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Pio XII nel 1939

pioxiiAlla notizia della vittoria di Franco nella guerra civile spagnola, Pio XII – appena eletto, lo stesso papa che nulla disse o fece a sostegno della resistenza romana tra il 1943 e il 1944 (euf., era alquanto ostile) – fece un discorso alla radio, felicitandosi per la vittoria con “immensa gioia”. Congratulandosi con i cattolici spagnoli, egli disse testualmente: “una vittoria con la quale Dio si è degnato di coronare l’eroismo cristiano della vostra fede e carità dimostrato durante così grandi e generose sofferenze”. E a culo tutto il resto. Infatti, poi, i suoi uomini dell’Opus Dei finirono a fare i ministri durante e dopo il franchismo.
Il signore Iddio, però, non gli volle così bene: prima il medico papalino fotografò il capo agonizzante e ne vendette le foto ai giornali; poi, alla morte, nel 1958, in un luglio caldissimo, il corpo papale esposto nella processione rituale si gonfiò a dismisura, emettendo afflati e rumori alquanto sconvenienti, finendo poi per aprirsi in due nel bel mezzo della pubblica via, eruttando le budelle papali putrescenti.
Il ricordo a Roma è ancora piuttosto vivo, diciamo che qualcuno ci scherza ancora: qui una testimonianza eloquente del botto, seppur castigata.

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Carla Capponi – intervista

Carla Capponi, gappista e medaglia d’oro al valor militare, fu una delle protagoniste della Resistenza romana, poi parlamentare del PCI e persona sempre attiva nella difesa dei più deboli. Ne ho parlato qui, a proposito di una vergognosa iniziativa che la coinvolgeva.
Nota per aver partecipato all’attacco di via Rasella, fu intervistata da Enzo Cicchino nel 1994 a proposito di via Rasella e dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, in qualità di testimone attiva. Per chi fosse interessato, a seguire il testo dell’intervista.

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il 30 giugno la sentenza

Il 30 giugno la sentenza sull’omicidio di Federico Aldrovandi, morto a Ferrara nel 2005 durante un controllo di polizia. Qualche riferimento: il blog della famiglia, una sintesi, trivigante il 10 settembre 2007. Un altro caso in cui lo Stato difende sé stesso contro una famiglia di persone civilissime e miracolosamente degne, il cui unico desiderio, ormai, è di stabilire la verità su una morte assurda. Preoccupazione che non pare essere né della Polizia, né dello Stato.
In attesa di ciò che già temo, visto che a parte il caso della Uno bianca la polizia non si processa e non si condanna, vi invito a riguardare questa intervista ai genitori di Federico, esempio di fermezza e dignità assoluta.

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ventinove anni, domani

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Tehran: usare il mezzo

090624.iranCome dicevo, usare il mezzo (la rete) con intelligenza e con senso: Xárene Eskandar posta quasi ogni giorno su gugolmaps le mappe con la registrazione degli eventi quotidiani in Iran, durante la rivolta, con il dettaglio degli accadimenti.
Eccellente lavoro di informazione in condivisione, scavalcando a piè pari gli intermediari della cronaca rosa o della politica interna, che tanto comunque non ne parlano. Almeno da noi.
Qui l’ultima mappa, di ieri, e sul suo profilo tutte le mappe, come da link all’inizio del post. Ben fatto, utilizzare il mezzo con significato.

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rifugiati, profughi interni e richiedenti asilo

refugeesE’ uscito il rapporto 2008 del commissariato ONU sui rifugiati, Global Trends 2008.
Se Afghanistan (2,8 milioni di persone) e Iraq (1,9 milioni) sono i paesi con il maggior numero di persone in fuga, i principali paesi di accoglienza degli stessi sono Pakistan (1,7 milioni), Siria (1,1 milioni), Iran (980mila), Germania (582mila).
Il dato sconcertante, che aiuta a capire un pezzo del mondo in questo momento, è il totale delle persone costrette ad abbandonare la propria casa per motivi di povertà, guerra o conflitti di ogni genere: 42 milioni. In questa cifra spaventosa sono compresi anche i 26 milioni di persone costrette a sfollare all’interno del proprio paese, di cui quasi tre milioni solo in Colombia. Un dato che pare emergere dalla relazione è il sostanziale aumento della durata dei conflitti rispetto al passato, più che il numero, il che comporta l’aumento del protrarsi degli esili, spesso quantificabili in anni, se non in decenni. Ciò che mi colpisce maggiormente è il fatto che il 44% dei rifugiati e dei richiedenti asilo abbia meno di 18 anni, ovvero circa venti milioni tra bambini e ragazzi costretti alla fuga. Rispetto al 2007, 604.000 rifugiati sono rimpatriati volontariamente nei propri paesi di origine, il che rende l’assurda, incredibile cifra di 42 milioni di rifugiati una delle più basse degli ultimi quindici anni.
C’è un mondo là fuori, bellissimo e talvolta crudele, in continuo movimento: noi, qui ora, possiamo averne coscienza, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, e provare ad ampliare la nostra visuale. Basta usare il mezzo e, come sempre, la testa.
C’è chi già lo fa, e sono molti: per esempio, i fratelli danesi Mikkelsen che hanno aperto un social network, Refugees United, riservato solamente ai rifugiati, che in ventitre lingue permette di inserire elementi utili, seppur anonimi e scelti dall’utente (soprannome, data dell’ultimo incontro etc.), perché gli amici e i parenti possano entrare in contatto, anche se solo via rete, con i propri cari. Al di là della cosa in sé, l’importante è essere coscienti e presenti. D’ora in poi, per quel che mi riguarda, questo spazio è chiuso alle zoccolette sulle coste sarde, ai candidati alla segreteria del PD e ai leghisti di ogni specie e colore. Anacronistici e, come minimo, ridicoli.

