Dopo libri, film e locuzioni, il quarto fronte del gioco sono le canzoni, come da sollecitazioni sacrosante e maraveggiose. Sempre una lettera sghimbescia, una sola, che muta il significato e la prospettiva.
L’apertura dunque va all’onorabile Siu, che ha già cosato di cervello al riguardo:
– pensiero della moglie, di fronte all’ormai irrimediabilmente sformato e inerte marito, mentre in TV passa “Pretty Woman”: “Whish you were Gere”
– rifiuto del dipendente del reparto maschile di un salone unisex all’ennesima richiesta di dare una mano in quello femminile: “Non fono una signora”
– il massimo dell’esotismo leghista: “La pianta del pè”
– maestra incapace di suscitare interessi nei propri alunni: “La pocomotiva”
– raccolta di pensieri sull’eterno tema della guerra: “Strangers in the fight”
– il prezzo dell’omertà: “The Pound of Silence”
– appuntamento fra amiche fanatiche della dieta: “Eravamo quattro alici al bar”
– rivista dedicata agli amanti della pesca: “Lenza fine”
– manuale sulle strategie di mercato: “Finchè la marca va…”
– preoccupazione del telespettatore italiano medio dopo l’inattesa chiusura del Bagaglino: “Cerco un centro di grevità permanente”
– film di successo del filone catastrofista-incendiario: “Burn in the U.S.A”
– uno dei tanti esempi dell’arte di arrangiarsi in tempo di guerra: “Sapone di sale”
– quando crolla il tetto: “Il cielo in una Standa”
– quel che ogni Nazione crede di essere nel quadro dell’equilibrio internazionale: “L’ombilico del mondo”
– a volte i pargoli hanno comportamenti non proprio irreprensibili…: “Attenti al pupo”
– …specie se provenienti da famiglie molto altolocate: “Attenti al Lapo”.
Senza dimenticare s|a che ha lanciato la proposta canzonatoria. Grazie.