io dubai no posibile io rimborso

Phishing così non si vedeva dai tempi di “il tuo conto è rotto”: che meraviglia. Che poi Dubai mi fa schifo, meglio richedo premio gaudagnato, sì.

8 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A San Pietro Bussolino (Vicenza) dieci civili vengono uccisi a seguito di diversi rastrellamenti.

aggiornamento delle 16.23 per i telespettatori del TG1

So che non l’avete visto e per questo ve lo dico: a L’Aquila le cose non vanno bene per un cazzo, la ricostruzione è una bidonata buona solo per i boccaloni, gli aquilani sono stati presi per il culo dal governo, dalla protezione civile, dai costruttori bastardi e da Berlusconi fino a oggi, data in cui sono andati a Roma a protestare. Oggi, non contenti, sono pure stati manganellati selvaggiamente.

Ma voi, rincretiniti che non siete altro, continuate pure a guardare la TV. Elvis è vivo e a Napoli non ci sono rifiuti.

I morti di Reggio Emilia: 7 luglio 1960

A San Rocco, un isolato di Reggio Emilia, verrà trovato il corpo di Afro Tondelli (1924), operaio di 35 anni. Si trova isolato al centro di piazza della Libertà. L’agente di PS Orlando Celani estrae la pistola, s’inginocchia, prende la mira in accurata posizione di tiro e spara a colpo sicuro su un bersaglio fermo. Prima di spirare Tondelli dice: “Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano addosso come alla caccia”. Partigiano della 76a Sap (nome di battaglia “Bobi”), è il quinto di otto fratelli, in una famiglia contadina di Gavasseto. Sposato, è segretario locale dell’Anpi.

Davanti alla chiesa di San Francesco è Lauro Farioli, 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bimbo. Lo chiamavano “Modugno” grazie alla vaga somiglianza con il cantante. Era uscito di casa con pantaloni corti, una camicetta rossa, le ciabatte ai piedi: ai primi spari si muove incredulo verso i poliziotti come per fermarli. Gli agenti sono a cento metri da lui: lo fucilano in pieno petto. Dirà un ragazzo testimone dell’eccidio: “Ha fatto un passo o due, non di più, e subito è partita la raffica di mitra, io mi trovavo proprio alle sue spalle e l’ho visto voltarsi, girarsi su se stesso con tutto il sangue che gli usciva dalla bocca. Mi è caduto addosso con tutto il sangue”.

Intanto l’operaio Marino Serri, 41 anni, partigiano della 76a brigata si è affacciato piangendo di rabbia oltre l’angolo della strada gridando “Assassini!”: cade immediatamente, colpito da una raffica di mitra. Nato in una famiglia contadina e montanara poverissima di Casina, con sei fratelli, non aveva frequentato nemmeno le elementari: lavorava sin da bambino pascolando le pecore nelle campagne. Militare a 20 anni, era stato in Jugoslavia. Abitava a Rondinara di Scandiano, con la moglie Clotilde e i figli.

In piazza Cavour c’è Ovidio Franchi, un ragazzo operaio di 19 anni. Viene colpito da un proiettile all’addome. Cerca di tenersi su, aggrappandosi a una serranda: “Un altro, racconta un testimone, ferito lievemente, lo voleva aiutare, poi è arrivato uno in divisa e ha sparato a tutti e due”. Franchi è la vittima più giovane (classe 1941, nativo della frazione di Gavassa): figlio di un operaio delle Officine Meccaniche Reggiane, dopo la scuola di avviamento industriale era entrato come apprendista in una piccola officina della zona. Nel frattempo frequentava il biennio serale per conseguire l’attestato di disegnatore meccanico, che gli era stato appena recapitato. Morirà poco dopo a causa delle ferite riportate.

Emilio Reverberi, 39 anni, operaio, era stato licenziato perché comunista nel 1951 dalle Officine Meccaniche Reggiane, dove era entrato all’età di 14 anni. Era stato garibaldino nella 144a Brigata dislocata nella zona della Val d’Enza (commissario politico nel distaccamento Amendola). Nativo di Cavriago, abitava a Reggio nelle case operaie oltre Crostolo con la moglie e i due figli. Viene brutalmente freddato a 39 anni, sotto i portici dell’Isolato San Rocco, in piazza Cavour. In realtà non è ancora morto: falciato da una raffica di mitra, spirerà in sala operatoria.

(riferimento).

cinquant’anni fa a genova, reggio emilia e un fascista al governo

Prima di leggere, consiglio di cliccare sul pulsante qui sotto:

[audio:http://www.trivigante.it/public/tregenda/wp-content/uploads/2010/07/Fausto-Amodei-Per-i-morti-di-Reggio-Emilia.mp3|titles=Fausto Amodei – Per i morti di Reggio Emilia]

Il 30 giugno 1960 la Camera del Lavoro di Genova convocò una manifestazione in risposta alla decisione dell’MSI di organizzare il proprio congresso nella città ligure, città decorata con medaglia d’oro della Resistenza. Non era certo la prima manifestazione di protesta contro il congresso fascista, e non sarebbe stata l’ultima. Già nei giorni precedenti a Genova si registrarono scontri tra forze antifasciste e polizia, il 25 e il 28, e la polizia caricò duramente su indicazione precisa del Presidente del Consiglio. Il Governo, infatti, era un monocolore democristiano che aveva ottenuto la fiducia grazie ai voti determinanti dei missini. Va da sé che intendesse stroncare ogni forma di opposizione agli alleati.
Lo stesso Pertini, presente a Genova il 28, disse a proposito delle manifestazioni di protesta: «La polizia sta cercando i sobillatori di queste manifestazioni, non abbiamo nessuna difficoltà ad indicarglieli. Sono i fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello studente». (qui prosegue…)

