Italo Tibaldi racconta

Italo Tibaldi fu staffetta partigiana, fu oggetto di delazione e fu deportato a Mauthausen ed Ebensee.
A Ebensee i nazisti costruivano, nelle gallerie scavate a prezzo della morte dei detenuti, missili intercontinentali. Fu lì che Tibaldi fece parte del Comitato di Resistenza clandestino all’interno del campo. Sopravvisse perché i detenuti del campo si ribellarono ai nazisti quando essi vollero costringerli a entrare nelle gallerie con l’intento di farle saltare con l’esplosivo.
Una volta tornato fece della testimonianza il senso della propria esistenza e, tra l’altro, scrisse un bel libro, Compagni Di Viaggio: Dall’Italia Ai Lager Nazisti. I Trasporti Dei Deportati (1943-1945), Milano, 1994.
Sono molto contento di poter ascoltare e condividere i suoi racconti narrati da lui medesimo. Buon ascolto (dura 1h38′).

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(il merito è del Comune di Nova Milanese, che ha raccolto un preziosissimo archivio che raccoglie i racconti dei deportati, qui. Grazie).

ancora Bologna, ancora il due agosto


E ancora una volta lo stesso manifesto, con un anno in più e con una nuova scritta in calce, con una determinazione e convizione cui va reso solo merito. E’ il lavoro dell’Associazione delle vittime della strage della stazione di Bologna, e quest’anno sono trenta. Fa impressione vederli tutti insieme, uno a uno, ognuno un anno. Non è una consuetudine, non ci si abitua, ogni anno fa male. Perché non è giusto.
Semplice: non è giusto.

2 agosto 1944: il calendario della memoria civile

A Panzano (Modena) un uomo e una donna sono derubati e fucilati dai tedeschi.

A Pisa undici civili nascosti nella canonica di San Biagio vengono fucilati e i loro corpi bruciati dalle SS. Gli stessi tedeschi, poi, violentano una ragazza di ventitre anni davanti al fidanzato e ai genitori di lei: il fidanzato viene ucciso a baionettate e lei viene impiccata con il filo spinato. Non paghi, gettano bombe contro la casa della ragazza, facendo altri undici morti.

1 agosto 1944: il calendario della memoria civile

A Pisa un reparto di SS su delazione uccide dodici persone nascoste in una casa.

30 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Modena venti civili prelevati dalle carceri vengono massacrati a raffiche di mitra dai tedeschi, in rappresaglia per il ferimento di un milite di Salò e di un soldato tedesco.

A San Donato Fabriano (Ancona) tredici civili muoiono saltando sulle mine lasciate dai tedeschi in fuga.

A Montecchio e Bolca (Verona) quattordici civili vengono fucilati per rappresaglia dai tedeschi a seguito della morte di alcuni soldati.

francis il muro parlante: bellalavita

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. Il muro è però solitamente ricettacolo di rivendicazione e di protesta, molto più raramente di considerazioni in positivo. In questo caso, a meno che il punto esclamativo abbia funzione di enfatizzare il sarcasmo, il messaggio è composito: bella grafia per considerazione tanto gratuita quanto consolante e, vicino, il signore rastaman che potrebbe essere coevo o, chissà, antecedente al messaggio. Il tutto, però, funziona.

traiettorie/2: democristiani

“La corruzione è sempre stata compagna di strada dell’uomo. D’altronde, la stessa cultura cattolica ci insegna: senza soldi non si cantano messe. Pensiamo all’obolo di San Pietro. Il problema per noi politici, ma in generale per tutti coloro che amministrano la cosa pubblica, è gestire il proprio percorso verso Dio cercando una mediazione” (Paolo Cirino Pomicino, dal Corriere, 2007)
“Siamo diventati un Paese che non pensa, non cresce, non ha più speranza e affoga nella amoralità, che è peggio dell’immoralità” (Ciriaco De Mita, dal Corriere, 2010).

