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memoria

30 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Modena venti civili prelevati dalle carceri vengono massacrati a raffiche di mitra dai tedeschi, in rappresaglia per il ferimento di un milite di Salò e di un soldato tedesco.

A San Donato Fabriano (Ancona) tredici civili muoiono saltando sulle mine lasciate dai tedeschi in fuga.

A Montecchio e Bolca (Verona) quattordici civili vengono fucilati per rappresaglia dai tedeschi a seguito della morte di alcuni soldati.

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trivigantismi

francis il muro parlante: bellalavita

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. Il muro è però solitamente ricettacolo di rivendicazione e di protesta, molto più raramente di considerazioni in positivo. In questo caso, a meno che il punto esclamativo abbia funzione di enfatizzare il sarcasmo, il messaggio è composito: bella grafia per considerazione tanto gratuita quanto consolante e, vicino, il signore rastaman che potrebbe essere coevo o, chissà, antecedente al messaggio. Il tutto, però, funziona.

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politicona

traiettorie/2: democristiani

“La corruzione è sempre stata compagna di strada dell’uomo. D’altronde, la stessa cultura cattolica ci insegna: senza soldi non si cantano messe. Pensiamo all’obolo di San Pietro. Il problema per noi politici, ma in generale per tutti coloro che amministrano la cosa pubblica, è gestire il proprio percorso verso Dio cercando una mediazione” (Paolo Cirino Pomicino, dal Corriere, 2007)
“Siamo diventati un Paese che non pensa, non cresce, non ha più speranza e affoga nella amoralità, che è peggio dell’immoralità” (Ciriaco De Mita, dal Corriere, 2010).

Partiamo in medias res: stronzoli.
Dopo il primo post, proseguo con la rappresentazione delle traiettorie politiche di certi fiorellini rari della politica italiana degli ultimi quarant’anni, cinquanta dai, allo scopo di preservarne memoria e di, chissà, riportare alla mente passaggi che si erano perduti. La teoria della faccenda l’ho fatta di là, nel primo post, non vorrei tediare.
Veniamo al dunque, quindi, Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco de Mita:

E ora, i fatti notevoli: rimasti entrambi orfani in età matura della Grande Mamma che li aveva pinguamente allattati per vari decenni, consentendo loro di centrare numerose vittorie alla lotteria di Ministro e Presidente del Consiglio, si trovarono dopo il 1992 nella difficile situazione di dover mantenere il proprio ruolo di Ras a Napoli e ad Avellino. Perché, purtroppo, di terremoti in Irpinia ce ne sono sempre troppo pochi, e la vita – politica e non – costa. Il primo, Pomicino, dopo essersi accoccolato al caminetto di Mastella fu espulso dal partito con ignominia e, memore delle origini, decise di aderire a qualsiasi movimento politico o partito che avesse nel nome la parola “Democrazia Cristiana” (se questa non è dedizione…), riuscendo nelle mirabolanti imprese di tornare al Parlamento Europeo lui, emblema della corruzione e del facciadimerdismo, e di essere tuttora – attenzione! – membro del Controllo strategico della pubblica amministrazione del ministro Rotondi. Parrebbe una stronzata se non fosse vero. L’altro, quello che quando governava l’Avellino squadra di calcio stazionava perennemente in serie A e poi non la si vide mai più, perse la trebisonda, porello, e pensò addirittura di accasarsi nel centrosinistra. E la cosa gli riuscì per ben tre volte, senza che nessuno dicesse alcunché. Poi, storia recente, siccome qualcuno gli disse che non sarebbe stato ricandidato si offese molto e cambiò di nuovo partito, riuscendo – ma guarda! – ad andare anche lui al Parlamento Europeo. Dove, ovviamente, non ne mantengono memoria.
Poverelli, anche loro: entrambi più ambiziosi di ciò che raggiunsero ma destinatari di privilegi a dir poco immeritati, causa statura politica, umana e fisica piccoletta, da quando persero la mamma politica furono costretti a vagare di casa in casa per rimediare un pasto caldo e un giaciglio non troppo scomodo, loro che erano abituati alle riverenze e alle grandi torte in regalo. E così dovettero vendere fiammiferi agli angoli delle strade per sbarcare il lunario, prostituendosi – politicamente parlando, sia chiaro – occasionalmente per una fettina di torta piccolina. E’ giustizia questa? E’ riconoscenza?

No, non lo è. Ma la vita è dura per tutti, si sa. Triste destino dover fare i salti mortali per un tozzo di torta pastiera con i canditi.
Ma non siamo tristi noi, che proseguiamo verso altri sapidi racconti di traiettorie politiche, speranzosi in ben altro spasso.

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memoria

Onorina Brambilla Pesce racconta

Onorina Brambilla Pesce, oltre che moglie di Giovanni Pesce, fu staffetta partigiana e deportata, fu torturata ma non tradì mai i compagni: “Sia chiaro che io non ho taciuto per amore. Non avrei tradito nessun compagno, mai”. Giù il cappello.
Ho avuto la fortuna di poterla ascoltare il venticinque aprile dell’anno scorso (qui il filmato) e ho la fortuna ora di poter ascoltare e condividere i suoi racconti narrati da lei medesima. Buon ascolto (dura 1h32′).

