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se cerchi, non trovi e finisci da me (settimana 52/10)

Altro giro di giostra su: le migliori chiavi di ricerca che qualche incauto ha digitato nei motori di ricerca e per le quali è finito su trivigante. La rubrica più sincretista di tutto il bilocale.

cassibile:
noto nel mondo per lo storico armistizio, il paesello è in realtà destinatario di bizzarre ricerche, come “cronaca cassibile amici di luigi” e “mini cooper sbanda a cassibile“, sperando nessuno si sia fatto male.

in sintesi:
legge invariabile: più parole metti, più precisione nel risultato, almeno in teoria. Ma c’è gente che se ne impippa, e cerca alla faccia del buon senso: vincitore di categoria è il cercatore di “0” (zero), seguono a un’incollatura “bellafrotta“, “cicisbue” e lo strepitoso “felicitezza“, moralmente primo.

porno, pure sgrammaticato:
io desidero “solo porono“, però che sia “porno solo giovani” e, magari, visto che non so le lingue, vorrei “film porno in lingua italiana” o, chissà, un telefilm come “i ragazzi della terza cporno” o ancora videi mescolati su “prono tube public” o, meglio, “videiincestuosi“, tuttoattaccato; anche in latino mi va bene, “porno ut“, ma il meglio sarebbe trovare “video porno beduini“, ecco quello sarebbe davvero il massimo. O forse no: vogliamo parlare dei “porno digesso” oppure, che finezza il termine, di “uomini con il pene scoperto“? Quest’ultima, forse, è una signora alla sua prima ricerca friccicarella. Osi, signora, osi pure.

milano-udine:
da ovest a est, un problema irrisolto è trovare informazioni condivise su alcuni aspetti primari del vivere quotidiano: “consigli prostitute milano” e “mignotte a udine“. Possibile che le guide non dicano mai quello che serve davvero?
A Udine, però, si registra il presunto miracolo del “udine rosario parlante“: fremo dal desiderio di sapere cosa potrà mai dire un rosario parlante, forse recita in litania sé stesso senza posa?

sentenze:
alcuni fatti poco noti: innanzitutto, “il gatto puo avere due padroni“, checché se ne dica; o al contrario, “kiko nessuno puo servire due padroni“; poi, più evidente, “la gente è come il culo“.

ho visto star wars:
l’ho visto, mi è piaciuto, mi sono confuso, e desidero sopra ogni cosa un “wookiee talkie“.

ho una brutta notizia da darti:
a colui che cerca “carla capponi email“, devo purtroppo dire che la signora Capponi è deceduta ormai da qualche anno.

tregenda:
oltre che titolo di questo blog, la tregenda è “1 sf | schiera di diavoli di streghe, ecc. che, secondo credenze popolari nordiche, si dà convegno o va in giro di notte a fare ridda; 2 sf | [in senso figurato] pandemonio, confusione caotica“; risulta difficile, dunque, comprendere la ricerca di “31 ottobre tregenda preghiera“, forse per evocare i diavolazzi (ma per quello basta ascoltare Hotel California al contrario), oppure “le ville di tregenda“. Volete fare cose demoniache?

cose che parlano:
se in emilia c’è il “bologna portico parlante“, ovunque si trova il “sinonimo di parlante verbo“, dizionario sul trova.

le guide di trivigante:
ora: io scrissi una guida estasiata di Libarna, ma sinceramente davvero non posso aiutare chi ha cercato “domande intelligenti da fare su libarna“. Mi spiace, domani a scuola sarà un massacro, mi sa.

cerco cose:
se qualcuno ha sentito di “tapeti per maus 20 cent“, parli perdio! Se qualcuno sa di “casi di sepoltura prematura in iraq” lo dica. Nessuno ha da prestarmi “ih viva litalia tinto bras“? Qualcuno può aiutare, se capisce, il pover’uomo che cerca “realismo torcs“? Qualche idea? Servirebbe inoltre che Tolstoj si mettesse in contatto con trivigante.it, perché qualcuno lo sta cercando: “guerra pace pugnace“. Infine, si ha notizia di “mordecai cristianucci” di qua, di là e forse sopra e sotto?

