Ovvero, morte ai ciccioni e alla gente che porta cose.
Dopo la metropolitana, anche la Stazione Centrale di Milano è un covo di trovate lungimiranti e di divieti fulminanti. Il punto è che se la metropolitana milanese risale all’arciduca Giovanmaria Visconti, la Stazione Centrale è, invece, nova nova di ristrutturazione. Non ci si aspetta l’avanguardia tecnologica, iddio ce ne scampi, ma almeno un qualche grado di funzionalità furbarella sì. Ovvio no.
Sebbene il primo colpo d’occhio sia notevole (galleria delle carrozze e prima sala del tutto vuote, impressionanti), la zona biglietteria fa sinceramente cascare le balle. Stretta in un cunicolo che invita a comprarsi il biglietto onlain, la biglietteria è raggiungibile dal piano superiore (quello dei treni) soltanto con dei tapis roulant: lunghi mille chilometri hanno una pendenza di circa quattro gradi, rasentando la piattezza e costringendo a visitare, come detto, un mezzanino pieno di nulla. Come che sia, ascensori non se ne vedono.
Orbene, io una sera sono lì che mangio un mottarello quand’ecco che una signora con carrozzina e pupo inserito mi chiede aiuto, poiché è evidente che non riesce a scavalcare i dissuasori al principio e al termine dei tapis. La poverella ha un numero cospicuo di borse, oltre all’armamentario figliale, e fa una certa fatica, in effetti. Appoggio il mio mottarello e la aiuto a scavalcare i dissuasori, sollevando la carrozzina con gesto virile.
Per meglio spiegare il gesto atletico e i dissuasori, il signor Belotti di Parabiago (Milano) si è prestato a una messa in scena fotografica. Eccola (finzione, si tratta di finzione):


Più che di dissuasori si tratta di tecno-palizzata anti-tutto: persone sovrappeso, chiunque abbia una valigia più larga di una ventiquattr’ore, madri con prole incarrozzinata, persone disabili, uomini quadridimensionali, artisti con grandi olii su tela, imbianchini con pennelli non cinghiale.
Ora: se hanno ideato e realizzato una simile ardita protezione dalle intrusioni sui tappeti mobili (e infatti li chiamano dissuasori) qualche motivo ci deve essere, seppur recondito e ascoso nelle menti dei progettisti. La domanda è: perché tanta cattiveria? Perché trattare le persone, la gente normale, come parassiti ricoperti di cacca che cercano di insinuarsi in ogni dove gettando lo scompiglio nel bel mezzo della bellezza? Perché tanta acredine, cari?
Infatti, a ben guardare, è pure esplicito il divieto: ->
Dunque, se non si è venti-quarantenni piuttosto in forma e del tutto privi di qualsivoglia oggetto/essere umano a strascico, il tapisrullante è precluso: trovare altro mezzo per salire il piano.
La conclusione, purtroppo, è una: se non rientrate negli standards, dicono i progettisti, sia fisici che di comportamento civile, potete tranquillamente andare affanculo e morire lì, contro la barriera della morte, magari senza sporcare.
Parevano solo dei dissuasori, in realtà, ahinoi, sono strumenti di eugenetica della specie. Non sembra ma così miglioriamo.