[audio:http://www.trivigante.it/public/tregenda/wp-content/uploads/2010/07/onorina-brambilla-.pesce-deportazione.mp3|titles=onorina brambilla .pesce deportazione]

(il merito è del Comune di Nova Milanese, che ha raccolto un preziosissimo archivio che raccoglie i racconti dei deportati, qui. Grazie).

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memoria

26 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Pievequinta (Forlì) dieci civili rinchiusi nel carcere di Forlì vengono fucilati dai tedeschi in rappresaglia per la morte di un caporale tedesco.

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memoria

25 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Montemignaio (Arezzo) senza apparente motivo ventitre civili vengono rinchiusi in una stanza dai tedeschi e massacrati con bombe a mano.

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il nulla

la porta okey (dementi al sicuro)

Un po’ di tempo fa sfogliavo il giornale e mi sono imbattuto in uno specialone di due pagine, lo “Speciale Casa”.
Non che l’argomento sia di mio interesse, anche perché gli speciali sono marchettone che consentono ai giornalisti di comprarsi la mortadella e un tozzo di pane, ma mi ha attratto irresistibilmente un’immagine, con didascalia “Stop alle aggressioni in camera da letto”, che raffigura una coppia di vecchietti sorpresi nel cuore della notte da entità malvage penetrate nella zona più intima della casa. Eccola:

Inutile dire che me la stavo facendo addosso dal ridere. Lei ha il terrore negli occhi come se Satana si fosse manifestato dritto dritto lì, ovviamente in versione gerontocomio, lui – nonostante non sia davvero notte e non stesse dormendo – è rimbambito pari pari e ha l’espressione di sorpresa che ha la vecchina quando le cade la fetta di torta sul tappeto. Dal lato crema, chiaramente.
Me la stavo ridendo tra me e me, come peraltro sto facendo ora, quando mi scappa l’occhio sull’oggetto della promozione: una porta blindata per la camera da letto. Questa. Ossia, una porta da interno. “BLINDASONNO Okey può essere rivestita da entrambi i lati esattamente come una delle porte di casa, oppure può essere personalizzata, anche da uno solo dei due lati,con un pannello che riproduce l’immagine desiderata, per adattarsi armoniosamente all’arredamento della camera che vuoi proteggere”. Bel nome.
Resto basito. Una porta blindata interna presuppone che uno ci si chiuda dentro, sia in caso di aggressione sia in modo preventivo, cioè tutte le sere, considerandosi protetto all’interno della stanza blindata. L’idea è mostruosa, mi fa rabbrividire al solo pensiero di chiudermi dentro, sia per una sensazione di soffocamento generale sia perché metti che uno la sera ha mangiato cotiche con i fagioli. E poi durante l’aggressione: i balordi in sala che spadroneggiano e uno, un po’ pirletta, devo dire, nella stanza blindata a gridare: “andatevene o esco mio marito”.
O, meglio ancora: “Uscite, siete circondati”. La porta Okey mi mette ansia e rabbrividisco, di nuovo. E’ il simbolo di tutto ciò che è nefasto, chiudersi nella propria casetta, evitare il mondo che è pieno di cattivoni, proteggere a ogni costo la propria dentiera, esiliarsi scambiando la cosa per libertà e tranquillità. Tutto ciò è mostruoso.
E se quando entrano i malviventi io sono al cesso? Porta blindata anche lì?

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memoria

23 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Buti (Pisa) in località Piavola vengono uccisi dai tedeschi diciotto uomini, tra i sedici e i sessantadue anni.

A Pratovecchio (Arezzo) un contadino, Angelo Ceccarelli, per difendere la figlia dalle violenze di un gruppo di tedeschi, viene bruciato vivo nella sua casa.

A Molinella di Veggio e Manfolle (Bologna) vengono uccisi dai tedeschi diciassette civili, sette nella prima località e dieci nella seconda.

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estasi

io morirò e voi non mi avrete saputo tenere

Niente preamboli, Buzzati è grande (e non è la mia prima volta) e questo che segue è, senza dubbio, il più grande racconto mai scritto.
Esagerato? Forse, ma se siete stati bambini e avete avuto uno di quei momenti in cui avreste desiderato morire per sconfiggere il mondo, allora sarete d’accordo con me. Non so se questo succeda alle bambine, ma ai maschi di sicuro. Ammesso che si siano nascosti nei boschi da soli e nell’oscurità per almeno una volta. A voi (qui il pdf se lo volete per voi).


Dino Buzzati, Il borghese stregato.

Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni, arrivò un giorno d’estate al paese di montagna dove sua moglie e le bambine erano in villeggiatura. Appena giunto, dopo colazione, quasi tutti gli altri essendo andati a dormire, egli uscì da solo a fare una passeggiata.
Incamminatosi per una ripida mulattiera che saliva alla montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Aveva sperato che il posto fosse in una romantica valle con boschi di pini e di larici, recinta da grandi pareti. Era invece una valle di prealpi chiusa da cime tozze, a panettone, che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pensò il Gaspari, rimpiangendo di non esser potuto mai vivere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, immagini di felicità umana, sovrastate da fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alla soglia di foreste antiche, cariche di leggende. E con amarezza considerava come tutta la sua vita fosse stata così: niente in fondo gli era mancato ma ogni cosa sempre inferiore al desiderio, una via di mezzo che spegneva il bisogno, mai gli aveva dato piena gioia.

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memoria

22 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Querceta (Lucca) la famiglia Boscherini, cinque persone tra cui un bambino di due anni, viene sterminata da tre SS.