la leggenda:
dopo Atlantide, l’Eldorado, Enea e la guerra di Troia, il re Salomone e le miniere, sarebbe possibile sapere qualcosa sulla “figura leggendaria di museo“? Vincitore assoluto, perché non si capisce né il capo né la coda né il mezzo ma colpisce la determinazione. Narra la leggenda che in un lontano paese, tanto tempo fa, vivesse un fortissimo museo…

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beh, che dire? auguri

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è lecito giudicare

Come altre volte, per il sollazzo temporaneo in questi giorni di neve e fiducia comprata, una bella parata di copertine di libri per i quali è, senza dubbio, legittimo giudicare dalle apparenze. Ossia dalla copertina.
Come considerare altrimenti il libro qui a fianco, sulla cui copertina il fiducioso ragazzino regge il grande tronco del cow-boy fuciliere? Un buon libro d’avventura? Un romanzo di formazione? Una bella storia di amicizia tra un coraggioso cow-boy molto dotato e un ragazzino senza peli sulla lingua?
E attenzione a “Satan Burger”, che colpisce dritto dritto.

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Bella Scienza – esperimento nove: il tremolismo

Torna dopo troppo tempo la “Bella scienza”, ossia la rubrica di divulgazione scientifica al servizio dell’ignaro.
Il dottor Eberhardt Masterblaster di Ankara compie il nono esperimento: il tremolismo, studiando approfonditamente le proprietà dei solidi (?) tremolanti. E rischiando del proprio, in nome della scienza. Perché sì, diciamolo, il nostro credo è la scienza.

Per il ripasso, cose>giochini.

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suggerimento per una sceneggiatura: Pasternak

Boris Leonidovič Pasternak, d’ora in poi “il protagonista”, scrisse in sostanza un unico romanzo nella propria vita ed è, ovviamente, Доктор Живаго, più noto con la faccia di Omar Sharif nell’omonimo film. Il romanzo fu prontamente bandito in URSS a causa del fatto che metteva in cattiva luce alcuni aspetti della Rivoluzione d’Ottobre e il testo non fu il solo a essere perseguitato: anche “il protagonista” fu gradualmente isolato e costretto a una vita del tutto ritirata e complessivamente poverella.

Il fatto è che nel 1957 “il protagonista”, contattato e convinto da Giangiacomo Feltrinelli che in URSS qualche aderenza l’aveva, lasciò che il suo romanzo uscisse dal paese, per essere pubblicato – primo paese al mondo – in Italia, in un’edizione poi diventata storica. Da lì il passo fu breve e il successo fu contagioso in tutto il mondo, anche in ragione di un presunto anticomunismo di cui, a dire il vero, non era così permeato il testo. Certo, non era stato un invito a corte per il ballo, la Rivoluzione. Per ragioni analoghe, a “il protagonista” fu assegnato il Nobel per la letteratura l’anno successivo: prima che l’assegnazione fosse pubblica, “il protagonista” fu avvertito e ne fu, insieme, sorpreso e incredulo, nonché davvero molto lieto.

Ed è a questo punto che quella che finora pareva la storia di un successo letterario diventa un thriller e una spy-story: prendete nota, sceneggiatori di Olivùd, che è roba forte. Il regolamento dell’Accademia svedese prevede che il premio Nobel per la letteratura possa essere conferito a un autore che abbia pubblicato la propria opera nella lingua del paese d’origine. Tale requisito, come si è visto, difettava di certo a “il protagonista”, nonché Nobel in pectore.
Niente pubblicazione, niente premio.
O forse no. Gli inglesi e gli americani, che erano parecchio interessati alla vicenda perché – diciamolo – un Nobel a uno scrittore sovietico che espone considerazioni alquanto critiche verso il Nemico Rosso fa certo un sacco comodo, si organizzarono. La CIA e l’MI5 – e questa è storia – vennero a sapere di una copia del manoscritto del Dottor Živago a bordo di un volo aereo verso Malta, così fecero in modo di far deviare l’aereo e farlo atterrare in Germania (mi pare a Monaco ma bisognerebbe controllare; su, fate qualcosina anche voi, sceneggiatori). Entrarono così in possesso della copia, la fotografarono integralmente e la pubblicarono in una sola copia simulando in tutto e per tutto le edizioni sovietiche, con tanto di intestazione e riconoscimenti vari. Il tutto in pochissime ore, poiché l’annuncio ufficiale si sarebbe dato di lì a pochi giorni. Era praticamente fatta.

