la porta okey (dementi al sicuro)

Un po’ di tempo fa sfogliavo il giornale e mi sono imbattuto in uno specialone di due pagine, lo “Speciale Casa”.
Non che l’argomento sia di mio interesse, anche perché gli speciali sono marchettone che consentono ai giornalisti di comprarsi la mortadella e un tozzo di pane, ma mi ha attratto irresistibilmente un’immagine, con didascalia “Stop alle aggressioni in camera da letto”, che raffigura una coppia di vecchietti sorpresi nel cuore della notte da entità malvage penetrate nella zona più intima della casa. Eccola:

Inutile dire che me la stavo facendo addosso dal ridere. Lei ha il terrore negli occhi come se Satana si fosse manifestato dritto dritto lì, ovviamente in versione gerontocomio, lui – nonostante non sia davvero notte e non stesse dormendo – è rimbambito pari pari e ha l’espressione di sorpresa che ha la vecchina quando le cade la fetta di torta sul tappeto. Dal lato crema, chiaramente.
Me la stavo ridendo tra me e me, come peraltro sto facendo ora, quando mi scappa l’occhio sull’oggetto della promozione: una porta blindata per la camera da letto. Questa. Ossia, una porta da interno. “BLINDASONNO Okey può essere rivestita da entrambi i lati esattamente come una delle porte di casa, oppure può essere personalizzata, anche da uno solo dei due lati,con un pannello che riproduce l’immagine desiderata, per adattarsi armoniosamente all’arredamento della camera che vuoi proteggere”. Bel nome.
Resto basito. Una porta blindata interna presuppone che uno ci si chiuda dentro, sia in caso di aggressione sia in modo preventivo, cioè tutte le sere, considerandosi protetto all’interno della stanza blindata. L’idea è mostruosa, mi fa rabbrividire al solo pensiero di chiudermi dentro, sia per una sensazione di soffocamento generale sia perché metti che uno la sera ha mangiato cotiche con i fagioli. E poi durante l’aggressione: i balordi in sala che spadroneggiano e uno, un po’ pirletta, devo dire, nella stanza blindata a gridare: “andatevene o esco mio marito”.
O, meglio ancora: “Uscite, siete circondati”. La porta Okey mi mette ansia e rabbrividisco, di nuovo. E’ il simbolo di tutto ciò che è nefasto, chiudersi nella propria casetta, evitare il mondo che è pieno di cattivoni, proteggere a ogni costo la propria dentiera, esiliarsi scambiando la cosa per libertà e tranquillità. Tutto ciò è mostruoso.
E se quando entrano i malviventi io sono al cesso? Porta blindata anche lì?

23 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Buti (Pisa) in località Piavola vengono uccisi dai tedeschi diciotto uomini, tra i sedici e i sessantadue anni.

A Pratovecchio (Arezzo) un contadino, Angelo Ceccarelli, per difendere la figlia dalle violenze di un gruppo di tedeschi, viene bruciato vivo nella sua casa.

A Molinella di Veggio e Manfolle (Bologna) vengono uccisi dai tedeschi diciassette civili, sette nella prima località e dieci nella seconda.

io morirò e voi non mi avrete saputo tenere

Niente preamboli, Buzzati è grande (e non è la mia prima volta) e questo che segue è, senza dubbio, il più grande racconto mai scritto.
Esagerato? Forse, ma se siete stati bambini e avete avuto uno di quei momenti in cui avreste desiderato morire per sconfiggere il mondo, allora sarete d’accordo con me. Non so se questo succeda alle bambine, ma ai maschi di sicuro. Ammesso che si siano nascosti nei boschi da soli e nell’oscurità per almeno una volta. A voi (qui il pdf se lo volete per voi).


Dino Buzzati, Il borghese stregato.

Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni, arrivò un giorno d’estate al paese di montagna dove sua moglie e le bambine erano in villeggiatura. Appena giunto, dopo colazione, quasi tutti gli altri essendo andati a dormire, egli uscì da solo a fare una passeggiata.
Incamminatosi per una ripida mulattiera che saliva alla montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Aveva sperato che il posto fosse in una romantica valle con boschi di pini e di larici, recinta da grandi pareti. Era invece una valle di prealpi chiusa da cime tozze, a panettone, che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pensò il Gaspari, rimpiangendo di non esser potuto mai vivere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, immagini di felicità umana, sovrastate da fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alla soglia di foreste antiche, cariche di leggende. E con amarezza considerava come tutta la sua vita fosse stata così: niente in fondo gli era mancato ma ogni cosa sempre inferiore al desiderio, una via di mezzo che spegneva il bisogno, mai gli aveva dato piena gioia. (qui prosegue…)

22 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Querceta (Lucca) la famiglia Boscherini, cinque persone tra cui un bambino di due anni, viene sterminata da tre SS.

francis il muro parlante: il genere

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. E così è in questo caso, anzi: la consapevolezza stavolta travalica il messaggio. Ora, io capisco il rispetto delle differenze di genere e la parità a tutti i costi, condivido pure, ma così la forza del messaggio mi va davvero a ramengo. Compagni, mettiamoci d’accordo: se usiamo “donne”, “tizi”, “cosi”, “misters”, per indicare tutto il genere umano a me sta bene, basta che sia uno. Perché altrimenti è uno/a stillicidio/a.

21 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Massa Marittima (Pisa) i tedeschi violentano una donna e la squartano dalla bocca allo stomaco.

A San Maurizio Canavese (Torino) per vendicare la morte di un commilitone, i tedeschi bombardano il paese: tre civili, tra cui una bambina di tre anni, muoiono.

Boris Pahor racconta

Di Boris Pahor ho già raccontato qui, e chi ancora non ha letto Necropoli dovrebbe farlo, secondo me. Come ho già detto, ma non mi viene definizione migliore, un uomo integro e – soprattutto – davvero libero.
Siccome è un uomo prezioso, oltre che raro, va letto e ascoltato, se possibile, sia perché è vivo sia perché è abbastanza facile trovare i suoi racconti.

Oggi sono contento perché posso condividere con voi le sue parole e i suoi racconti narrati proprio da lui medesimo. Buon ascolto (dura 1h41′).

[audio:http://www.trivigante.it/public/tregenda/wp-content/uploads/2010/07/pahor_boris_deportazione.mp3|titles=pahor_boris_deportazione]

(il merito è del Comune di Nova Milanese, che ha raccolto un preziosissimo archivio che raccoglie i racconti dei deportati, qui. Grazie).

perché questa notizia è passata via così?

Il comandante dei ROS, un generalone capo dei carabinieri, viene condannato a quattordici (14!) anni di reclusione e alla perenne interdizione dai pubblici uffici per traffico di droga e deviazioni nell’attività dell’Arma e nessuno dice nulla. Nulla.
E il PM ne aveva chiesti ventisette (27!) di anni. Ventisette, presente? Per omicidio colposo si beccano fino a cinque anni, per capirci (art. 589/1). E con lui – Giampaolo Ganzer – condannato un ex colonnello dei ROS e attuale componente dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) – tale Mauro Obinu – che si becca sette (7!) anni e dieci mesi e interdizione perpetua per lo stesso motivo (hanno creato e favorito una serie di illeciti traffici di droga, per poterli poi reprimere e produrre così risultati nella sua attività investigativa) e, non bastasse, altre dodici persone sono state condannate.
Nessuno dice nulla e io sono basito.

19 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Montemignaio (Arezzo) i tedeschi fucilano otto civili ed evirano un ragazzo di quattordici anni.

A Borgosesia (Vercelli) un’unità mista di tedeschi e fascisti fucila dieci civili in località Rozzo e cinque in località Lovario.

Robocop alla bresciana

Qualcuno in tema di sicurezza sta davvero esagerando.
Vado a rimettere a posto la mia camera.