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trentacinque

090528piazza_loggia

Aggiornamento delle ore 10.12:
Alle ore 10.12 di trentacinque anni fa scoppiò la bomba in piazza della Loggia. Oggi, esattamente alla stessa ora, il che un pochino mi fa pensare, escono due articoli sul Corriere della Sera online, riguardanti la strage di piazza Fontana. Questi due articoli (uno e due) sono a corredo dell’uscita, sempre oggi, del libro «I segreti di Piazza Fontana» di Paolo Cucchiarelli, nel quale è esposta la tesi della doppia bomba, una di matrice neofascista e una anarchica, nella Banca dell’Agricoltura.

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la torta del professor Cornelius

cameo1Nel 1925 Thomas Mann scrisse un racconto intitolato “Disordine e dolore precoce”, nel quale racconta una giornata di una famiglia borghese, i Cornelius, negli anni della crisi economica dopo la prima guerra mondiale e durante la Repubblica di Weimar. Mann descrive un interno borghese che, condizionato dalla follia economica di quegli anni e dall’iperinflazione del marco, subisce un radicale abbassamento degli standards e della qualità di vita: l’erosione del reddito costringe la famiglia a economie su ogni fronte e, di conseguenza, poiché costringe a vivere alla giornata con l’ansia dell’insolvenza, modifica l’atteggiamento e la disposizione di ogni componente della famiglia.

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no space to be a child

Pankh mi segnala il racconto di Mohamed Altawil, un uomo palestinese che narra la sua storia, da bambino nei territori occupati fino a oggi.
“Perché” – si chiedeva trent’anni fa – “non abbiamo un giardino? Dove posso avere dell’acqua pulita? Perché non andiamo mai in viaggio da nessuna parte? Perché lasciate che i soldati ci umilino ai check-point?”. E soprattutto: “Tutti gli esseri umani vivono come noi?”.
Io, come Pankh, credo che valga la pena leggere il suo racconto perché dice molte cose interessanti. Chi volesse, lo trova qui.
Da: ‘No Space to Be a Child’ in Children in War. The International Journal of Evacuee and War Child Studies (Feb. 2009, Vol. 1, No.6): pp. 57-63.

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memoria nemici

milano, 25 aprile 2009: Formigoni schifoso

Il 25 in corteo e sul palco di Milano c’era anche Roberto Formigoni, governatore della Regione. Il signor Formigoni, colpevole di innumerevoli illeciti amministrativi e giudiziari, opportunista senza vergogna sceso in corteo per ragioni di campagna elettorale, spudorato senza titolo per dire anche una sola parola sulla Resistenza, ha osato dal palco comparare le ragioni e i torti dei repubblichini e dei partigiani, dei fascisti e dei comunisti. Il corteo lo ha sommerso di fischi, come merita.

Il punto, però e ancora una volta, è la memoria. E io, qui, voglio mettere, ancora, qualche punto fermo: il signor Formigoni è figlio di Emilio Formigoni, segretario del Fascio e Commissario Prefettizio di Missaglia, nonché comandante della Brigata Nera, sempre a Missaglia.
Qualche episodio per cui fu processato, contumace, nel 1947: rappresaglia a Valaperta, sevizie inferte a Nazzaro Vitale, rastrellamento di Barzanò (con incendio di un cascinale e di un fienile), rastrellamento di Monte San Genesio, razzia di tessuti con tentata estorsione messa a segno dalle sue Brigate «in danno di Gaverbi Giuseppe a Casatenovo», arresti e torture nonché fucilazione di diversi partigiani e di molti civili senza processo o motivazione. Sono solo alcune delle prodezze di Formigoni padre e dei suoi scherani.
Può dunque un individuo figlio di cotanto padre impartire lezioni da un palco, qualsiasi o – a maggior ragione – del 25 aprile? Io dico di no. E ci aggiungo pure un rabbioso vaffanculo. Ricadono le colpe dei padri sui figli? In questo caso, caro Formigoni, sì. Vergogna, schifoso.
Per un puntiglio di memoria, vorrei qui recuperare una cosa che scrissi un anno e mezzo fa a proposito della rappresaglia fascista a Valaperta, comandata da Emilio Formigoni nel 1944.