59 secondi di… centro ittiologico

Un centro melmoso, non c’è che dire… ma ai pesci piace così?
Per l’ennesima puntata di “59 secondi di…”, la rubrica più dirupata del Canton Ticino, un altro episodio fatto di soli cinquantanove secondi di qualsiasi cosa venga in mente a me o a voi, che abbia o meno un qualche significato intrinseco e che abbiate voglia di immortalare. Possibilmente con i mezzi più ridotti possibile.

4 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Castelnuovo dei Sabbioni e Meleto (Arezzo) reparti della divisione Göring in ritirata sterminano duecento civili, per bonificare il territorio: i cadaveri vengono ricoperti di mobili e materiale infiammabile e bruciati.

corpo che porta pesante carico

In previsione millenaria, Hitler (Führer und Reichskanzler) cominciò a vagheggiare un completo rifacimento di Berlino in chiave di capitale del mondo (Welthauptstadt), così fu che chiamò il suo architetto di fiducia, Speer, e gli disse: “mi raccomando, grande” (große).
Non c’era bisogno, Speer era il teorizzatore delle rovine titaniche visibili per millenni e millenni, le cose le costruiva grandi anche da solo senza spinta. Si mise al tecnigrafo e progettò, come è noto, lo stadione (Olympiastadion), poi costruito, l’allargamento della Charlottenburger Chaussee (Charlottenburger Chaussee) con la colonna della Vittoria (Siegessäule), fatto, una nuova immensa cancelleria (große, große) e, non pago, un’altra nuova cancelleria ancor più grande (große, große, große); progettò poi il salone del popolo (Volkshalle), uno smambrone che avrebbe dovuto avere una cupola große sei volte quella di San Pietro, e un arco di trionfo che avrebbe dovuto avere un arco talmente alto da contenere comodamente l’arco di trionfo parigino (große triumphbogen). Il tutto per adeguare il tono al tono, la capitale all’impero.

Non andò così, è noto, perché i materiali e la manodopera servirono per la guerra (weltkrieg) e poi le cose andarono in vacca (huregehen) come si sa.
C’erano, in realtà, anche alcuni motivi di non secondaria importanza che ostacolavano i millenari piani del duo: il terreno paludoso di Berlino, infatti, cospirava contro la grandeur nazista (Erhabenheit) e aveva deciso di non reggere grandi pesi (schwergewicht). Hitler voleva mandare l’esercito (wehrmacht) contro il terreno paludoso, per fargli capire chi comandasse, ma Speer lo riportò a più miti consigli (gutenargumentierend).
Fu così che furono adottate le seguenti soluzioni: il terreno ribelle fu fecondato con vigoroso seme maschile ariano per conferirgli durezza e resistenza (samenzellendauerfestigkeit o spermendauerfestigkeit); Speer fu fatto sdraiare nel fango per alcuni mesi (Speerabgestellt) per convincere il particolato a non rompere le palle (ballbrechen); fu promulgata una legge che costringeva i terreni paludosi a espatriare (rausaktstronkzt); si pensò di spostare Berlino a Monaco (BerlinoobenMunchenkonstruiren); e, infine, si propose di costruire una Germania di cemento su cui far poggiare la Nuova Germania (NeueDeutschlandobenDeutschlandzement). Niente di tutto ciò ebbe successo.

Fu così che i due brillanti cervelli (brillantgehirn) decisero di fare una prova, per vedere quanto fosse bastardo il terreno: fecero costruire un cilindrone di cemento davvero pesante (großegroßegroßezylinderzement) e lo piazzarono in luogo adatto, per capire effettivamente come stessero le cose. Il cilindrone, realmente il Schwerbelastungskörper, ossia il corpo che porta pesante carico (mai un articolo i tedescoidi), nei tre anni di test avrebbe dovuto sprofondare al massimo 6,35 centimetri (6,35 zentimetern). Invece, il vigliacco sprofondò di più di 17 (17,78 zentimetern) dimostrando che era praticamente impossibile costruire su quel terreno non ariano. Hitler fu molto dispiaciuto (kazzfankulen), Speer per poco non fu mandato a far compagnia al terreno per sempre (forevatot) e tutta la faccenda fu lasciata lì, niente Welthauptstadt.

La cosa rimase lì a tal punto che il cilindrone grosso grosso è ancora lì che fa bella mostra di sé in General-Pape-Straße/Loewenhardtdamm, come da dimostrazione:

Un altro contributo importante contro la dittatura nazista. Grazie, terreno berlinese, grazie cilindrone, anche a voi dobbiamo una parte di libertà.

il tuo farmacista può aiutarti a smettere di essere mafioso

Gipi è un genio, e fin qui niente di nuovo.
La novità è che, come Andreotti o Dell’Utri, si può uscire dalla mafia, perché è come il cinema o come una vacanza, la meravigliosa settimana mafia, ci stai quanto ti pare.

I videi si trovano qui, oltre che. Rarefatti e bellissimi.

2 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Crespadoro (Vicenza) venti civili, tra cui sette donne, vengono fucilati dai tedeschi.