E fu così che “il protagonista”, entusiasta per la riuscita del piano anglo-americano, scrisse un telegramma a Stoccolma dicendosi incredulo ed emozionato per il conferimento del premio. Dopo di che, cominciò a organizzarsi per la trasferta. Ovviamente, però, non era l’unico a organizzarsi: non è che in URSS si può mandare un telegramma e poi preparare la valigina senza che nessuno lo venga a sapere. E così fu.
Il KGB, che già aveva subito lo smacco della pubblicazione del libro in russo, bussò alla porta de “il protagonista”, paventandogli non solo l’espulsione definitiva dal paese ma, anche, la confisca dei pochi averi rimastigli e ritorsioni di ogni forma e colore.
E fu così che “il protagonista”, e non oso immaginare quel momento, scrisse un altro telegramma a Stoccolma, o forse lo scrissero per lui: rinunciava al premio e faceva sua la posizione ufficiale del Cremlino. Così accadde. A “il protagonista” venne assegnata una dacia, anche piuttosto grande, e una certa sovvenzione mensile, di certo insufficienti a colmare la delusione che la rinuncia aveva scavato nella sua mente.
Due anni dopo, “il protagonista”, isolato e ormai settantenne, morì a Peredelkino, un complesso di dacie riservate agli scrittori sovietici.

Lo so, lo so, sceneggiatori della cippa, già state lamentando il fatto che l’epilogo drammatico poi mi deprime lo spettatore. Ma perché, dico io? Perché? Non sono forse drammatici alcuni dei più grandi film della storia? Non hanno forse conclusioni tragiche? Eccheppalle con ‘sto botteghino, non se ne può più. Siete schiavi, siete. Va bene, eccovi una fine degna: il Dottor Živago fu pubblicato in Unione Sovietica nel 1988 ed Evgenij Pasternak (il figlio de “il protagonista”) si recò a Stoccolma l’anno successivo per ritirare il premio che il padre non ebbe mai, con sontuosa cerimonia. Soddisfatti? Ma non provatevi, lo so che lo farete, jene siete, a mettere un agente segreto come “il protagonista” del film: quel ruolo spetta al sommo Boris Leonidovič Pasternak, che già tanto soffrì in vita.

E’ o non è un film grandioso? Altro che tizi blu su un pianeta del cavolo che poi non si capisce chi è chi e c’è uno che si chiama Sully. Questo è un film, altroché!

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la mia letterina per Santa Lucia

Qui ti posò ma pria mi dimostraro / li occhi suoi belli quella intrata aperta: / poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro (Purgatorio IX, 61-63). Il 13 dicembre è Santa Lucia.

La cosa non paia irrilevante, migliaia di bambini nel nord Italia e in luoghi sparsi in ogni dove stanno sbavando da mesi pensando alla magica notte: infatti, non babbonatale, bambingesù, befane varie, ma Santa Lucia – eroica e leggendaria – porta i regali ai nani, nella notte tra il 12 e il 13. Poiché ella arriva con l’asinello, bisogna preparare la sera prima qualcosa da mangiare per lei e qualcosa per l’asino, carote o simili, perché si ritemprino nella lunga notte. E siccome la santa è protettrice degli occhi e patrona della vista, i bambini che si alzano di notte per spiare diventano ciechi. Gentile e implacabile. Ebbene sì, l’agiografia – e ha del tutto senso – è piuttosto crudele. Come crudele fu il martirio della santa, nel IV secolo: si racconta che fu irremovibile, letteralmente, nelle proprie convinzioni al punto che sei uomini e sei buoi non riuscirono a spostarla.

E’ usanza che i bambini, come in altri casi, scrivano una lettera nei giorni precedenti in cui fanno richiesta di alcuni doni: di solito, la Santa, se è giusta, non porta tutto quanto richiesto, ma una cosa sola, oltre a mandarini, monete di cioccolato, nocciole e noci. E del carbone, perché qualsiasi bambino ha, più o meno, rotto i maroni durante l’anno. Tanto per ricordarsi.

