“Considera le donne solo in orizzontale, ma io comunque non gliela do…”, diceva Daniela Santanchè meno di un anno fa di S.B.
Io, che ho considerazione pari a zero per le donne (e gli uomini) fascisti, non sono certo sorpreso ora: non prona, non supina, non sdraiata ma zerbina e fattasi scendiletto, finalmente è stata nominata oggi sottosegretario dal suo capo palese. E non voglio sapere il resto. Ma che gioia, stasera, a casa Santanchè, avranno comprato la vaschetta grande di gelato. Ha fatto giusto in tempo a entrare nel PDL (24 febbraio).
L’ipocrita, e impudente, dice stasera commentando la propria elezione: “Insomma, mi potevano ammazzare di botte, ma io niente, se avevo un’idea non la cambiavo”. Appunto. Non a caso è di Cuneo, e si sa che si dice della gente di Cuneo, proverbialmente parlando. E non a caso ha fatto la concorrente a “W le donne”. Oltre a tutto il resto.
Categoria: politicona
elezioni 2010: ma che goduria
Si ricomincia per fortuna, come ogni anno cascasse il mondo si vota, e dove si vota c’è campagna elettorale. E dove c’è campagna elettorale nascon numerosi i funghetti dell’idiozia. Possibile non esserci? No, ovvio.
Dopo le elezioni 2009 e 2008, per citare solo le più recenti, avanti con un’altra rassegna di mostri e slogan all’insegna del facciaculismo. E la copertina di quest’anno la si dedica a Michele “nonsonoparente” Dell’Utri. Stesso identico partito, però. Ho già l’acquolina.
Ancora in merito al consigliere comunale di Godega di Sant’Urbano ora miracolosamente ministro e tra poco, probabilmente, governatore del Veneto: preso per il culo da mezza Europa per la sovraesposizione in favore dei panini di gusto italico di McDonald’s, lui si incazza e risponde qua e là. Se la piglia in particolare con i giornali inglesi, nello specifico Times e Guardian, rei di aver pubblicato articoli che colgono la distanza tra la promozione e il sostegno della tradizione alimentare italiana e quel vago sapore di merda che ti rimane in bocca dopo aver mangiato il McItaly.
Si incazza, dicevo, e scrive letterine i cui passaggi salienti sono: “With regret, we are forced to deliver bad news to this kind of left: Stalin is dead. And we can safely bet he never set foot in a McDonald’s”, infatti, e “Then, we will become modern Jesuits and try to “convert the infidels” of the left, who have never dirtied their hands by working in the fields. They are the same people who, after preaching against those who – like me – work to ensure quality as a right for everybody instead of a luxury for élite consumers, run towards the ‘Organic Food’ aisles of supermarkets with their heavy wallets and light consciences“. Moderni gesuiti contro vetero-stalinisti, la perenne lotta del bene contro il male prosegue.
Ma l’olio, la mozzarella, il vino, i salumi italiani son certificati, dice Zaia, trattasi di roba buona. Infatti, basta attenersi alle ultime settimane di cronaca: mozzarella, olio d’oliva, vino, salumi e altra roba. Ma, ovviamente, nemmeno questo è il punto.
Il punto – forse – è: Giovanni-detto-Ivan, il signore da cui vado a mangiare ogni giorno, mi prepara pasti a base di insalata italiana proveniente da via Gramsci e prodotta entro dieci chilometri, pane italiano prodotto in via Crispi, acqua italiana proveniente dalle fonti San Pellegrino, pasta italiana prodotta a Parma, boeri italiani prodotti a Milano, un bicchierino di Sammarzano Borsci, italiano anche quello, prodotto in Puglia.
Oggi gli dico di chiedere il patrocinio del Ministero.
che poi uno non ci crede
E invece, eccolo da vedere:
E il patrocinio non basta. Dice il ministro: “McItaly ci consentirà di dialogare con i giovani, lavorando sul loro imprinting gustativo”. Ma porc… Sono parecchio basito, ma riesco ancora a mandare un non tenero fanculo a Zaia. Eccolo: fanculo, Zaia, te, il patrocinio, i panini e il tuo imprinting.
Promemoria sull’UDC
Ed ecco che la leggerezza di qualche giorno fa va a farsi friggere.
