran splendore anale,
com'ogni buon padron che si rispetti
agli ospiti vuoi far trovar gli arredi netti.
(componimento B.P. 373)

1: si riferisce alla dignità, cfr. il quarto verso di B.P. 372;
2: allusione piuttosto esplicita al membro maschile.

 

La tenzone si arricchisce ulteriormente, a questo punto, con l'ingresso di B.ustaccione da Cremona, podestà dal 1361 al 1389 della città del Torrazzo.
Il testo, notevole per qualità poetica e retorica, presenta alcuni punti oscuri che la critica non è ancora riuscita a delineare con chiarezza, a causa, probabilmente, della perdita di uno o più testi intermedi.

 

  Ahimé, amico poeta1, non v'affannate
che l'uditor già si fa gran risate.

Lo vostro verso perde di splendore,
quanto 'l buso vostro brucia di rossore:

avete di culo fatto trombetta
più di quanto uno s'aspetta
2.

Del dir vostro scema l'effetto:
forse vi siete seduto su un paletto?

Non osate, poi, toccar Pazoozo
3,
ché temibile assai è il falloozo
4.

Non vorrete che a toccar le faccende sue
poi in voi di membri invece di uno ne sian due?
(componimento B.P. 374)

1: ironico, dati i trascorsi tra i due;
2: citazione dantesca;
3: il riferimento è oscuro. Pare che tale soprannome, mutuato dalla demonologia orientale, fosse utilizzato da
L.aurenziano da Friggitoria, poeta e oscuro alchimista attivo a Livorno in quegli anni; è attestata una forma 'pazzozo' per 'molto pazzo' in una Cronica trecentesca, ma non pare questo il caso;
4: falloozo: 'membro', distorto per esigenze di rima.

 
(continua)
 
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