Prima di venire al punto, una gustosa e raccapricciante selezione dei doni più richiesti quest’anno dai nanetti, tratta dal sito specializzato: Beby Eva, Dolce Party, la casa di Barbie, Samby, la fattoria dei cuccioli cerca amici, Barbie video girl, Magic parla e vuole le coccole, Nintendo DSIxl con Nintendogs, la palestra di Winnie the Pooh (occazzo!), la scatola dei Bakugan, MonsterLab, Maxus Dragonoid 7 in 1, Trickpower Mega skate park con 4 skate, Lego Atlantis, Nstrike rider deploy cs – 6 (e qui la santa è nellammerda), il bidoncino della lego, la macchina dei mostri Monster Maker, la pista dei Gormiti, il mappamondo parlante (morte ai giochi didattici), il computer di Ben Ten, le palline di Bakugan (non voglio sapere), Arc-170, Power Core Combiners (Bombshock) Trans Formers, Deck (I Meck Devastatori) Yu-Gi-Ho (sempre peggio), lettino cicciobello, testa da truccare e pettinare (spavento!), la moto che spara i missili, Barbie 2010, Barbie Zoo, Coco Bar (Casetta Animaletti), Barbie che fa la pizza, Barbie Vespa.
Sono basito. E potrei andare avanti per pagine e pagine, ma ho tanta paura. Il migliore, comunque, è Cristian Spada che in una lista lunga così chiede: “un decespugliatore”. Auguri, caro.

Comunque, quest’anno, dopo tantissimi anni che non lo facevo più, ho deciso anch’io di scrivere una lettera:

Il 14 si vota la fiducia al governo. Dai, Santa Lucia, tu ce la puoi fare.
E voi cosa volete da Santa Lucia? Se scriviamo tutti la lettera, ce la possiamo fare, che se aspettiamo Bersani stiamo fresconi.

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e ora la banda, i militari e le puttane

Un funerale vero, come quello del Perozzi, con le puttane, donne vere mica le sciacquette da svago, la banda che sgonfia i fiati, i militari in divisa da libera uscita, i ragazzini che fanno deragliare le traiettorie delle vecchie, le vecchie con il bastone che deragliano sì ma bastonano anche, e poi tedeschi, slavi, immigrati, mendicanti, principi decaduti, venditori di caffè, comunisti, lavatori di vetri, codardi e fanfaroni, millantatori e donnone che fanno la polenta: tutti per Mario, uomo coraggioso fino all’ultimo. Perché siamo sinceri, quanto coraggio e quanta eleganza, per tragica che sia, nel decidere che è finita quando il cinema è finito, il tempo scorre vigliacco senza qualità, quando tocca corrompersi negli ospedali, quando si sa che la speranza è un sentimento dei padroni, quando in definitiva ci si è rotti i coglioni.
Purtroppo per noi, lui va e altri restano. Ci si perdoni la banalità, forse, del detto ma il sentimento è tutt’altro che banale: grazie.
E vediamo, ora, di mettere a frutto quello che ci ha insegnato: testa alta e spirito vivo, sempre.

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munuocchin’ uorldbag men: bagnacavallo

Là dove regna la violenza, si compie un’altra impresa del munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa. E’ il m.u.m., grazie, porta la pace più che un plotone di marines americani in Iraq, poiché il gesto artistico colma le assenze, propaga la bellezza come un contagio, avvicina ciò che è distante per ignoranza, istiga le parole a caso, confonde e rimette al proprio posto, culmina e scavalla quando uno meno se l’attende. La devozione, però, non fa domande: raccoglie e ringrazia.
Grazie, m.u.m.

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francis il muro parlante: prima sopra, ora sotto

Una porta, più che un muro. Scrivere sulle porte è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
In questo caso la fanciulletta dotata di uni-posca lotta al nostro fianco contro i Moccismi che saltano al naso, dalle stelle alle stalle, dal cielo alla terra, dalla vita alla fossa tombale, l’opposizione è chiara ma il significato un tantinello di meno.
E chi se ne impippa, manicheicosamente chi è nemico di Moccio è amico nostro.

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munuocchin’ uorldbag men: udine

Andato a est, il m.u.m., il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa, colpisce ancora. Nonostante l’aria produttiva del nord-est, anche stavolta il tentativo è incompiuto ma, si sa, nella danza ciò che conta è l’atto e non l’esito. Altrimenti il m.u.m. farebbe il bancario e non il danzerino.