Partiamo in medias res: stronzoli.
Dopo il primo post, proseguo con la rappresentazione delle traiettorie politiche di certi fiorellini rari della politica italiana degli ultimi quarant’anni, cinquanta dai, allo scopo di preservarne memoria e di, chissà, riportare alla mente passaggi che si erano perduti. La teoria della faccenda l’ho fatta di là, nel primo post, non vorrei tediare.
Veniamo al dunque, quindi, Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco de Mita:

E ora, i fatti notevoli: rimasti entrambi orfani in età matura della Grande Mamma che li aveva pinguamente allattati per vari decenni, consentendo loro di centrare numerose vittorie alla lotteria di Ministro e Presidente del Consiglio, si trovarono dopo il 1992 nella difficile situazione di dover mantenere il proprio ruolo di Ras a Napoli e ad Avellino. Perché, purtroppo, di terremoti in Irpinia ce ne sono sempre troppo pochi, e la vita – politica e non – costa. Il primo, Pomicino, dopo essersi accoccolato al caminetto di Mastella fu espulso dal partito con ignominia e, memore delle origini, decise di aderire a qualsiasi movimento politico o partito che avesse nel nome la parola “Democrazia Cristiana” (se questa non è dedizione…), riuscendo nelle mirabolanti imprese di tornare al Parlamento Europeo lui, emblema della corruzione e del facciadimerdismo, e di essere tuttora – attenzione! – membro del Controllo strategico della pubblica amministrazione del ministro Rotondi. Parrebbe una stronzata se non fosse vero. L’altro, quello che quando governava l’Avellino squadra di calcio stazionava perennemente in serie A e poi non la si vide mai più, perse la trebisonda, porello, e pensò addirittura di accasarsi nel centrosinistra. E la cosa gli riuscì per ben tre volte, senza che nessuno dicesse alcunché. Poi, storia recente, siccome qualcuno gli disse che non sarebbe stato ricandidato si offese molto e cambiò di nuovo partito, riuscendo – ma guarda! – ad andare anche lui al Parlamento Europeo. Dove, ovviamente, non ne mantengono memoria.
Poverelli, anche loro: entrambi più ambiziosi di ciò che raggiunsero ma destinatari di privilegi a dir poco immeritati, causa statura politica, umana e fisica piccoletta, da quando persero la mamma politica furono costretti a vagare di casa in casa per rimediare un pasto caldo e un giaciglio non troppo scomodo, loro che erano abituati alle riverenze e alle grandi torte in regalo. E così dovettero vendere fiammiferi agli angoli delle strade per sbarcare il lunario, prostituendosi – politicamente parlando, sia chiaro – occasionalmente per una fettina di torta piccolina. E’ giustizia questa? E’ riconoscenza?

No, non lo è. Ma la vita è dura per tutti, si sa. Triste destino dover fare i salti mortali per un tozzo di torta pastiera con i canditi.
Ma non siamo tristi noi, che proseguiamo verso altri sapidi racconti di traiettorie politiche, speranzosi in ben altro spasso.

Onorina Brambilla Pesce racconta

Onorina Brambilla Pesce, oltre che moglie di Giovanni Pesce, fu staffetta partigiana e deportata, fu torturata ma non tradì mai i compagni: “Sia chiaro che io non ho taciuto per amore. Non avrei tradito nessun compagno, mai”. Giù il cappello.
Ho avuto la fortuna di poterla ascoltare il venticinque aprile dell’anno scorso (qui il filmato) e ho la fortuna ora di poter ascoltare e condividere i suoi racconti narrati da lei medesima. Buon ascolto (dura 1h32′).

[audio:http://www.trivigante.it/public/tregenda/wp-content/uploads/2010/07/onorina-brambilla-.pesce-deportazione.mp3|titles=onorina brambilla .pesce deportazione]

(il merito è del Comune di Nova Milanese, che ha raccolto un preziosissimo archivio che raccoglie i racconti dei deportati, qui. Grazie).

26 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Pievequinta (Forlì) dieci civili rinchiusi nel carcere di Forlì vengono fucilati dai tedeschi in rappresaglia per la morte di un caporale tedesco.

25 luglio 1944: il calendario della memoria civile

A Montemignaio (Arezzo) senza apparente motivo ventitre civili vengono rinchiusi in una stanza dai tedeschi e massacrati con bombe a mano.