Comunque: essendo in scena il balletto delle alleanze per le regionali (godiamoci questo momento, perché poi per due anni non si vota, e molti avranno le mani libere, finalmente, tra nucleare, giustizia e palpeggiamenti vari), vale la pena fare un breve riepilogo sull’UDC, oggetto del contendere da destra e, soprattutto da sinistra. Per essere sulla questione.
L’oggetto della contesa, l’UDC, alle ultime elezioni ha preso lo splendore del 5,5%. Una cacata.
Nelle regioni governate dal centrodestra, l’UDC è con loro.
Alle ultime elezioni l’UDC ha candidato Emanuele Filiberto di Savoia e Magdi Allam.
Il segretario nazionale è Lorenzo Cesa, condannato nel 2001 per corruzione aggravata e ora indagato per illecito utilizzo di fondi europei (questo meriterà un capitolo a parte, a breve).
Il vicesegretario è Totò Cuffaro, cinque anni per favoreggiamento a Cosa Nostra, e il resto è anche inutile dirlo.
Il responsabile dell’organizzazione è Saverio Romano, indagato per un bell’affarone con Vito Ciancimino.
Potrebbe essere utile ricordare le posizioni assunte dall’UDC nella passata legislatura, al governo, basti qui dire che ora sono prontissimi, pulsanti alla mano, a votare la legge sul legittimo impedimento per salvare S.B.
Per le prossime regionali, nel Lazio l’UDC ha scelto la candidata del PDL, così come in Calabria (con la differenza che il calabrese ha un passato da far inorridire chiunque).
Quindi, che vogliamo fare? Andare anche stavolta a letto con il mostro? Per poi essere lasciati in mutande a casa da soli a fissare le vecchie foto?
Trivigante dice: che noia. Cazzo, che noia, noianoianoianoianoia. E non ho detto gioia, ho detto noianoianoianoia. E che schifo.
muro contro muro
Per cominciare correttamente un post, di solito ci vuole una notizia o un dato che faccia colpo sul lettore e catturi la sua attenzione. Eccolo:
Anche se il paragone ha valore relativo e il secondo dato non è aggiornato.
Poi, iniziato, bisogna affrontare il discorso descrivendo il contesto: il 45% dei lavoratori agricoli messicani negli USA è illegale e da qualche parte deve pur venire. Ovvero da di là del muro. Stime suppongono che circa cinquecentomila clandestini cerchino di attraversare il Mexican wall ogni anno e stime, altrettanto ufficiose, presuppongono che ne muoiano almeno cinquecento ogni anno nel tentativo. Ai più fortunati tra gli sfortunati capita di essere catturati da una delle diciassettemila guardie del muro e di essere rimandati indietro. Le ragioni di questo travaso umano sono più che evidenti (1:10 è pressapoco il rapporto tra uno stipendio messicano e uno nordamericano) e, per capire meglio, basta studiarsi un po’ i termini del Nafta (1994). Che, non a caso, ha seguito di poco l’inizio della costruzione del muro.
Poi, dopo alcune informazioni, bisogna arrivare a un punto: il muro tra USA e Messico non è continuo, nelle località più presidiate è una barriera di cemento con torrette di guardia, altrove è una tripla fila di filo elettrificato e spinato, altrove ancora non è che una linea immaginaria sorvegliata da telecamere. Ovvio che il passaggio sia tentato in queste ultime zone, le meno presidiate. Le quali, però, e sempre non a caso, sono sì le meno presidiate ma anche le più inospitali, ossia in mezzo al deserto, dove capita piuttosto spesso ai clandestini di crepare di freddo o di caldo, di sete e fame, di annegare nel Rio Grande o di morire per una fucilata della Border Patrol.
Herman Van Rompuy, il vispo signore qui a destra, sarà a breve il nuovo presidente dell’Unione Europea.
Come è noto, sarà in carica per due anni e mezzo, il primo a farlo, per rispondere a una volontà comune di rafforzare la posizione dell’UE e dotare le istituzioni di una certa stabilità, non garantita dalla presidenza a rotazione. Condivisibile, in linea di massima.
Alla luce di questi intenti, la nomina di Van Rompuy, politico apparentemente di secondo piano e per di più belga, appare decisamente una scelta debole: le posizioni del presidente in pectore, infatti, sono piuttosto retrive (esempio: “La Turchia non è parte dell’Europa e non sarà mai parte dell’Europa… I valori universali che sono in vigore in Europa, e che sono anche i valori fondamentali della cristianità, perderanno vigore”) e la sua storia politica – dedicata più che altro alla ricomposizione dei conflitti tra fiamminghi e francofoni, roba da cortile – è piuttosto opaca. Cattolico, conservatore, appassionato compositore di haiku, dedito all’ornitologia, è solito ritirarsi in preghiera in un’abbazia nota per la produzione della birra. Insomma…
Allora, domanda, perché il signore è stato nominato primo presidente permanente dell’UE?
visti dalla Cina
Un interessante articolo di Jonathan Holslag pubblicato su De Morgen:
Divisa, marginale, sclerotizzata: per le élite cinesi, l’Unione europea non è degna di partecipare ai nuovi equilibri che si stanno formando tra le potenze mondiali.
Perché perdere tempo in Europa, si è chiesto il vicepresidente cinese Xi Jinping atterrando all’aeroporto di Bruxelles. Non c’è petrolio, non ci sono riserve minerarie, nessun incontro per discutere di stabilità economica, né partner con cui risolvere questioni delicate come quella iraniana o della Corea del Nord. Perché allora questo viaggio? Per visitare un museo!
Più di un secolo fa, gli investitori belgi che arrivavano in Cina per rapinarla delle risorse naturali o per accaparrarsi gli appalti delle infrastrutture erano accolti con tutti gli onori. Oggi per i cinesi l’Unione europea è praticamente inesistente, non la consultano nemmeno su questioni importanti come la proliferazione nucleare, la stabilità in Africa o la riforma delle istituzioni internazionali. Formalmente, Europa e Cina hanno diversi canali di dialogo istituzionale, ma non ci sono i contenuti, e non si arriva mai a risultati concreti. Non è che la Repubblica Popolare non apprezzi le relazioni strategiche, ma è l’Europa che non sa più giocare un ruolo significativo.
nano maledetto
Il 9 dicembre 1971, avendo Saragat finito il proprio mandato, il parlamento iniziò l’iter di elezione del nuovo Presidente della Repubblica: tra i favoriti, De Martino e Fanfani, allora presidente del Senato. Proprio lui, Fanfani, in virtù del proprio incarico, gestì le procedure delle votazioni e lesse ad alta voce i voti, uno a uno, di ogni singolo scrutinio.
Primo scrutinio: De Martino 397 voti, Fanfani 384. Tra le schede considerate nulle, una che recitava: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
Secondo scrutinio: De Martino 398 voti, Fanfani 368. E ancora: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
Terzo scrutinio: De Martino 404 voti, Fanfani 384. Di nuovo: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
Quarto scrutinio: De Martino 411 voti, Fanfani 337. Vualà: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
Quinto scrutinio: De Martino 399 voti, Fanfani 385. E non poteva mancare: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
Sesto scrutinio: De Martino 413 voti, Fanfani 378. Duro: “Nano maledetto/non sarai mai eletto”.
All’inizio del settimo scrutinio Fanfani comunicò che ritirava la propria candidatura. Fu allora, nello scrutinio successivo, che nell’urna apparve la scheda “Te l’avevo detto/Nano maledetto/che non venivi eletto”. Storia politica della Repubblica italiana.
rasha senza il cognome
A sostegno del post di tre giorni fa, a sostegno della tesi che la maggior parte degli immigrati in Italia attualmente – se potesse votare – voterebbe Fini (e qui, ancora, qualcuno qualche domanda dovrebbe farsela), tutti i giornali hanno riportato la storia di Rasha (nessuno ne ha riportato però il cognome), figlia di immigrati egiziani, sessantadue lauree (ovvio), una candidatura con Sinistra e Libertà alle ultime elezioni, ora sta con Fini (politicamente, sia chiaro). Perché è l’unico che parla di integrazione.
Ora la domandona: Fini in questo periodo toglie il terreno sotto ai piedi a Berlusconi o, sai mai?, al PD? Che già cammina su una cengia stretta stretta, ci manca che sparisce pure quella…